A centocinquanta metri da piazza del Plebiscito, nel cuore pulsante di Napoli, si trova l’ingresso di un grande tunnel borbonico situato una trentina di metri sotto il livello della città. Il tunnel ha un’estensione totale impressionante: oltre mezzo km di lunghezza distribuiti tra il grande tunnel principale, cavità e claustrofobici anfratti. Costruito intorno alla metà del diciannovesimo secolo, il tunnel è stato ampiamente utilizzato come rifugio durante la seconda guerra mondiale per poi essere dimenticato fino agli anni 2000.
Il tunnel fu concepito come via di fuga segreta dal Palazzo Reale, voluta da Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie. Il re divenne infatti paranoico riguardo la propria sicurezza a causa dei burrascosi tumulti popolari diffusi in tutto il regno durante il periodo napoleonico.
Per la costruzione del tunnel il re decise di impiegare come materiale da costruzione migliaia di blocchi di roccia vulcanica facenti parte del seicentesco acquedotto Carmignano. Il re morì prima di vedere l’opera completata: il percorso doveva estendersi dal palazzo reale fino al distretto militare ubicato in corrispondenza all’attuale via Morelli.
Dimenticato per i successivi sessant’anni, il tunnel divenne negli anni ’30 un deposito per auto rubate gestito dalla delinquenza locale. Durante la seconda guerra mondiale divenne un ospedale militare ed un rifugio antiaereo. Dopo la guerra il tunnel divenne una discarica ove ammassare le macerie frutto della devastazione dovuta al conflitto. Auto, moto e scooter distrutti o irrecuperabili vennero stipati nei tunnel insieme a statue ed insigna del caduto regime fascista.
Grazie allo sforzo di un gruppo di volontari, oggi i tunnel sono di nuovo agibili, messi in sicurezza ed illuminati. È possibile visitarli es ammirare i resti di automezzi d’epoca e moto che possono risalire a oltre novant’anni fa. Troviamo più antiche cisterne d’acqua e quanto rimane dei rifugi antiaerei.
Foto: www.galleriaborbonica.com