Circa due settimane fa aveva fatto scalpore la notizia, felicemente documentata dalla rivista “Wired”, secondo la quale due hacker erano riusciti ad ingannare il sistema di FCA Uconnect. Charlie Miller e Chris Valasek, rispettivamente security engineer di Twitter e ricercatore per IOActive, si erano intrufolati nel sistema di infotainment Uconnect modificando la velocità del veicolo e controllando freni, radio, tergicristalli e “truccando” altre caratteristiche. Questo era stato solo una specie di esperimento di cui FCA era al corrente, ma che ha portato al richiamo di circa 1,4 milioni di vetture vendute negli Stati Uniti per installare un aggiornamento del software.
Non si tratta di auto vendute nel nostro paese, comunque i modelli interessati sono pick-up e taxi RAM, Dodge Viper e Durango, Jeep Cherokee e Grand Cherokee, Chrysler 200 e 300 e Dodge Charger e Challenger. Tutti modelli costruiti tra il 2013 ed il 2015. Ora si parla di un rischio concreto, anche se ancora da accertare del software di General Motors, OnStar, che troviamo e troveremo in futuro su molte Opel.
Possibili intrusioni di cyber terroristi potrebbero mandare in tilt le centrali di controllo alle quali il sistema si collega in caso di necessità. Già ad inizio anno BMW aveva dovuto rivedere un suo programma dopo che degli hacker erano riusciti ad aprire le porte di una vettura tramite computer, stando comodamente seduti a casa. Insomma in un automobile che diventa sempre più tecnologica e va incontro ai bisogni dei cittadini bisogna vedere se tutte queste innovazioni possono funzionare in maniera corretta senza intromissioni esterne potenzialmente pericolose.