Analisti, costruttori e ricercatori stanno cercando di rispondere a una domanda troppo complessa perché si possa risolvere verso un’unica direzione. Il grave problema ambientale che da decenni ormai ci portiamo appresso non è stato del tutto accettato, il che rende l’idea di quanto ci si trovi lontani da una soluzione. Il futuro dell’automobile, tralasciando guida autonoma e possibili evoluzioni del car sharing, si trova a dover rimpiazzare i motori termici per come li conosciamo. Difficile dire oggi se sarà l’elettrico, l’idrogeno o altro a spingere le auto del futuro, resta il fatto che Diesel -per quanto la situazione sia meno tragica di come viene dipinta – e benzina si trovino ormai sul viale del tramonto.
Volkswagen ha scelto, parallelamente a uno sviluppo capillare sul fronte elettrico, di investire nel metano. D’altronde il gruppo tedesco è attualmente l’unico ad avere in gamma una berlina premium (Audi A5 G-Tron) alimentata a metano ed insieme a Seat e Skoda può vantare una leadership piuttosto solida in questo mercato.
Se negli anni passati Volkswagen aveva proposto Touran e Passat -ancora ricercata nel mercato dell’usato- con motorizzazione EcoFuel, nel 2013 ha presentato la citycar Eco up! a metano. Se all’inizio è stata accolta tiepidamente dal pubblico per una lunga serie di motivi, oggi di quattro up! vendute almeno una è alimentata a gas.
L’anno seguente fu il turno di Volkswagen Golf, mentre nel 2017 si è aggiunta la nuova Polo. Questa triade rappresenta, almeno finché T-Roc non attecchisce come previsto, il 70% del mercato Volkswagen.
Rispetto al passato però, su Golf e Polo i tecnici hanno lavorato per offrire qualcosa di diverso. Parliamo infatti di motori 3 e 4 cilindri (siglati TGI) studiati appositamente per lavorare a metano e su cui i tecnici hanno lavorato per aumentare la coppia motrice, parametro in cui questi propulsori non hanno mai brillato. Ad oggi le vendite di Golf e Polo nella variante a metano rappresentano un terzo del totale.
Sulla nuova Polo è stato quindi equipaggiato un tre cilindri turbo da 1 litro con 90CV, 160Nm di coppia massima e cambio a cinque marce, il tutto ad un prezzo di partenza di 16.600€. Per quanto riguarda Golf invece, sotto il cofano troviamo un più maturo 1.4 litri, ancora turbo ma quattro cilindri, con 110CV e 200Nm di coppia massima. In questo caso l’auto è disponibile sia con manuale a sei rapporti che con automatico DSG. Il prezzo di listino per la signora Volkswagen è di 23.250€.
Entrambe le vetture sono caratterizzate da serbatoio integrale, quindi percorriamo quasi 1.200 chilometri con un pieno di benzina e metano, il quale viene stivato in bombole in materiale composito. Rispetto all’acciaio, con cui vengono prodotte le Aftermarket da revisionare ogni 4 anni, la manutenzione viaggia di pari passo con la revisione standard dell’auto. Si tratta però di un lavoro di circa 45 minuti, il più delle volte di sola verifica, ben diverso rispetto agli oltre 200€ e che si spendono su bombole tradizionali. Ma perché Volkswagen crede nel Biometano? Innanzitutto bisognerebbe chiedersi quanto il gas possa essere competitivo con ibride ed elettriche su larga scala, perlomeno in termini ambientali.
Una vettura Ibrida, ci dicono durante la conferenza, supera i livelli di Co2 di una vettura a metano. Per quanto riguarda l’elettrico puro invece il discorso è leggermente più complesso, ma la sostanza è che utilizzando Biogas (e quindi Biometano) le emissioni potrebbero essere inferiori a quelle necessarie oggi a produrre l’energia per alimentare una vettura elettrica.
Abbiamo provato entrambe le auto con cui abbiamo fatto visita a SESA, azienda situata nel padovano (ad Este) che sfrutta i rifiuti organici delle nostre cucine per ricavare Biometano. Volkswagen crede molto in questa tecnologia che ora cercheremo di raccontarvi al meglio. Ad ogni modo se volete scoprire subito come vanno Volkswagen Polo e Golf a metano scorrete la pagina per trovare il test drive.
Wilhelmus Smeets è un imprenditore olandese. La sua famiglia, nei Paesi Bassi, cura una coltivazione artificiale di funghi. Lui negli anni Novanta si sposta a Rovereto per fare lo stesso. Viene chiamato, verso fine millennio, a guidare SESA. Siamo nel 1995, anno in cui parte un percorso fatto di intuizione e sperimentazione che porta l’azienda padovana -in collaborazione con il comune- a presentare un progetto basato sull’economia circolante che ad oggi conta più di 300 dipendenti e 100 milioni di fatturato.
I rifiuti diventano così risorse capaci di muovere, illuminare e scaldare la città. SESA, parte del CIC (Consorzio Italiano Compostatori) si occupa di rifiuto organico, l’umido delle nostre cucine. Questo ammonta al 41% dei rifiuti prodotti in Italia, che nel 2017 l’azienda ha raccolto nella misura di 7.100.000 tonnellate.
Il sistema su cui si basa SESA comprende la raccolta dei rifiuti di Este -ma ne arrivano anche da Roma e Milano- i quali vengono trasformati in energia. Il processo, frutto delle intuizioni di Wilhelmus e dei suoi collaboratori, si basa sulla digestione anaerobica. Abbiamo potuto vedere un’enorme stabile in depressione in cui vengono continuamente gettati chili di rifiuto umido, i quali vengono poi spostati in enormi cisterne da imponenti braccia meccaniche. Il processo viene effettuato 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno.
Smeets ci racconta con un sorriso che il capodanno lo ha festeggiato in azienda aprendo una bottiglia insieme ai suoi collaboratori, operativi anche a mezzanotte. L’effetto visivo di questo centro di raccolta è davvero impressionante. I rifiuti vengono trasformati in Biogas e fertilizzanti per il 94%, mentre il resto (scatolette di tonno, spazzolini, conchiglie e tutto ciò che viene erroneamente messo nei cestini dell’umido) finisce nella discarica. Da qui al biogas viene aggiunta anidride carbonica fino alla trasformazione in biometano. Il resto diventa energia elettrica, fertilizzante naturale e acqua.
Tutti i mezzi presenti nello stabile, inclusi quelli della raccolta di rifiuti, viaggiano con il biometano prodotto in loco. Con 70Kg di scarto si producono 9m3 di Biogas i quali, a loro volta, diventano 4Kg di Biometano sufficienti a percorrere 100Km su di una vettura cittadina. Percorrere lo stesso chilometraggio con l’energia elettrica “costa” 150Kg di scarto, il che significa che a parità di materiale una vettura a biometano -oltre a caricarsi in pochi minuti- ha più del doppio di autonomia rispetto ad una macchina elettrica. L’unica differenza è che il metano, per nulla nocivo nelle nostre città, rappresenta una fonte di inquinamento atmosferico.
Ottanta chilometri per ognuna delle due auto non sono sufficienti ad offrire un’idea completa di queste vetture, ma le sensazioni di guida ed il posizionamento sul mercato sono piuttosto chiari. Cominciamo col dire che allo stato attuale delle cose, ovvero con una promozione di 5.350€ su Golf (che arriva quindi a 17.900€) in allestimento Trendline, la clientela di Polo potrebbe spostarsi più in alto. La linea delle due auto è simile come da tradizione anche se la piccola di casa presenta inedite nervature sulla fiancata ad aumentarne l’aggressività.
La Golf è sempre stata una certezza e continua ad esserlo anche nel 2018, anche a metano. Quest’ultima serie si distingue per concreti aiuti alla guida, una plancia pulita ed elegante e la solidità strutturale che l’ha sempre contraddistinta. L’ampio display Infotainment raccoglie tutte le funzioni necessarie e tra gli shortcut troviamo anche la possibilità di ricercare distributori di metano in zona.
Il quattro cilindri TGI è un motore silenzioso e, verrebbe da dire, elettrico. Intendiamoci, non che sprigioni una coppia (di 200Nm) finalizzata ad emozionare, ma l’erogazione è estremamente fluida e continua. Senza vuoti né incertezze l’auto riprende fin dai bassi regimi, salendo costante fino al rapporto successivo. Il computer di bordo, improntato a una guida risparmiosa, suggerisce marce alte in modo da tenere il motore sotto i 2.000 giri al minuto.
Il cambio a sei rapporti (ma è disponibile anche il DSG a 7 marce) facilita il tutto grazie a innesti sempre precisi, complice una frizione tarata perfettamente per la guida cittadina. La sensazione dopo qualche chilometro è quella di avere in pugno una vettura estremamente bilanciata. Perfetta sullo sconnesso e con la giusta rigidezza strutturale nel misto, la nuova Golf dimostra quanto la base costruttiva sia adatta anche a chi ama la guida sincopata.
Davvero ottima l’insonorizzazione, così come gli assemblaggi che non presentano alcun tipo di scricchiolio pur non essendo improntati al lusso. Il metano -con cui si percorrono circa 300Km spendendo 10€- non stravolge il comportamento della macchina, la quale si dimostra una scelta assennata sia per chi fa molta strada ogni giorno che per chi vuole fare un po’ di economia sul proprio mezzo a quattro ruote. Un prezzo che tiene nel tempo, la certezza di tanta autonomia e nessuna paura di rimanere senza metano (perché ad ogni modo il serbatoio benzina è integrale) rendono questa vettura un’alternativa estremamente valida nel complesso mercato di oggi.
Più corta di una decina di centimetri, più semplice da gestire e più compatta nelle forme. Ma, soprattutto, equipaggiata da un tre cilindri da un litro con 90CV e 160Nm di coppia. In questo caso abbiamo un cambio manuale a 5 marce e manca l’opzione per l’automatico, anche se ad ogni modo rimane l’ottimo infotainment con Android Auto e Apple Car Play. Una volta a bordo si apprezzano le dimensioni più cittadine in manovra e nei vicoli di Este, mentre il tre cilindri spinge piuttosto allegramente tra le vie della città. Come gran parte dei motori di questo tipo, anche il TGI equipaggiato sulla nuova Polo fa registrare consumi estremamente bassi a patto che si viaggi a regimi di giri contenuti.
In termini di utilizzo Volkswagen Polo paga qualcosa in termini di silenziosità dell’abitacolo ad andature sostenute, dove abbiamo riscontrato qualche fruscio, e per quanto riguarda l’assetto meno composto della sorella maggiore. Di contro offre una sensazione di controllo costante che può fare la differenza, specialmente per chi quando sale in auto punta direttamente al contenimento dei danni.
Anche in questo caso Volkswagen propone una vettura che si trova a proprio agio con il metano, il quale ha il grande merito di abbassare del 55% i consumi rispetto al benzina e di non stravolgere la natura dell’auto. Come da tradizione l’auto sintetizza i concetti della Best-Seller in maniera piuttosto efficace, con il grande vantaggio che l’1.0 TGI può essere utilizzato anche da neopatentati (leggi questo articolo per maggiori informazioni sui limiti di cilindrata per neopatentati). Una scelta intelligente anche se siete genitori particolarmente apprensivi, l’auto infatti è solida e sicura anche grazie ai diversi sistemi elettronici di sicurezza presenti. D’altronde Volkswagen sa bene che è sulle “piccole” che si gioca la fidelizzazione dei nuovi clienti.