Audi vince le sfide del motorsport grazie a tecnologie avanguardistiche. Alla trazione integrale, mattatrice nei rally sin dall’introduzione negli Anni ’80, e alle tecnologie Diesel e ibrida, portate per la prima volta alla vittoria della 24 Ore di Le Mans, la Casa dei quattro anelli ha affiancato il successo della propulsione elettrica alla Dakar 2024. Un unicum nel panorama mondiale sostenuto da fatti e numeri che testimoniano l’approccio del Brand alle competizioni, banco di prova per soluzioni tecniche pionieristiche destinate alla produzione di serie.
Da oltre 40 anni, Audi sviluppa soluzioni avanguardistiche nelle competizioni per destinarle alla produzione di serie. Un approccio condiviso dalla trazione quattro, icona tecnologica del Brand divenuta famosa in tutto il mondo grazie ai successi nel Mondiale Rally negli Anni ’80, dal motore TFSI, al debutto in pista nel 2001 a Le Mans e oggi adottato da pressoché tutte le gamme dei quattro anelli, e ancora dalla tecnologia TDI, best seller del Brand diventata sempre più efficiente e performante grazie all’impegno nell’endurance. Una strategia estesa alla costruzione con materiali leggeri, ai gruppi ottici a LED, ai proiettori con tecnologia laser e a molteplici innovazioni che hanno dovuto dimostrare di essere all’altezza in gara prima di approdare alla strada.
Il 19 gennaio 2024, la Casa dei quattro anelli ha confermato il successo di questa vision, parte integrante del DNA del Brand, portando la tecnologia e-tron alla vittoria della Dakar, il rally raid più difficile al mondo. L’esemplare vincente di Audi RS Q e-tron, condotto dall’equipaggio spagnolo Carlos Sainz/Lucas Cruz, è basato sul telaio numero 110, completato da Audi Sport il 6 luglio 2023. Il prototipo elettrico con range extender, prima di prendere parte alla Dakar, ha affrontato oltre 5.880 chilometri attraverso le sessioni di sviluppo di Saragozza, Château de Lastours e in Marocco oltre a due gare test: la Baja España Aragón e il Rallye del Marocco. Successivamente è partito per la Dakar 2024, dove ha percorso altri 8.054 chilometri. Ciò significa che il telaio 110, ad oggi, ha all’attivo 13.934 chilometri.
Il team di sviluppo guidato da Leonardo Pascali, ingegnere con trascorsi in F1 e nell’endurance, ha affinato molteplici aspetti di Audi RS Q e-tron per rendere il prototipo dei quattro anelli ancora più competitivo. Pascali, per la prima volta cimentatosi nel mondo dei rally raid, ha definito il progetto Dakar come “la migliore esperienza professionale della propria vita”. Diversamente, Joan Navarro, specialista dei sistemi di bordo, affronta il deserto sin dal 2013.
Con la squadra di Sven Quandt ha portato al successo alla Dakar Nani Roma nel 2014, Carlos Sainz nel 2020 e Stéphane Peterhansel nel 2021. L’orgoglio per aver contribuito alla quarta vittoria di Carlos Sainz è immenso: due settimane dopo il rientro in Europa, non si è ancora tolto il braccialetto identificativo che autorizza all’ingresso nei bivacchi.
Estreme le sollecitazioni cui è stata sottoposta Audi RS Q e-tron: l’atterraggio più violento in seguito a un salto, avvenuto nel corso della terza tappa, ha generato un’accelerazione negativa di 16g. Per un paragone, un aereo di linea sottopone i passeggeri ad accelerazioni non superiori a 1,5g, mentre gli astronauti arrivano a 4g in fase di decollo. Nonostante i carichi elevati, ampia parte dei componenti della vettura non ha subito alcun intervento di ripristino o manutenzione.
In primis le due MGU (Motor Generator Unit), una in corrispondenza di ciascun assale, che si occupano della trazione, così come la batteria ad alto voltaggio e il serbatoio per il carburante del range extender. Anche i montanti delle sospensioni, sottoposti a shock estremi, hanno resistito per l’intero percorso.
Durante la quarta tappa, il roadbook fornito dall’organizzazione riportava la nota “pista molto veloce” nel passaggio dal 66esimo al 95esimo chilometro. Gli ingegneri Audi hanno rilevato come l’Audi RS Q e-tron di Carlos Sainz abbia mantenuto la velocità massima consentita, pari a 170 km/h, per ben 260 secondi consecutivi (pari a 4 minuti e 20 secondi). Un record per una competizione off road, ma un primato anche per la pista, dato che eguagliarlo richiederebbe un rettilineo di oltre 12 chilometri.
Carattere diametralmente opposto per la sesta tappa attraverso l’Empty Quarter, il più grande deserto di sabbia al mondo. In 400 chilometri di dune, Carlos Sainz e Lucas Cruz hanno fatto registrare una velocità media inferiore a 50 km/h. Un’andatura apparentemente “tranquilla” che, sul campo, si è trasformata in uno straordinario stress test per la trazione elettrica, la trasmissione e il sistema di raffreddamento.