Il Coronavirus ha colpito duramente l’industria dell’automobile la quale, come fosse un cittadino qualunque, sta sfruttando questo momento storico per riflettere, ricalibrare gli sforzi e rivedere le priorità. La pandemia esplosa in Europa durante i giorni del Salone di Ginevra 2020, annullato ad un paio di giorni dall’apertura dei cancelli, ha nuovamente messo in discussione la reale utilità del salone stesso.
Difficile quantificare con precisione la cifra esatta necessaria a partecipare al celebre appuntamento elvetico (probabilmente nell’ordine del milione di euro per buona parte degli espositori), ma è facile pensare che, per l’ennesima volta, gli amministratori dei grandi brand automotive si siano seduti ad un tavolo a parlare degli investimenti fieristici. E di quanto poco rendano in termini di immagine, vendite, prestigio. Certamente qualcuno ai piani alti lo pensa.
Al contempo il pubblico tradizionale si allontana da questo tipo di eventi divenuti ormai sempre più simili a vetrine in cui, più che da appassionati d’auto, si viene trattati da turisti impiccioni.
La fine dei saloni tradizionali pare quindi ben avviata, con buona pace degli organizzatori fieristici e, a pensarci bene, di pochi altri. Al suo posto verranno organizzati eventi ad hoc da parte delle Case in occasione dei lanci più importanti supportati da tanta multimedialità.
La prima Casa auto ad aver lanciato un salone digitale è stata Volkswagen. Il progetto si chiama Volkswagen Virtual Showroom e permette a chiunque di camminare in uno stand virtuale in cui sono state ricreate le principali novità del brand per il 2020.
L’esperienza utente è da migliorare, i controlli sono a volte legnosi e non è difficile incastrarsi, ad esempio, tra un’auto ed un tavolino. Non è possibile interagire con le auto esposte, magari per aprire una portiera o giocare con le opzioni offerte dall’infotainment. Senza contare che da smartphone è pressoché impraticabile.
In termini assoluti però, l’esperimento è più che riuscito: Il tour guidato fa luce su ogni genere di interrogativo per chi è davvero interessato all’acquisto di una vettura, mostra bene finiture e proporzioni e, con un po’ di pazienza, è anche possibile girare liberamente per lo stand.
Il messaggio quindi è piuttosto chiaro, il salone virtuale si può fare. Con qualche investimento in più può risultare un’esperienza appagante, magari addirittura superiore alla classica visita al salone. Se parlare di virtual reality è ancora presto, un buon software (magari con una parte attiva, in cui si guidano le nuove auto sfruttando la base di un simulatore per console) potrebbe fare gola a molti.
Pensateci: esce la Golf 8 GTI e vi viene proposto di vederla nel dettaglio, configurarla a piacere e poi lanciarvi sul Nurburgring Nordschleife per un numero indefinito di giri, il tutto con un esperto al vostro fianco pronto a raccontarvi i segreti dell’auto. Infondo l’appassionato d’auto non è più quello di trent’anni fa, la familiarità col digitale elimina buona parte degli ostacoli che si porta dietro un’operazione simile.
Nel frattempo i grandi organizzatori di saloni e fiere dovranno trovare un modo per rendersi indispensabili: magari eventi incentrati sul visitatore potranno fare la differenza, ammesso che non sia già troppo tardi.