La Fiat 124 Spider nasce nel 1966 e, assieme alla variante berlina, va a sostituire 1500S e 1600S. Questa prima versione venne presentata a Torino, dove riscosse subito il favore di critica e pubblico. La vettura era stata progettata in collaborazione con Pininfarina, nello specifico attraverso Tom Tjaarda, il quale si ispirò al proprio concept Chevrolet Corvette Rondine respinto dal marchio statunitense. Tjaarda ammorbidì le linee della Rondine ridisegnando gruppi ottici, coda e dimensioni.
La base di meccanica della 124 Spider era la stessa della berlina, fatta esclusione per il pianale più corto ottenibile attraverso la configurazione dei posti 2+2 studiata per massimizzare agilità e prontezza nelle manovre. La dotazione tecnica della vettura, tenendo a mente il periodo storico, era estremamente completa. La cinghia di distribuzione, per migliorare silenziosità e prestazioni, era in gomma dentata come usa adesso, mentre di serie la 124 veniva venduta con cambio a cinque marce e freni a disco su tutte e quattro le ruote.
Il propulsore, sviluppato dal geniale progettista Aurelio Lampredi, fece da base per diversi progetti Fiat. Nel 1966 il motore era un quattro cilindri in linea da 1,4 litri con 90CV a 6.500 giri, ma soprattutto era stato sviluppato con un’architettura a doppio albero a camme in testa, oggi più comunemente conosciuta con la sigla DOHC. L’auto, in questa configurazione, raggiungeva una velocità massima di 170Km/h.
La seconda serie arrivò tre anni più tardi, nel 1969. Anche questa volta in contemporanea con la berlina ed esattamente come la prima serie l’auto venne presentata a Torino. Si trattò di quello che oggi potremmo chiamare facelift, infatti gran parte dei componenti erano rimasti invariati.
Tra le novità più sostanziali c’è sicuramente il tettuccio rigido e la comparsa delle due -oggi iconiche- gobbe sul cofano, necessarie a garantire maggior spazio al motore. Quest’ultimo infatti era stato innalzato fino a una cubatura di 1,6 litri per ricercare un aumento di potenza che si attestò sui 110CV. Un propulsore più grande richiedeva un filtro dell’aria maggiorato -da qui il maggior spazio nel cofano motore- e comportava una soglia dei consumi sensibilmente più alta che, visti i tempi, non era certo un problema.
Alla Fiat servirono altri tre anni per concepire la terza serie, che ricevette le attenzioni del pubblico fino al 1975. Si tratta, in fin dei conti, del modello più interessante dal punto di vista prettamente sportivo. La Fiat 124 Spider del ’72 poté contare su meccaniche riviste e diverse varianti per il motore. In primis venne rilasciata con l’1.6 litri da 110CV visto nella serie precedente e poi, per una questione economica e prestazionale, venne aggiornato ad 1.8 litri per migliorare l’erogazione a bassi e medi regimi e ridurre i consumi. I prezzi del carburante infatti subirono una violenta impennata nel 1973, negli anni della crisi petrolifera che interessò tutto il vecchio continente rendendo necessaria una diversa taratura dei propulsori.
Gli anni Settanta furono anche il periodo d’oro del rally, che molti appassionati corsero con versioni più o meno omologate della Fiat 124 Spider. Qualche modifica strutturale era, al tempo, sufficiente per rendere competitive le vetture di serie. Motivo per cui Fiat decise di entrare nel Rally affidando lo sviluppo della 124 all’atelier di Carlo Abarth, il quale investì Aurelio Lampredi -già progettista Ferrari- del ruolo di capo progetto per lo sviluppo della vettura. I risultati furono stupefacenti.
Lampredi mise a punto tre diversi propulsori da 1.750cc, di cui due piuttosto simili (128CV e 150CV) ed un terzo forte dell’iniezione meccanica -soluzione avveniristica per l’epoca- che permetteva di aumentare la potenza fino alla cifra ragguardevole di 215CV. Purtroppo, dopo il 1975, la Spider all’italiana continuò a ricevere consensi solamente negli Stati Uniti. Lo Stivale, a metà degli anni Settanta, arrivò a concepire il Diritto di Famiglia in un periodo caratterizzato dalla lotta di classe che, inevitabilmente, metteva in cattiva luce gli amanti di quello che, per i non appassionati, era un giocattolo superfluo.
Dovette passare diverso tempo prima che, negli anni Ottanta, si potesse osservare il canto del cigno di questo iconico modello. Il pubblico capì che d’accordo, la 124 Spider era sì un giocattolo, ma ben lungi dall’essere superfluo. Pininfarina curò le ultime versioni, che furono a motore sovralimentato (dal 1981) e addirittura a compressore volumetrico in una piccola serie limitata estremamente rara.
124 Spider rappresenta la rinascita di un’icona italiana, sinonimo di libertà e puro divertimento alla guida. Così come per 500, la reinterpretazione di un grande classico proiettato nel presente ha guidato il marchio del Lingotto ancora una volta al successo. Ad oggi la Fiat 124 Spider, con i classici colori dell’epoca, è una delle vetture più ricercate da chi vuole il brivido della guida pura – a trazione posteriore con cambio manuale o automatico- e ricerca comfort e stile italiani.