Prova Royal Enfield Bullet Trials 500, voglia d’avventura per la moto più longeva al mondo!

Royal Enfield Bullet Trials Works Replica 500 – In sella alla storia, questo non può che essere il pensiero di chiunque abbia il piacere di salire per la prima volta su una Bullet. Si, perché lei ha la bellezza di 87 anni, dato che i primi esemplari sono del lontanissimo 1932. Il mondo da allora è cambiato, ma lei sembra non essersene accorta ed ha attraversato quasi nove decadi, senza stravolgimenti. Anzi, fino a meno di 20 anni fa era ancora fedele all’originale anche nella meccanica, con il cambio a destra e la prima in alto. Nel frattempo la Royal Enfield si era dapprima sdoppiata, con la nascita della Enfield India (nel 1956), per diventare definitivamente un’azienda indiana nel 1970 circa, con la chiusura dello stabilimento di Redditch e di quello sotterraneo di Bradford-on-Avon. Un necessario aggiornamento, indispensabile per il rilancio dell’iconico modello e del brand legato a doppio filo alla Bullit, arriva nel 2000. Invariata o quasi nell’aspetto, la tecnica diventa finalmente moderna ed i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti: Royal Enfield passa dall’essere un’azienda con un nome storico e discretamente affascinante, che però produceva nel 2007 poco più di 30 mila moto, al colosso di oggi, con oltre 800 mila pezzi prodotti annualmente (circa il 6% dell’intera produzione motociclistica mondiale).

Un pezzo di storia dal fascino indiscusso

Oltre ad essere il modello più longevo, la Bullit è anche una moto dall’importante palmares: con le nuove sospensioni posteriori a braccio oscillante (fu la prima moto di serie ad adottarle) e motori da 350 cc, due esemplari formano parte del team britannico vincente alla International Six Days Trial del ’48 svolto in Italia, ottenendo due ori. Da lì iniziò una importante sequenza di vittorie e John Brittain fu il pilota che in quegli anni più di ogni altro divenne famoso per i sui successi nelle gare in sella alla Bullet Trials, che oggi viene omaggiata proprio con questa edizione speciale della 500. In un periodo storico, il nostro, in cui versioni che richiamino al passato sono sempre più diffuse, la Royal Enfield Bullet lo può fare con un discreto vantaggio sulla concorrenza: la sua storia ed il suo palmares non hanno eguali.

La Bullit Trials Works Replica 500

L’avevamo vista per la prima volta dal vivo in occasione dell’inaugurazione dello store a Milano lo scorso luglio, è caratterizzata da un look da offroad, grazie agli pneumatici tassellati, ma adotta anche un manubrio rialzato e con il classico traversino di rinforzo. Altre novità riguardano poi lo scarico alto, la presenza dei nuovi parafanghi dedicati e del Fork Brace (una piastra tra gli steli posta sopra al parafango) per migliorare la stabilità in tutte le condizioni della strada. Per la serie “chi bello vuole apparire un po’ deve soffrire”, la Trials rinuncia alla sella del passeggero (non disponibile, ma soprattutto non omologata, dato che da libretto è una moto monoposto), per sfoggiare un più accattivante portapacchi posteriore, idoneo solo per partire all’avventura, magari con annesso sacco a pelo, ma con un carico massimo supportato di 15 kg. Con le cromature protagoniste, la Trials punta decisamente sul suo look curato nei minimi dettagli, raro (se non del tutto inedito) per una moto venduta in questa fascia di prezzo, che include faccette cromate per il serbatoio, nel caso della versione Green da noi provata.

Meccanica confermata e stra-collaudata

Il motore della Trials rimane invariato, è il monocilindrico da 499 cc della Bullet “liscia”, rigorosamente raffreddato ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri, abbinato ad un cambio a 5 rapporti e con il tocco di modernità della iniezione elettronica. Non fa ovviamente delle prestazioni sportive il suo obiettivo, ma è proprio questo a far avvicinare nuovi motociclisti alla Bullet, o a richiamarne un buon numero “di ritorno”, magari dopo una parentesi in sella ad uno scooter. Il motore eroga infatti 27 cavalli circa (sono 27,2 per la precisione) a 5.250 giri, con un valore di coppia di 41,3 Nm a 4.000.

Il telaio monotrave vede una ciclistica che prevede una forcella anteriore, una “classica” con steli da 35 mm, abbinata al posteriore ad un doppio ammortizzatore a gas con precarico molla regolabile su 5 posizioni. L’escursione delle sospensioni non è certo da enduro specialistica, con 130 mm all’anteriore ed 80 al posteriore, ma in questo l’andatura non esasperata aiuta parecchio a non mandare a pacco la forcella o il doppio ammortizzatore. Anche in questa direzione si va con l’impianto frenante, che prevede due dischi, da 300 e 240 mm, coadiuvati da ABS e sufficienti per frenare quanto basta per questo tipo di moto, che fa della sua semplicità meccanica un pregio, proprio per la robustezza e l’affidabilità necessari per partire all’avventura. Non c’è sostanzialmente elettronica e fronzolo alcuno e questo, a detta di molti, è un vantaggio, dato che ciò che non c’è non può rompersi…

Con 800 mm da terra ed un peso di 192 kg in ordine di marcia la Bullet Trials promette di non essere nemmeno troppo complicata da gestire per i piloti meno esperti, mentre le ruote da 19” all’anteriore e da 18 al posteriori prevedono cerchi a raggi, perfetti per smorzare meglio gli impatti nella guida in offroad.

Made like a gun, goes like a bullet

Non nasce per questo, ma non abbiamo resistito ad impennare il proiettile

Lo ammetto, pur essendo il modello più longevo dello scenario motociclistico ed una delle più vendute in assoluto, non mi era mai capitato di salire su una Bullet e scavalcare per la prima volta la sua sella con la gamba per sedersi su un pezzo di storia così importante ha avuto un sapore unico. La posizione è “old style”, con la sella quasi allo stesso livello del serbatoio, mentre osservando tutti i dettagli ed iniziando a guidarla tutto sembra facile e ben fatto. Una nota la merita l’avviamento a pedale (affianca quello elettrico), ormai scomparso dalle moto e quasi una chicca per gli appassionati di questo genere di prodotto.

La Trials offre poi una posizione comoda anche per la guida in piedi, grazie al nuovo manubrio, con  la possibilità di partire davvero all’avventura, un po’ come la sorella Himalayan, ma in questo caso riprendendo un concetto ancor più rodato: quello di un modello che ha percorso probabilmente miliardi di chilometri negli innumerevoli esemplari venduti lungo l’arco della sua storia, gran parte dei quali in luoghi dove tutt’oggi è una delle poche moto a circolare.

La si guida bene in città, dove la facilità di utilizzo la rende perfetta anche per il pubblico di chi si approcci per la prima volta alle due ruote, donne incluse, visto l’indubbio fascino della Bullet Trials, ma il suo habitat migliore è fuori porta, sia per una gita di poche decine di chilometri che per un viaggio in capo al mondo. Il suo look ispirato a concetti anni ’50 si ripercuote anche nella guida, riportando la memoria ad un tempo in cui non serviva una grossa bicilindrica per affrontare un viaggio importante. Le prestazioni e le andature rilassate non rendono infatti indispensabili sofisticazioni e tecnologia all’avanguardia anche per affrontare un percorso in offroad, che la Trials può invece rendere alla portata di guidatori non troppo esperti, grazie ai suoi numeri più “umani”. Certo, non nasce per l’off estremo, mentre su asfalto le gomme strette la rendono agile e maneggevole, senza penalizzarla troppo tra le curve, dove si finisce per grattare le pedane se si inizia a prenderci gusto.

Gustoso il motore, che invoglia ad una guida rilassata più che alle cambiate a limitatore, ma che riprende bene anche a regimi contenuti. Le vibrazioni iniziano presto e si fanno consistenti oltre i 100 km/h circa, consigliando andature non troppo estreme, anche per una frenata buona, ma non certo da supersportiva. Sembra quasi di tornare indietro nel tempo, anche se, per onestà, va detto che spazi di arresto e dinamica di guida sono certamente ben più “moderni” di quanto non si possa pensare (basta guidare oggi una moto di qualche decade fa per capire le differenze).

Conclusioni e prezzi

Il prezzo di questa affascinante versione dal sapore Trials anni ’50 è di 5.400 euro, cioè 400 in più della Bullet 500 standard. Disponibile in due colori, questo bellissimo Green e la Red, in realtà la tonalità riguarda esclusivamente il telaio, con in più una finitura del serbatoio differenziata: faccette cromate su fondo grigio per la Green, assenti invece sulla Red.

Quanto a consumi ed autonomia, i 13,5 litri di serbatoio si traducono in almeno 400 km di percorrenza tra un rifornimento e l’altro, dato che il consumo si attesta oltre quota 30 km/l, qualcosa meno in autostrada, ma dipende dall’andatura. Di certo conviene evitare la zona rossa (si fa per dire, vista l’assenza del contagiri) e ridurre la velocità intorno ai 100-110 km/h al massimo, macinando chilometri in relax e senza troppe vibrazioni.

ABBIGLIAMENTO UTILIZZATO

Casco: Momo Design ZERO Pure

Maschera: Royal Enfield

Giacca: Alpinestars Crazy Eight

Guanti: Alpinestars Rayburn V2

Jeans: Alpinestars Copper V2

Scarpe: Alpinestars J-6 Waterproof

 

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