A Pomigliano l’estate è particolarmente calda. Dopo le tensioni relative al progetto Fabbrica Italia per il rilancio di Fiat in Italia a sostegno anche dell’occupazione e della produzione della nuova Panda nello stabilimento campano, per le conseguenze sindacali successive al referendum tra i lavoratori e per la ventilata ipotesi di spostamento della produzione in Serbia, è l’ora della newco.
Si chiama Fabbrica Italia Pomigliano e il suo oggetto sociale è «l’attività di produzione, assemblaggio e vendita di autoveicoli e loro parti. A tal fine può costruire, acquistare, vendere, prendere e dare in affitto o in locazione finanziaria, trasformare e gestire stabilimenti, immobili e aziende».
Il suo presidente è Sergio Marchionne, l’azienda è iscritta al Registro delle imprese di Torino ed è controllata al 100% dalla Fiat.
La newco nasce in seno al piano di rilancio dello stabilimento campano e permetterebbe di bypassare le tensioni create dalla mancata adesione al progetto da parte della Fiom.
Attraverso Fabbrica Italia Pomigliano i 5.000 lavoratori dello stabilimento Giambattista Vico potranno essere riassunti con un nuovo contratto e parteciperanno alla produzione della futura Panda.
Nel frattempo, Fiat ha convocato le sigle sindacali per giovedì alle 9:30 presso l’Unione Industriale di Torino.
All’ordine del giorno la comunicazione della disdetta degli accordi in essere e del contratto nazionale di lavoro e l’affare Pomigliano.
Fim e Uilm sono unite nel ribadire l’intoccabilità del contratto nazionale. Secondo loro Fiat, dopo la nascita di Fabbrica Italia, starebbe pensando di uscire da Federmeccanica disdicendo il contratto nazionale di lavoro che regola il rapporto con i suoi dipendenti
In questo modo c’è molta tensione prima dell’incontro azienda e sindacati, con le altre sigle che andrebbero ad allinearsi con la Fiom, ma solo in riferimento alla messa in discussione l’intesa che regola il lavoro non solo in Fiat, ma di tutte le fabbriche metalmeccaniche italiane.
Mentre la Fiom tiene la sua posizione dura e di traverso alle intenzioni del Lingotto, che vede un tentativo di cancellare e superare il contratto nazionale, il diritto alla contrattazione collettiva in fabbrica, secondo il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini.
Da una parte l’azienda, dall’altra i sindacati a tirare lungo questa telenovela che per ora è come una nuvola nera sopra la testa dei lavoratori dello stabilimento di Pomigliano e delle famiglie.