KSR days 2019, alla scoperta di un gruppo ricco di sorprese

KSR days 2019 – In Italia stiamo incominciando a conoscerla solo ora, ma KSR è un’azienda austriaca nata oltre un secolo fa, nel 1916, che dal 2001 ha una filiale a Taiwan e che nel 2003 è diventata anche una casa produttrice. Tra il 2006 ed il 2015 sono poi nate filiali in Italia, Francia, Spagna e Belgio. KSR é di fatto diventato un gruppo importante, ma che di base resta a gestione familiare. Anche l’Italia sta diventando importante in questo contesto e, come in tutti i mercati in cui opera, la promozione dei modelli dei marchi coinvolti è molto legata al test prodotto, perché l’azienda austriaca tiene che il cliente possa provare direttamente le moto.

Numeri che si fanno sempre più importanti

KSR ha venduto ormai circa mezzo milione di veicoli, 60 mila l’ultimo anno, con una forte crescita nel 2019 in Italia, anche se ancora con numeri assoluti non troppo elevati. La nuova sede in Austria, appena raddoppiata nelle dimensioni, consente un grosso incremento, ad esempio del magazzino ricambi, immediatamente disponibili per il servizio assistenza, oltre a poter ospitare i circa 100 dipendenti. Sono invece 60 i mercati raggiunti, 5 le sedi in Asia, dove si trova anche la parte produttiva, sotto l’occhio attento di circa 50 dipendenti diretti. Questo fa capire quanto sia importante il controllo di qualità sulla produzione, che è basata appunto in Cina.

Azienda commerciale, ma anche produttore di moto

Quello che fa di KSR una realtà particolare è il suo saper mettere insieme da un lato il suo storico ruolo nell’attività commerciale, dall’altro quello di produttore di moto, sia con il proprio marco che con quelli, sempre più numerosi, in cui ha una partecipazione societaria, a volte addirittura una proprietà piena al 100%. L’attività di vendita punta soprattutto al mercato europeo, dove è distributore, ad esempio, anche del marchio Royal Enfiled dal 2014 (anche se in Italia il partner dell’azienda indiana è diverso da KSR). Gli austriaci hanno però recentemente anche acquisito la proprietà di due marchi storici delle due ruote italiane: nel 2017 Lambretta e nel 2018 Malaguti. Un altro marchio è al 100% di proprietà dal 2015, la Brixton, mentre tra i marchi con cui il rapporto è prettamente commerciale troviamo Niu, di fatto il primo produttore al mondo di scooter elettrici, quotato al Nasdaq di New York ed in forte crescita anche in Italia.

Quindi nel mix di attività troviamo molte join venture con partecipazioni importanti nella proprietà del singolo marchio, cosa che ha portato un incremento anche nella ricerca e sviluppo in sede, dove nascono idee e progetti, che arrivano poi alla produzione in coordinamento con le sedi asiatiche. KSR Group è quindi un piccolo colosso, con 7 filiali, 60 Paesi con la presenza di propri importatori, 15 marchi, oltre 8 mila rivenditori (inclusi i ricambisti). Come detto, le 50 persone dipendenti di KSR Asia, seguono prettamente il controllo qualità della produzione. Una nota interessante riguarda il design delle moto, che vede sempre più spesso protagonista un nome molto noto delle due ruote austriache: Kiska (nome noto perché legato a KTM). Il gruppo KSR ha raggiunto un valore di fatturato di 125 milioni di euro ed un totale di 205 dipendenti impiegati tra tutte le sue sedi.

KSR in Italia

La presenza nella nostra nazione vede un ufficio di KSR a Bolzano, mentre sono sei i marchi trattati per l’Italia, inclusi due legati al mondo elettrico: KSR (che come detto è anche casa costruttrice), Brixton, Malaguti, Lambretta, Niu e SUR-RON. Ogni brand vede una presenza sui social e sul web, mentre si aspetta Eicma per alcune grosse novità, alcune già annunciate, come ad esempio la 500 di Brixton e non solo.

Nel dettaglio, “l’operazione Malaguti” nasce nel 2018, con l’acquisizione di un brand che era fermo ai box da alcuni anni. Attualmente la produzione vede a listino sei modelli, tra moto e scooter, prima parte di un piano triennale per rilancio. In questa fase, vista la volontà di non allungare troppo i tempi, si è optato per utilizzare meccaniche del gruppo Piaggio, come dimostra ad esempio il Madison 300, che prende il nome di un modello Malaguti, ma che “riveste” il Gilera Nexus 300, da cui eredita gran parte della base.

Quanto a Lambretta, il prodotto è un mix di caratteristiche moderne e di quelle dello storico scooter italiano, che ebbe successo negli anni ’50, come ad esempio il telaio / scocca in acciaio. Disponibile in tre motorizzazioni (50, 125 e 200), è stata realizzata anche una edizione Pirelli, oltre alle versioni bicolore, che richiamano giustamente la storia del marchio (chi vi scrive ha in salotto proprio una Lambretta bicolore, una 150 LD del 1957) ed è già disponibile anche una ricca linea di accessori.

Passando a Niu, si tratta di un’azienda cinese nata nel 2014, con una gamma che si è rapidamente allargata, ancor di più il suo fatturato, fino ad arrivare alla quotazione al Nasdaq ed oltre 700 mila veicoli venduti. Primo marchio al mondo per veicoli elettrici a due ruote, ha venduto 40 mila pezzi in Europa, ma sono ben 28 i Paesi raggiunti, tramite 1.800 punti vendita. Recentemente sono nati anche gli store dedicati, con un lay  out sempre uguale, per creare una forte immagine legata al brand (un po’ come avviene ad esempio, per i prodotti Apple). Tutta la sua produzione si basa su motori Bosch, batterie Panasonic, mentre l’app con cui lo scooter può essere gestito dal proprio cellulare (inclusa la diagnostica in tempo reale) è sviluppata internamente con una partnership con Vodafone per le SIM CARD. Per il futuro, oltre a nuovi modelli, si punta su una moto elettrica ed una e-bike. Quanto al nostro mercato, una notizia molto attuale è quella dell’imminente avvio del servizio di sharing, con una prima presenza su Milano con 150 pezzi, in partnership con GoVolt.

Infine una nota a SUR-RON, recentemente entrata nell’offerta del gruppo KSR, che propone delle leggerissime moto da cross elettriche (siamo sotto ai 50 kg di peso, con un telaio che non arriva a 8 kg!), omologate come 50ino, quindi con velocità massima di 45 km/h, ma che in versione da gara (leggi sbloccate) si avvicinano a quota 80, che vi assicuriamo essere parecchi per qualcosa che è forse più vicino ad una bicicletta che ad una moto, pur non avendo i pedali ed adottando soluzione piuttosto raffinate.

Scendiamo in pista

Dopo una dovuta premessa, per parlare di una realtà che prima di questo evento nemmeno noi conoscevamo così nel dettaglio, è giunto il momento di passare dalla “teoria” alla pratica. Ed è d’obbligo, perché fa parte dell’approccio di questo gruppo. Salire in sella è ritenuto, giustamente, più importante di ogni cosa. Qui al Cremona Circuit, più precisamente nel kartodromo della struttura a San Martino del Lago, abbiamo avuto modo di toccare con mano gran parte delle proposte dei sei marchi rappresentati in Italia da KSR Group. Dalle Lambretta, che a breve avremo modo di conoscere in una prova su strada approfondita, fino ai tanti 125 presenti a listino, sia per Malaguti che per KSR Moto. In particolare, in questo contesto abbiamo apprezzato i “motardini”, GRS e TR 125 per KSR, con motori sviluppati internamente, XSM 125 per Malaguti, con il rodatissimo monocilindrico 125 cc del Gruppo Piaggio. Il kartodromo è stato il terreno ideale per cercare il limite dei 125 più “agguerriti”, non senza una appagante sfida tra colleghi, ed è anche il miglior contesto per saggiare le doti della sportiva di casa, la Malaguti RST 125, che per poco meno di 4 mila euro promette di far sognare ai più giovani il mondo delle gare e che, tra i cordoli, è parecchio divertente anche per un pilota esperto.

La pista potrebbe invece sembrare “eccessiva” per le Brixton, ma è pur sempre meglio della strada per conoscere rapidamente le doti e i prevedibili limiti di moto che fanno invece dell’aspetto curato e del look retrò le loro principali caratteristiche distintive. Finiture raffinate, quella “X” che ritroviamo nel faro e nella zona del tappo del serbatoio, ma anche dettagli davvero di ottimo livello, soprattutto rispetto alla fascia di prezzo ed una guida intuitiva e piacevole. Due le moto che abbiamo provato, se pure per una primissima presa di contatto, la BX 125 (costa 2.499 euro) e la BX 250 X, una “scramblerina” per nulla malvagia e gradevole sia nel look che nella “sostanza”.

Spazio anche ai 50

Sono ormai un po’ fuori dai tempi ormai, tanto che raramente ci capita di provarli, ma nella proposta di KSR Group non mancano un paio di proposte da “patentino”, la Malaguti 50 XSM e l’analogo modello a marchio KSR Moto, la TR 50 SM. Aggressive nel look, hanno ciclistiche all’altezza e propulsori ovviamente limitati da quanto impone il quadro normativo. Sono comunque due ottime proposte per permettere a 14enni che sognino la moto di imparare e prepararsi per qualcosa che offra prestazioni meno “strozzate”.

Il ritorno del mito Lambretta

Forse chi scrive sarà un po’ di parte, ma quel nome è, insieme a Vespa, quello che ha fatto la storia degli scooter per i primi 40 anni circa di questo segmento. Se una ha superato la soglia dei 70 anni senza conoscere la parola crisi, l’altra ha vissuto alti e bassi, soprattutto in tempi recenti. Il mezzo che prende il nome dal fiume Lambro, per la vicinanza alla fabbrica dove ha visto la luce, vede oggi un ulteriore e, speriamo, più fortunato tentativo di rilancio. Come detto avremo modo di conoscerla meglio in una prova approfondita, ma ad un primo contatto la nuova Lambretta esce bene. Un look piacevole, che non trascura richiami al passato, come il parafango anteriore, che può essere fisso o ruotare con il manubrio, oppure colorazioni bicromatiche e una scocca metallica, con i pannelli esterni in plastica. Pregio e difetto dell’eterna rivale Vespa è proprio la scocca portante, tutta metallica, che da alcuni punti di vista è sempre stato un suo limite, incrementandone il peso e rendendo costose le riparazioni. La Lambretta nasceva invece nuda, con un telaio in tubi che è poi stato vestito da carene metalliche, che oggi sono invece in più economica (anche per le riparazioni) plastica, con la sola parte centrale del telaio metallico lasciata in vista. Le cilindrate sono tre, le due classiche V50 e V125, mentre la “over” è nominata V200, anche se di fatto si tratta di un 169 cc. Tutte hanno ruote piccole, da 12” e prezzi compresi tra 2.900 e 4 mila euro circa.

Dai “piccoli” termici al futuro elettrico

Prima delle proposte elettriche, abbiamo avuto modo di un piccolo test anche con il Madison 300, che “pesca” dal passato il nome di uno scooter della “precedente vita” del marchio Malaguti e lo mescola con il Gilera Nexus 300, che viene rivestito e ritoccato per l’occasione. Oltre all’enorme strumentazione virtuale, costituita da un grosso TFT a colori, a far notizia dopo un alcuni giri in pista, è il fatto che l’ottimo telaio del Nexus, anche dopo anni dal suo debutto, resta ancora oggi un riferimento assoluto. Sarà anche per la cilindrata più generosa del lotto, ma proprio il Madison 300 è il mezzo a staccare il tempo migliore sul giro tra quelli provati oggi. Passiamo in chiusura ai due marchi “elettrici”, uno che conosciamo piuttosto bene (Niu), l’altro per noi nuovo (SUR-RON) e che sfrutta la propulsione elettrica per proporre qualcosa di particolare, decisamente di nicchia, ma molto divertente. Che per la mobilità cittadina gli scooter elettrici rappresentino una ottima soluzione è ormai un dato di fatto. In un mercato in costante e sempre più forte crescita Niu è il brand più concreto al momento, così come confermano i suoi numeri e la quotazione del titolo al Nasdaq di New York nel 2018. Scooter con batterie asportabili, declinati in varie versioni per ciascuna delle famiglie, con la possibilità di avere anche batterie ulteriori a quella posta sotto la pedana, collocate nel sottosella, per incrementare l’autonomia. Design curato e partner di alto livello, anche per lo sviluppo di un’app fondamentale per la perfetta gestione di un mezzo così tecnologico. Lo sharing, in fase di partenza proprio in questi mesi, non rappresenta tanto un metodo per fruire di questo tipo di veicoli, ma la vetrina per permettere ad una platea ampia di testarli, con l’intenzione di superare remore e dubbi.

Da un lato il lato razionale della scelta elettrica, dall’altro l’esatto opposto. Tra le tantissime proposte che abbiamo avuto modo di testare in questa giornata, SUR-RON con le sue moto ultraleggere (o biciclette senza pedali) a propulsione elettrica, è forse la più strana e fuori dagli schemi. Fanno del divertimento il loto principale scopo di esistenza, al punto di rendere quasi secondaria la questione immatricolazione. L’utilizzo concreto è infatti più quello di gioco da pista da cross che mezzo di locomozione, ma sarà comunque possibile targarli come un 50ino, accettando ovviamente di limitarne la velocità a 45 km/h. Alternativamente i 3 kW di potenza (il doppio quella di picco), consentono di superare i 75 km/h, raggiungendoli in un batter d’occhio, come anticipa il dato mostruoso di coppia massima, di ben 200 Nm. In questo caso il kartodromo non era il miglior contesto per capirne tutte le potenzialità, perché l’off road è il pane di questi mezzi, ben più dei cordoli. Che le prestazioni siano da “adrenalina” ce lo ha dimostrato il fatto che qualche collega più impaziente di saggiarne le doti se ne sia messa una per cappello in un improvvisato test “su prato”…

Tante, tantissime proposte che abbiamo potuto iniziare a conoscere, tutte accomunate, pur essendo molto diverse tra loro, da cilindrate contenute e prezzi che, anche loro, non vogliono intimorire (praticamente tutti i mezzi sono compresi tra meno di 2 mila e 4 mila euro circa). Ce n’è un po’ per tutti i gusti e speriamo di avere presto l’opportunità per parlarvene maggiormente in dettaglio.

 

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