In pochi anni l’elettrificazione nel mondo delle quattro ruote è diventata un “must” a cui è ormai praticamente impossibile rinunciare: prendete una qualsiasi marca di vetture moderne e troverete nella sua gamma diversi modelli specifici con alimentazioni di questo tipo, volte a contenere le emissioni di inquinanti e CO2 e quindi a preservare la pulizia delle strade che percorriamo ogni giorno.
Ma quali sono nello specifico? Finora le più gettonate sono essenzialmente quattro: da una parte quella Full Electric, dall’altra le tre ibride che rispondono alle tecnologie Full Hybrid, Mild Hybrid e Plug-in Hybrid. Ognuna di loro ha le sue caratteristiche distintive, che la rendono adatta a una determinata classe di automobilisti: ma non perdiamo altro tempo e andiamo a scoprire qual è la più conveniente in ottica futura!
La prima tecnologia che andiamo ad analizzare è la Mild Hybrid, anche conosciuta con la sigla MHEV: si tratta del primo, vero, passo verso l’elettrificazione dei motori moderni ed è contraddistinta da un’ibridazione “leggera” della powertrain installata sotto al cofano, che al fianco della classica unità a benzina o diesel presenta un piccolo motore elettrico (solitamente da 48V) che funge da starter/generatore e aiuta il principale sia nelle ripartenze da bassa velocità, dove serve tanta coppia, sia nella fase di “coasting” (veleggiamento) a velocità costante.
Durante le frenate e le decelerazioni, invece, è il pacco batterie agli ioni di litio a diventare protagonista: il suo compito è quello di recuperare energia immagazzinandola per essere utilizzata successivamente dalla powertrain, un po’ come accadeva con il sistema KERS in Formula 1 quando le monoposto erano spinte dai moderni motori V8 aspirati. Questa tecnologia, a differenza delle successive, non presenta la presa di ricarica perchè fa tutto “da sola”, garantendo un risparmio sui consumi nell’ordine del 10% rispetto a una motorizzazione tradizionale.
Il passo successivo sulla strada dell’elettrificazione è rappresentato dalla tecnologia Full Hybrid: ridotta all’acronimo di FHEV oppure HEV, questa alimentazione è un’evoluzione della precedente perchè il motore elettrico presente in combinata con quello endotermico (solo a benzina) è più potente e può sfruttare un accumulatore più capiente, in grado di spingere la vettura anche in modalità “full electric” per alcune decine di chilometri.
Rispetto al sistema Mild Hybrid, la FHEV è costruita con entrambi i propulsori (tradizionale ed elettrico) connessi alla trasmissione: in questo caso si parla di “ibrido parallelo“, che fa entrare in azione alternativamente le due unità a seconda del livello di carica delle batterie e di quanto il pilota ha il piede “pesante” sull’acceleratore.
Anche in questo caso è presente il sistema di frenata rigenerativa, che permette la ricarica delle batterie attraverso l’energia dissipata dal motore endotermico: questa tecnologia, però, ha un effetto più importante sulla vettura, dal momento che il rallentamento della stessa può avvenire con diverse tarature del freno motore al punto da lasciare completamente all’elettronica di bordo il compito di frenare ove necessario. Il pilota, di conseguenza, può proseguire il proprio viaggio utilizzando semplicemente il solo piede destinato all’acceleratore.
L’ultimo step prima dell’elettrificazione vera e propria è infine rappresentato dalla tecnologia Plug-in Hybrid (PHEV): la base di partenza delle vetture che sfruttano questa motorizzazione è sostanzialmente quella della Full Hybrid, con la differenza che il pacco batterie presente a bordo è ancora più capiente, permette di viaggiare in elettrico fino anche a 50 km e quindi richiede una ricarica esterna per avere sempre il 100% dell’energia a disposizione.
La frenata rigenerativa con l’aiuto del motore endotermico, in questo caso, non è sufficiente ed è per questo motivo che sulla carrozzeria è presente una presa di ricarica che connette il veicolo a più fonti di alimentazione: dalla semplice spina domestica (eventualmente con wallbox dedicata per accelerare i tempi) alle colonnine “fast-charge”, l’obiettivo è sempre quello di avere una vettura in grado di viaggiare, per esempio, in “full electric” nei centri abitati e con l’alimentazione mista fuori dal contesto urbano.
Dopo le ibride, non rimane che analizzare le elettriche vere e proprie contraddistinte dalla sigla BEV (Battery Electric Vehicle): rispetto alle precedenti, queste vetture sono molto meno complesse a livello di meccanica e garantiscono delle prestazioni davvero fulminee fin dai più bassi regimi di rotazione.
Come circolano su strada visto che non hanno un vero motore endotermico sotto il cofano? Attraverso un inverter che trasforma la corrente continua del pacco batterie in corrente alternata, che spinge fino a quattro unità elettriche sotto la carrozzeria (addirittura uno per ruota su alcuni modelli) per un’autonomia che, in alcuni casi, supera addirittura i 500 km con un “pieno”.
Rispetto alle ibride, le elettriche possono anche essere utilizzate per i lunghi viaggi, a patto di sapere dove fermarsi per effettuare la ricarica degli accumulatori. Ciò non si può dire per le Mild Hybrid e le Full Hybrid, ancora troppo dipendenti dai propulsori endotermici e con una scarsa percorrenza massima in elettrico. Le BEV, inoltre, accentuano la guida a un solo pedale anche in virtù del fatto che la trasmissione non ha le marce (per circolare su strada solitamente si sposta la leva di selezione della modalità di guida da D-Drive a B-Brake o viceversa): ciò diminuisce l’utilizzo dell’impianto frenante vero e proprio, per dei costi di gestione che, in linea di massima, sono molto minori rispetto alle loro simili ibride e, soprattutto, termiche.
Dopo alcuni cicli di ricarica, tuttavia, le batterie delle vetture elettriche cominciano a perdere parte della loro energia (proprio come accade con i dispositivi elettronici di tutti i giorni), inoltre sotto una certa velocità di crociera sono munite di un avvisatore sonoro che evidenzia la loro presenza su strada. A conti fatti, però, la tecnologia più conveniente è proprio questa: è più pulita, garantisce una percorrenza maggiore e una versatilità di utilizzo superiore alle altre e i tempi di ricarica, solitamente, non sono un problema se si utilizzano le wallbox dedicate o le colonnine pubbliche. L’unico contro, tuttavia, è il prezzo di acquisto, solitamente più alto delle ibride: la minor manutenzione e la longevità della loro componentistica sono fortunatamente la giusta panacea a questo sottile compromesso.