È il classico caso dell’automobilista italiano: ci siamo distratti alla guida, abbiamo lasciato la nostra vettura in divieto di sosta (sperando non sia stata rimossa direttamente) oppure abbiamo superato il limite di velocità prescritto… e troviamo sul parabrezza il tanto temuto foglietto verde che segnala la contravvenzione. Oppure il postino ci corre incontro portandoci la busta (sempre verde) con sopra riportato “atti giudiziari”.
Possiamo arrabbiarci, contestare il danno capitato a nostro sfavore, ma il più delle volte dovremo cedere e pagare la multa che ci è stata notificata. Tuttavia esistono dei casi (legittimi) in cui è possibile non pagare, per esempio quando non abbiamo versato le monete per il parcheggio perchè il dispositivo previsto per i biglietti era rotto, oppure l’autovelox che ci ha “beccato” era mal tarato sul rilevare il limite di velocità. In queste circostanze… cosa succede se non provvediamo subito al pagamento?
Innanzitutto bisogna specificare che la Pubblica Amministrazione ha un tempo massimo di 90 giorni per redarre il verbale che riporta la violazione del Codice della Strada, il quale dovrà essere poi notificato al trasgressore. Oltre questo limite, se non si riceve la famosa “busta verde”, la multa decade automaticamente e non ci sarà l’obbligo di pagarla.
Se invece la contravvenzione viene notificata, si potrà pagare la violazione in misura scontata del 30% entro 5 giorni. In questo lasso di tempo, quindi, la multa avrà un costo complessivo del 70% rispetto a quello inizialmente previsto. Nel caso in cui la comunicazione di violazione sia il foglio rilasciato dal vigile sul parabrezza della macchina, farà comunque fede la notifica vera e propria che si riceverà successivamente a casa.
Il pagamento, se effettuato tramite bonifico bancario o attraverso altri strumenti telematici, sarà considerato effettuato solamente quando la somma arriverà nelle casse dello Stato: in tal senso è quindi previsto un ritardo massimo di due giorni sui cinque previsti, nel caso in cui l’ordine incontri qualche difficoltà di trasmissione nel rispettare la data di scadenza indicata sulla contravvenzione.
Di fronte a una contravvenzione è possibile presentare ricorso al Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica, oppure al Prefetto entro 60 giorni: quest’ultimo tempo limite coincide anche con quello messo a disposizione per mettersi in regola pagando la violazione in maniera ridotta, la quale è indicata sul verbale e corrisponde non più al 70% dell’importo ma al minimo previsto dalle regole del Codice della Strada.
Oltre i 60 giorni la multa diventerà definitiva e si potrà estinguere pagandola in misura piena, vale a dire con un importo pari alla metà del massimo previsto dalla Legge. Nello stesso tempo l’Amministrazione delegherà l’Agenzia delle Entrate – Riscossione di creare la cartella esattoriale, che includerà delle maggiorazioni sull’importo del 10% ogni sei mesi.
Se entro due anni dall’apertura della cartella esattoriale il trasgressore non ha ancora pagato la multa (anche se preventivamente avvertito con comunicazioni inviate per posta ordinaria), l’Agenzia delle Entrate – Riscossione passerà alle maniere forti. Il primo passo è il fermo amministrativo del veicolo, le cosiddette “ganasce fiscali” che verranno poste in essere con un preavviso di 30 giorni: durante questo lasso di tempo si potrà pagare la contravvenzione (con tutti gli interessi), decidere di rateizzarla presentando un’apposita istanza oppure sfruttare alcuni documenti che attestino la necessità di utilizzo del veicolo per svolgere la propria professione.
Questo fermo impedirà di utilizzare l’automobile come se fosse veramente provvista di “ganasce” fisiche, ma se il trasgressore deciderà di circolare ugualmente le sanzioni saranno salatissime: 776 Euro di multa e sequestro della vettura.
Se nemmeno le “ganasce fiscali” sono servite come campanello di allarme per saldare quella che un tempo era una semplice multa, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione utilizzerà l’ultima carta a sua disposizione: il pignoramento dei beni.
In questo caso si andrà ad intaccare le proprietà di chi ancora non si è messo in regola, vale a dire il conto corrente, lo stipendio (che verrà ridotto fino a un quinto del totale) o la pensione. L’Agenzia delle Entrate invierà inizialmente un preavviso di ipoteca, invitando il debitore a pagare quanto dovuto entro 30 giorni dalla notifica. A quel punto, se niente è stato ancora fatto, si passerà all’avviso di intimazione che precederà l‘espropriazione dei beni: qui il tempo limite sono 5 giorni per effettuare il pagamento, oltre i quali si procederà al pignoramento.
Bisogna precisare, infine, che la cartella esattoriale creata in precedenza avrà una validità di massimo cinque anni, entro i quali l’Agenzia delle Entrate – Riscossione sarà tenuta a scegliere se applicare il fermo amministrativo al veicolo oppure procedere all’espropriazione dei beni del trasgressore. Scaduto questo termine la cartella cadrà in prescrizione e il debitore non sarà più tenuto a saldare la violazione inizialmente contestata.