1902: siamo a Milwaukee, nel Wisconsin, Stati Uniti d’America. La città affacciata sul lago Michigan è un bacino di ricezione di coloni europei giunti nell’area con i flussi migratori di metà ‘800. Tra le famiglie più note spiccano gli Harley – provenienti dall’Inghilterra – ed i Davidson – dalla Scozia; essendo vicine, la conoscenza tra William Sylvester Harley (nato nel 1880) e Arthur Davidson (classe 1881) non fu solo un caso. I due non avevano alcuna officina e nemmeno un garage ma, la passione che nutrivano per realizzare un motore a scoppio da applicare al telaio di una bicicletta, era più forte di ogni altra cosa.
Lo sviluppo delle idee avveniva all’interno delle abitazioni dei genitori con non poche difficoltà, soprattutto per la realizzazione del primo carburatore ideato da Ole Evinrude (il medesimo produttore di motori nautici) il quale, dopo un tentativo, abbandonò l’idea. E’ il 1903 quando il primo propulsore motorizzato Harley-Davidson – un monocilindrico da 175 cc caratterizzato da
fortissime vibrazioni, scarsa potenza e colate d’olio – viene applicato al telaio di una bicicletta; fu un vero disastro ma l’amicizia tra i due, forte anche dell’aiuto dei fratelli di Arthur, William e Walter Davidson, non li fece desistere. Insieme lavorarono allo sviluppo di un nuovo motore da 405 cc e di
un telaio specifico al quale applicarlo: la “Numero Uno” era nata! La Harley-Davidson viene ufficialmente fondata il 28 agosto del 1903, data alla quale si fa riferimento per l’inizio della produzione in serie; il primo concessionario viene aperto nel 1904 e riesce a vendere 3 moto. Nel 1905 Harley vince una gara di 15 miglia a Chicago e, nel 1906, viene aperto il nuovo stabilimento (presso l’attuale Juneau Avenue dove si trova il quartier Generale della Casa), e prodotto il primo catalogo di motociclette al mondo. La produzione si attestò sulle 150 unità annue nel 1907 grazie all’introduzione di nuovi impianti. E’ il 1909 quando H-D presenta la prima moto spinta da un V-
Twin da 880 cc e 7 cv capace di raggiungere i 100 km/h; nel 1912 il logo del “Bar & Shield” fa la sua prima apparizione e diviene marchio registrato. Nel medesimo anno inizia l’esportazione verso il Giappone mentre, negli USA, la rete ufficiale conta 200 concessionari. Lo stabilimento cresce e
raggiunge un’area di 28.000 mq: Harley-Davidson è il costruttore più importante e produce quasi 13 mila moto all’anno a soli 10 anni dalla sua fondazione. Sempre al 1913 risale la fondazione del reparto corse con a capo l’esperto Bill Ottaway. Al termine del primo Conflitto Mondiale, H-D è la più grande casa motociclistica al mondo con distributori presenti in ben 67 paesi; seguirono anni di sviluppo che portarono all’introduzione – nel 1928 – del nuovo V-Twin meglio noto come “testa piatta” reso disponibile sul modello D. Nel ’36 presenta il più moderno motore Knuklehead dotato di valvole in testa ed ideato per resistere alla concorrenza della Indian, unica casa sopravvissuta alla depressione degli anni ’20. Contestualmente inizia la produzione dei modelli WL. Dopo il secondo Conflitto Mondiale, la pressione degli inglesi e dei giapponesi inizia a farsi sentire: in soccorso all’imminente crisi arriva la Sportster che, nel 1957, con la sua semplicità costruttiva ed un prezzo
abbordabile, risolleva le sorti del colosso statunitense. Questo modello resiste ancora oggi: aggiornato e migliorato in ogni suo aspetto, è il più longevo di sempre. A metà anni ’60 viene introdotto il propulsore Shovelhead che, però, si rivelò poco affidabile contribuendo ad aumentare la crisi che stava tornando a farsi sentire. Nel ’69 gli eredi dei fondatori dovettero vendere agli americani di AMF che, grazie ad una serie di scelte sbagliate, sfiorarono la bancarotta che venne evitata solo grazie al reparto corse dell’italiana Aermacchi che consentì al rinomato blasone di conquistare gli unici titoli iridati della storia vincendo – dal ’74 al ’76 – il campionato mondiale velocità con l’italiano Walter Villa. All’inizio degli anni ’80 si punta alla rinascita grazie alle nuove tecniche informatiche ed all’introduzione del nuovo propulsore “Evolution”: grazie anche all’arrivo della Softail Custom (FXSTC), Harley torna leader nella vendita di moto di grande cilindrata, complice il successo della Fat Boy del ’90. Nel 2000 viene prodotto il primo motore Twin Cam da 1450 cc controbilanciato per una sensibile riduzione delle vibrazioni: tale motore sarà utilizzato su tutta la produzione ad eccezione della Sportster. Nel 2001 inizia la invece la commercializzazione della rivoluzionaria V-Rod sviluppata con Porsche: utilizzerà un motore a 60° anziché a 45° e sarà raffreddato ad olio. La gamma 2018 vede la scomparsa sia della storica gamma Dyna Glide che viene assorbita dalla gamma Softail e che, a sua volta, muta interamente il famoso telaio: assistiamo poi alla presentazione dei nuovi propulsori Milwaukee-Eight nelle versioni 107, 114 e 117 cubic inches.
Electra-Glide e Sportster sono due capisaldi della storia H-D. Segue la FX 1200 Super Glide e la FXS Low Rider del ’77: un veicolo unico che aveva il manubrio in stile drag and una posizione molto bassa della sella. Indimenticabile la Fat Bob del ’79 alla quale segue la FXWG Wide Glide
del 1980. Nel 1982 arrivano le XR / FXRS Super Glide II e, a seguito della presentazione del nuovo 1340 cc Evolution nel 1984, la gamma Softail conquista l’apprezzamento degli appassionati di tutto il mondo. Il 1990 è l’anno della Fat Boy, mentre, la linea Dyna fece il debutto con la FXDB
Dyna Glide Sturgis. La prima moto del nuovo secolo e la FXSTD Softail Deuce a iniezione seguita, nel 2001, dalla innovativa V-Rod. Non è affermare se ci siano realmente modo prodotte da Harley-Davidson che non siano “iconiche” per qualsivoglia motivo, anzi, la linea attuale conferma
la poliedricità della casa che propone 6 linee prodotto composte da 36 motociclette raccolte sotto le famiglie Sportster, Softail, Touring, Trice, Cvo, e Street. Harley-Davidson: “The eagle soars alone”.