Sono stati diffusi i dati di vendita relativi al 2017, e alcune notizie sono buone… ma come sempre ai numeri si può far dire un po’ quello che si vuole, così abbiamo cercato di riportare questi dati all’interno dell’andamento di mercato degli ultimi 22 anni, partendo dal 1994, l’anno in cui in Italia si sono immatricolate meno moto: 73.460 (per trovare un dato peggiore bisogna risalire fino al 1973!)
Ma cominciamo a guardare al 2017 appena concluso: 204.406 vendite (+5,4% rispetto al 2016).
Le moto hanno continuato a crescere con 82.475 pezzi (+8,5%), mentre gli scooter, che rappresentano il 60% del mercato, totalizzano 121.931 unità (+3,4%).
Le registrazioni dei “cinquantini” arrivano a 23.874 veicoli con un incremento pari al +2,7%, ma confermando di fatto il tracollo che ha colpito questo settore a partire dagli anni 2000, passando dal picco massimo di 685.692 unità del 1998 ai quasi 24mila del 2017. Un dato drammatico non solo dal punto di vista numerico, dal momento che il cinquantino ha quasi sempre rappresentato l’ingresso nel mondo delle due ruote.
Corrado Capelli, presidente ANCMA fino a metà dicembre scorso, oggi sostituito da Andrea Dell’Orto, ha commentato questi risultati: “Il 2017 conferma le nostre previsioni di ripresa con oltre 11.000 immatricolazioni in più grazie al contributo significativo delle moto e al buon risultato degli scooter. Leggera ripresa per i 50cc che superano i volumi dell’anno scorso. I prossimi tre anni serviranno a recuperare i livelli pre-crisi, soprattutto se continuerà il processo delle riforme. Il nostro settore dovrà puntare con decisione al rinnovo del parco circolante, perché troppi veicoli sono obsoleti: circa il 50% ha superato i 10 anni e quasi il 30% è ancora EURO zero. Confindustria Ancma proseguirà con tenacia anche nella prossima legislatura le innumerevoli iniziative legate al sostegno del mercato, della sicurezza e della mobilità a 360 gradi”.
L’analisi per cilindrata negli scooter conferma la leadership del segmento tra 300 e 500cc con i maggiori volumi pari a 42.556 pezzi e un incremento pari al +17,3%, al secondo posto troviamo la categoria dei 125cc con 42.037 unità e un -4,8%; in calo i 150-250cc con 25.755 immatricolazioni pari al -11,7%. Ottimo risultato per i maxiscooter oltre 500cc che con 11.583 veicoli segnano una crescita record pari al +40,1%.
L’approfondimento per le moto evidenzia la cilindrata da 800 a 1.000cc che totalizza i maggiori volumi con 24.682 pezzi pari al +12,2%, superando le oltre 1000cc che con 22.259 immatricolazioni crescono un po’ meno pari al +7%. Buon andamento anche per le cilindrate tra 650-750cc che con 14.455 moto registrano un +14,4%. Perdono volumi le cilindrate tra 300 e 600cc con 10.381 pezzi e un -3,9%. Più sensibile il calo delle 150-250cc con 2.395 vendite e un -19,4%. Al contrario le 125cc registrano la migliore performance raggiungendo 8.303 moto e una crescita pari al +22,4%, a testimoniare un rinnovato interesse per le moto da parte di classi di età più giovani.
La situazione dei segmenti conferma il successo delle naked con 30.973 moto e un incremento pari al +15,9%. Seguono le enduro stradali con 26.402 veicoli e una crescita pari al +3,4%. Al terzo posto troviamo le moto da turismo con 11.505 unità e un +13,2%, poi arrivano le custom con 5.346 pezzi e un +0,9%; le sportive mostrano una discreta ripresa con 4.314 immatricolazioni e un incremento del +9,1%, infine si registra il calo delle supermotard che con 2.943 pezzi scontano un -4,4%.
Ma davvero si potrà tornare ai livelli pre-crisi? Parliamo di circa 400.000 unità vendute, come avvenuto dal 2002 (vale a dire dopo il picco del 2000) al 2009, sette anni che però non hanno riscontro nella storia precedente delle due ruote in Italia. La crescita di volumi dal 1997 al 2000 è stata guidata fondamentalmente dagli scooter (come si vede chiaramente dal grafico), il che significa che nei prossimi tre anni ci vorrebbe un altro exploit simile, ma come? Forse il mercato italiano è più vicino ai numeri attuali che a quelli “degli anni d’oro”. Un piccolo incentivo potrebbe arrivare dall’apertura delle autostrade e tangenziali ai 125, ma non sarebbe male una netta riduzione dei costi di assicurazione e bollo, per non parlare delle intricate regole legate alle patenti (e al loro costo!) che spesso rappresentano un ostacolo difficile da superare soprattutto per i giovani.