Il Mondiale di F1 2019 porta il nome di Lewis Hamilton. Il pilota britannico della Mercedes ha centrato il suo sesto Titolo Mondiale sul Circuit of The Americas, sede di quel GP degli Stati Uniti che, di fatto, è stata una celebrazione della superiorità delle Frecce d’Argento Made in Brackley. Non solo Hammer ha chiuso a suo favore la partita iridata, ma Valtteri Bottas ha centrato per la quarta volta nella stagione il gradino più alto del podio, mettendo insieme una doppietta che ha ridimensionato le potenzialità di Ferrari e Red Bull.
Dieci vittorie, quattro secondi posti e due medaglie di bronzo: questo il bottino messo in cassaforte da Lewis Hamilton durante la stagione 2019, che gli ha permesso di centrare il sesto Titolo Mondiale in carriera, il terzo consecutivo dopo il secondo posto nel 2016 quando lo aveva battuto il compagno di squadra Nico Rosberg. Una soddisfazione arrivata in un Gran Premio in cui, anziché fare il ragioniere, ha lottato a denti stretti sperando di cogliere un’altra affermazione sul gradino più alto del podio. Alla fine si è dovuto “accontentare” del secondo posto, ma questo non toglie una certezza: a parte Michael Schumacher… è lui il migliore!
Tutti si aspettavano la vittoria incontrastata di Lewis Hamilton ad Austin… invece è stato Valtteri Bottas a prendersi pole position e gradino più alto del podio, al termine di una gara combattuta sul filo del decadimento delle gomme fornite dalla Pirelli. Il finlandese ha sapientemente nascosto il proprio potenziale durante il venerdì di libere, per poi imporsi nel time attack con un tempo che ha ridefinito il nuovo record del circuito delle Americhe. Anche in gara si è distinto alla grande, confermando quanto bene è in grado di fare se tutte le condizioni sono favorevoli. Ottimo lavoro!
Chiuso il capitolo del Messico con la penalizzazione ricevuta in qualifica, Max Verstappen si è avvicinato al GP degli Stati Uniti con la consapevolezza che sarebbe stato molto difficile mettere il bastone tra le ruote alla Mercedes. Un dato di fatto che si è concretizzato in gara, dove all’inizio ha fatto davvero tanta fatica a tenere il passo di Bottas: le difficoltà, tuttavia, sono andate avanti con dei set di gomme troppo inclini al degrado repentino, che l’hanno fatto scivolare immediatamente al terzo posto. Nel finale poteva andare a superare Hamilton per centrare il gradino di mezzo del podio, ma la bandiera gialla esposta per l’incidente di Magnussen l’ha tagliato fuori dai giochi. In ogni caso, l’olandese si è distinto per una guida sempre di altissimo livello.
Ottimo quinto posto per la seconda guida della Red Bull, un Alexander Albon che si è fermato in qualifica a solo mezzo secondo dal nuovo record della pista fatto segnare da Valtteri Bottas. Una consistente prestazione che si è poi concretizzata con una gara… tutta in rimonta: in partenza, infatti, il thailandese è rimasto coinvolto in un contatto con la McLaren di Sainz, che l’ha costretto a un pit-stop forzato per via di alcuni danni all’ala anteriore. Questo non l’ha impensierito dal tornare presto verso le posizioni che contano, in un Gran Premio in cui ha dato prova, un’altra volta, di meritarsi anche per il 2020 il sedile della monoposto Made in Milton Keynes.
Il weekend a stelle e strisce della Ferrari non è andato come tutti si aspettavano: se nelle prove libere e in qualifica le Rosse avevano dato un barlume di speranza, in gara la loro incapacità di tener testa a Mercedes e Red Bull si è fatta sempre più palese giro dopo giro. Con il ritiro di Sebastian Vettel, tutte le speranze sono state riposte sulle spalle di Charles Leclerc, al volante di una SF90 con motore Spec 2 per via del cedimento dell’Evo 3 durante le FP3. Nonostante la minor potenza, però, oggi anche il monegasco poteva fare poco per risollevare il morale degli uomini di Maranello: alla fine mette in bacheca il quarto posto sotto la bandiera a scacchi, che è sicuramente troppo poco dopo quanto fatto vedere con il ritorno dalla pausa estiva.
Un altro ritiro del tutto inaspettato: così si è concluso il GP degli Stati Uniti per Sebastian Vettel, bravo a portare la sua Rossa in prima fila in qualifica ma, poi, inspiegabilmente poco competitivo allo spegnimento dei semafori rossi. Tanto, troppo sottosterzo influisce sulla sua guida nelle prime battute di gara, che lo fa scivolare fino al settimo posto: alla fine il colpevole sarà la sospensione posteriore destra, che cederà in un punto molto pericoloso della pista e che lo costringerà a parcheggiare la sua monoposto a bordo pista. Tutto da rifare in vista del Brasile.
Ottimo sesto posto per la Renault ad Austin, centrato dal suo capitano Daniel Ricciardo: l’australiano si fa strada tra i suoi avversari a suon di sorpassi, portando a casa otto preziosi punti iridati che fanno sorridere il reparto corse di Enstone. In Top 10 anche il compagno di squadra Nico Hulkenberg, ormai alle battute finali della sua carriera in Formula 1 con la squadra francese: il tedesco rimarrà nel Circus iridato anche il prossimo anno oppure troverà posto in un’altra serie?
Un’altra prova consistente anche da parte della McLaren, che piazza entrambe le sue monoposto tra i primi dieci. Il giovane Lando Norris si distingue per la determinazione espressa nelle prime battute di gara, dove cerca di inserirsi tra i migliori battagliando a denti stretti, mentre Carlos Sainz rimane coinvolto in un contatto al via con la Red Bull di Albon. Alla fine il risultato al traguardo è di tutto rispetto: settimo l’inglese seguito dal suo capitano in ottava posizione.
La Toro Rosso ad Austin riesce ad arpionare l’ultimo punto disponibile nella Top 10 grazie al russo Daniil Kvyat, che termina la sua fatica a stelle e strisce in decima posizione. Molto meno convincente, invece, la prestazione del compagno di squadra Pierre Gasly, solamente 16esimo dopo gli ottimi segnali mostrati in qualifica.
Le due Racing Point non brillano sul circuito delle Americhe: nonostante una lotta serrata con le Toro Rosso, Sergio Perez e Lance Stroll terminano entrambi il loro Gran Premio al di fuori dei primi dieci. In Brasile serve più convinzione.
In difficoltà anche le Alfa Romeo, che in America non sono mai state veramente della partita: il migliore al traguardo, stavolta, è il veterano Kimi Raikkonen, 12esimo al traguardo, mentre il nostro Antonio Giovinazzi è solo 14esimo. Dopo le buone prove di cui si sono resi protagonisti negli ultimi appuntamenti iridati, evidentemente qualcosa si è rotto nel team condotto da Frederic Vasseur…
Inconsistente la prestazione delle Haas ad Austin, delle quali solamente quella di Romain Grosjean arriva al traguardo. Il compagno di squadra Kevin Magnussen, invece, sbaglia tutto a pochi giri dalla bandiera a scacchi con un lungo nelle ghiaia che costringe la direzione gara ad esporre la bandiera gialla, la quale di fatto congela il risultato del Gran Premio in anticipo. Una conclusione di cui Verstappen non è stato assolutamente felice…
Ancora una volta le Williams sono i fanalini di coda del gruppo: l’unica al traguardo è quella del giovane George Russell, ultimo e doppiato due volte dai migliori della classe. Robert Kubica, invece, è stato costretto al ritiro a metà gara. Cara Claire Williams, con questa situazione non si va da nessuna parte: serve una rivoluzione per tornare a lottare come si deve!