Martedì c’è stato il tanto atteso referendum a Pomigliano d’Arco. L’affluenza è stata del 95%, più che soddisfacente ed è, secondo Giovanni Sgambati, segretario della UIL Campania, «la più alta adesione nelle consultazioni sindacali svolte negli stabilimenti italani».
Lo scrutinio è finito all’alba di oggi e il suo risultato dice che prevale il sì all’accordo con la Fiat con il 63,4% delle preferenze. Quindi Fiat vince, ma non stravince come voleva ne’ si convince e rimane quel 36% che sta ancora dalla parte della FIOM.
L’Amministratore Delegato Marchionne non è soddisfatto della maggioranza che lo appoggia pur di mantenere il proprio lavoro e stipendio andando contro la FIOM che invece lo osteggia duramente ma è più preoccupato da chi si oppone perché teme l’accendersi di due fazioni con due pesi diversi tali da rendere l’accordo in fabbrica ingestibile.
Per oggi è convocata un vertice a Torino e in giornata sono attese le prime comunicaizoni.
Cosa potrebbe succedere ora? La Fiat ha ottenuto il risultato atteso ma non nei numeri sperati e come spesso succede dopo questi scrutini non si trova ne’ vinto e tanto meno vincitore.
Dobbiamo attenderci un inasprimento dello scontro tra azienda e FIOM?
Entrambe potrebbero far leva su quel 36% che ancora si oppone.
Una per alzare bandiera bianca e negare gli annunciati 700 milioni di euro di investimenti per il progetto della nuova Panda, l’altro, che anche stanotte ha rinnovato il no all’intesa, per pretendere di mantenere le condizioni lavorative attuali.
Il segretario campano della FIOM, Massimo Brancato, nonostante la sconfitta, dice che la federazione è pronta a trattare con la Fiat se questa si dmostrerà disponibile e predisposta a una mediazione che «rispetti la costituzione, le leggi dello stato e il contratto». Susanna Camusso, successore di Epifani, ribadisce il concetto chiedendo all’azienda di «avviare l’investimento e la produzione della nuova Panda a Pomigliano e di riaprire la trattativa per una trattativa condivisa da tutti». Ma senza l’accordo la conversione dello stabilimento campano e la produzione della nuova Panda non può partire. E prima è necessario questo, se la Fiat ora intenderà farlo.
Le altre sigle sindacali, FIM e UILM, così’ come il ministro del Lavoro Sacconi, hanno dimostrato la loro soddisfazione per quel 63,4% di voti favorevoli, attesi come l’alta partecipazione dei lavoratori al referendum.
Ora si chiede a gran voce alla Fiat di non scherzare sulla vita dei lavoratori e sul paese procedendo con la rattifica dell’accordo siglato il 15 giugno e di rispettare gli impegni.
Tutte le decisioni che verranno prese devono considerare l’interesse di più parti, della Fiat, del paese e dei lavoratori con tutte le conseguenza sociali (e politiche) che ne conseguono.
Portare nello stabilimento di Pomigliano il grosso della produzione polacca significherebbe un successone per la Fiat e per l’Italia, che vedrebbe scongiurato il temuto Piano B ventilato in fase di presentazione del nuovo piano industriale (durante il quale Marchionne aveva detto che sarebbe andato avanti anche senza CGIL e FIOM).
Ricordiamo che lo stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco da lavoro a 5.1332 dipendenti e per 500 di loro si è già trovato l’accordo per il pensionamento. Al momento vengono prodotte le Alfa Romeo 147 (ormai arrivata alla fine della sua vita), 159 berlina e sport wagon (non più di mille al mese), e la GT.
Il piano prevede la conversione dello stabilimento per la produzione della futura generazione della Panda e richiede un investimento di 700milioni di euro.
Gli altri stabilimenti Fiat in Italia sono Mirafiori, Cassino e Melfi mentre Termini Imerese come è noto è destinata a chiudere nel 2011.