Il primo semaforo d’Italia fu acceso a Milano un secolo (e un giorno) fa

La città meneghina fu tra le prime in Europa ad adottare il dispositivo che oggi regola il traffico urbano
Nel cuore di Milano, all’incrocio tra le vie Orefici, Torino e Mazzini, il 1° aprile 1925 fu acceso il primo semaforo stradale d’Italia, introducendo una novità che avrebbe radicalmente cambiato la viabilità urbana. All’epoca, l’installazione destò grande curiosità e scetticismo tra i cittadini, tanto che molti pensarono si trattasse di un pesce d’aprile. Il dispositivo, regolato manualmente da vigili urbani, si trovava in un punto nevralgico della città e serviva ben cinque direzioni di marcia, grazie a cinque colonne luminose.
L’invenzione non era del tutto nuova in Europa: il primo semaforo continentale fu installato a Parigi nel 1922, seguito da città come Amburgo e Berlino. In Italia, invece, fu Milano a fare da apripista, introducendo contestualmente un nuovo regolamento della polizia urbana, che obbligava i pedoni a muoversi esclusivamente sui marciapiedi e i veicoli a rispettare la segnaletica luminosa.
Il primo semaforo milanese era ben lontano dagli standard attuali: i colori erano quattro, non tre. Oltre a rosso, giallo e verde, era presente anche il bianco, che veniva utilizzato in combinazione con le altre luci. Ad esempio, la coppia rosso e bianco indicava via libera per i pedoni e arresto per i veicoli, mentre giallo e verde permetteva a tutti i veicoli di procedere. Una complessità che richiedeva pratica per essere interpretata correttamente da automobilisti e ciclisti.
L’impatto sul traffico cittadino non fu dei migliori: le prime ore di utilizzo del semaforo causarono lunghe code. Invece di fluidificare la circolazione, la novità finì per paralizzarla, con tram, carrozze, automobili, motociclette e biciclette bloccate su più file. I vigili urbani erano ancora indispensabili per gestire i flussi, e servì del tempo prima che la cittadinanza si abituasse alle nuove regole.
L’opinione pubblica inizialmente non fu favorevole. Nei caffè milanesi si sentiva spesso ripetere l’espressione dialettale “El dura minga”, a indicare che secondo molti quella trovata non avrebbe avuto lunga vita. Eppure, a quasi un secolo di distanza, i semafori sono diventati un elemento imprescindibile della mobilità urbana, al punto che oggi se ne contano a centinaia solo a Milano, forse addirittura più degli alberi.
Il codice della strada, che avrebbe standardizzato l’uso di soli tre colori (rosso, giallo e verde) e il loro ordine verticale attuale, venne introdotto nel 1960. Fino ad allora, il rosso si trovava in basso e il verde in alto, generando ulteriore confusione tra i guidatori.