Novembre 2024 segna una data storica per il mercato automobilistico italiano: per la prima volta da quando sono disponibili i dati UNRAE (dal 2000), non è stata immatricolata nessuna auto a metano. Un risultato senza precedenti, che rappresenta la conclusione di un’era per un carburante che ha segnato la mobilità italiana per decenni.
Questo evento è il culmine di un declino lento ma inesorabile, iniziato già diversi anni fa, quando il metano ha cominciato a perdere terreno rispetto ad altre soluzioni tecnologiche e carburanti alternativi.
Un declino evidenziato non solo dai dati di immatricolazione (appena 1242 unità nei primi 11 mesi del 2024, pari a uno striminzito 0,1% del mercato), ma anche dalla scelta strategica di grandi gruppi automobilistici di abbandonare completamente la produzione di modelli a gas naturale.
In questo articolo vedremo le ragioni di questo crollo, le conseguenze per il settore e la filiera del metano, e quali scenari futuri si prospettano per la mobilità sostenibile in Italia.
Il crollo delle immatricolazioni di auto a metano in Italia non è avvenuto improvvisamente, ma è il risultato di un processo graduale segnato da scelte strategiche dei costruttori e dalla progressiva riduzione dell’offerta di modelli a gas naturale nei listini.
Grandi gruppi come Volkswagen e Stellantis, che un tempo rappresentavano i principali sostenitori di questa alimentazione, hanno progressivamente abbandonato il metano tra il 2022 e il 2023. VW ha cessato la produzione di modelli come la Polo TGI e la Skoda Octavia Wagon G-TEC già nel 2022, continuando solo per pochi mesi con l’Audi A3 g-tron e la Seat Arona. Stellantis ha seguito lo stesso percorso, interrompendo la produzione di veicoli come la Fiat Panda Natural Power e la Lancia Ypsilon Ecochic.
Questo ritiro da parte dei costruttori ha portato a un inevitabile esaurimento delle scorte residue presso le concessionarie. Senza nuove proposte sul mercato e con i veicoli a disposizione limitati, la domanda non ha potuto essere soddisfatta.
Tale mancanza di offerta è stata uno dei fattori chiave che ha portato all’azzeramento delle immatricolazioni di auto a metano a novembre 2024, un risultato mai registrato prima secondo i dati storici dell’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri).
Guardando ai dati complessivi dei primi 11 mesi del 2024, la quota di mercato delle auto a metano è scesa allo 0,1%, con appena 1242 unità immatricolate. Ciò rappresenta una caduta drammatica rispetto al periodo di massimo splendore del metano: nel 2009, ad esempio, le immatricolazioni avevano raggiunto le 127.895 unità, pari a una quota di mercato del 5,92%.
Il declino del metano è stato progressivo e inesorabile negli ultimi anni. Nel 2023, le immatricolazioni erano già scese a livelli critici, ma il 2024 ha sancito il definitivo azzeramento, nonostante il metano fosse stato storicamente una soluzione popolare, soprattutto in Italia, sin dagli anni ‘50.
Il declino delle auto a metano non riguarda solo i dati di immatricolazione, ma pone seri interrogativi sul futuro dell’intera filiera legata a questa alimentazione. In Italia, la rete di distribuzione del metano conta circa 1600 impianti, un tempo essenziale per supportare un parco circolante significativo. Tuttavia, con meno di 600 veicoli per stazione, il mantenimento di questa infrastruttura rischia di non essere più sostenibile economicamente.
Le difficoltà non si limitano ai distributori: anche le officine specializzate, che si occupano dell’installazione di impianti a metano e della manutenzione delle bombole, vedono calare drasticamente la domanda per i loro servizi.
Gli incentivi governativi per il retrofit di auto a benzina a metano, che avrebbero potuto rappresentare un’opportunità per mantenere viva la domanda, non hanno raggiunto il successo sperato.
A pochi giorni dalla scadenza del programma, prevista per la fine del 2024, sono stati utilizzati solo circa 3 dei 6 milioni di euro stanziati. Questo risultato sottolinea la scarsa attrattiva di tali interventi in un contesto di declino generale del carburante.
Il declino del metano nel mercato automobilistico italiano apre inevitabilmente un dibattito sul ruolo delle alternative emergenti: elettrico, ibrido e idrogeno. Ognuna di queste tecnologie presenta vantaggi e svantaggi che influenzeranno la loro adozione su larga scala.
I veicoli elettrici a batteria stanno guadagnando terreno, con una quota di mercato del 5,3% a novembre 2024. Offrono il vantaggio di zero emissioni locali e incentivi governativi, ma soffrono ancora di limiti legati all’autonomia e alla disponibilità di infrastrutture di ricarica.
La loro diffusione in Italia, per quanto crescente, è ostacolata dall’alta densità abitativa in alcune aree urbane e dalla limitata capacità della rete elettrica nazionale per supportare una ricarica massiva.
Le auto ibride, comprese le plug-in, hanno raggiunto una quota di mercato combinata del 42,6%. Questa tecnologia rappresenta un compromesso tra emissioni ridotte e autonomia, sfruttando sia il motore elettrico che quello tradizionale. Tuttavia, i PHEV hanno mostrato un leggero calo nel 2024, indicando forse un limite nella loro capacità di attrarre nuovi acquirenti rispetto ai BEV.
L’idrogeno è una tecnologia ancora agli albori, con una diffusione limitata principalmente a veicoli commerciali e sperimentazioni. I principali ostacoli rimangono i costi elevati di produzione e stoccaggio e la scarsità di infrastrutture di rifornimento.
Tuttavia, l’idrogeno offre il vantaggio di emissioni pari a zero e tempi di rifornimento rapidi, rendendolo una potenziale soluzione per il trasporto a lunga distanza e per applicazioni industriali.
In Italia, il metano sembra destinato a essere sostituito principalmente da veicoli elettrici e ibridi nel breve-medio termine grazie al supporto di incentivi governativi e politiche europee orientate alla decarbonizzazione.
Tuttavia, l’effettiva diffusione di queste tecnologie dipenderà da fattori chiave come l’abbattimento dei costi delle batterie, il miglioramento delle infrastrutture di ricarica e la disponibilità di risorse economiche per sostenere la transizione.
In questo contesto, l’idrogeno potrebbe giocare un ruolo chiave strategico, soprattutto per il trasporto pesante e in regioni con capacità di produrre energia rinnovabile per l’elettrolisi. La sfida principale per il settore automobilistico italiano sarà mantenere la competitività, evitando di subire ritardi rispetto ad altri paesi europei più avanzati nella transizione energetica.