Nei primi anni 60′ la 190SL sente ormai il peso degli anni, e per questo la casa di Stoccarda pensa ad una nuova roadster di lusso per rilanciare un segmento forse non di prima fascia a livello di vendite ma certamente importante per il fascino e il prestigio del marchio.
Nasce così la Mercedes 230SL, una spyder due posti che per i vertici di Daimler Mercedes doveva possedere alcune caratteristiche ben definite come brillantezza nella guida, comfort e spaziosità, sicurezza ai massimi livelli e una linea accattivante. La base scelta per la realizzazione é la berlina W111 la cui piattaforma viene accorciata secondo le esigenze. Da questo modello vengono prese anche le dotazioni di sicurezza, come la struttura a deformazione programmata che permette di ridurre la gravità delle ripercussioni di un incidente sui passeggeri.
Sotto al cofano viene montata un’unità più potente, ovvero un motore 2.2 M180 perfezionato rispetto alla versione equipaggiata sulla Heckflosse. La linea é aggressiva e meno morbida rispetto alla precedente generazione, in modo da strizzare l’occhio al mercato statunitense, dominato dalle Corvette ma ritenuto fondamentale per aumentare le vendite della casa di Stoccarda.
Presentata nel 1963 al Salone di Ginevra questa Spyder, erroneamente presentata come una roadster, viene accolta con qualche scetticismo, dovuto proprio all’abbandono della classica eleganza tedesca, subito rientrato difronte al successo, l’ennesimo per la Mercedes del dopoguerra, di questo modello.
Curioso il fatto che, nonostante si trattasse di una versione con tettuccio a scomparsa in tela, molti clienti richiedevano un hard top da montare a capote riposta, in modo da trasformarla in una due posti secca. La forma concava di questo tetto rigido le ha conferito il soprannome di Pagoda, con cui verrà chiamata successivamente tutta la Classe SL.