Nonostante il colpo di reni della Ferrari in qualifica, è la Mercedes la vera protagonista del GP del Giappone: con la vittoria di Valtteri Bottas e il terzo posto di Lewis Hamilton, la Casa della Stella a Tre Punte ha messo in bacheca il suo sesto Titolo Costruttori consecutivo, replicando il primato ottenuto dal Cavallino Rampante durante l’era Schumacher.
Per le Rosse di Maranello è rimasta solamente la soddisfazione della medaglia d’argento conquistata da Sebastian Vettel, bravo a tenere a bada Hamilton nell’ultima parte di gara… ma insoddisfatto per aver letteralmente gettato al vento il potenziale espresso in qualifica, che probabilmente gli avrebbe permesso di centrare la sua seconda vittoria della stagione.
In un weekend condizionato da quel tifone Hagibis che ha creato scompiglio in terra giapponese, il premio di “Driver of the day” è sicuramente da assegnare a Valtteri Bottas. Consistente fin dal venerdì di libere, accusa il ritorno delle Ferrari solamente in qualifica, quando Vettel e Leclerc sfruttano un setup migliore per farlo retrocedere in seconda fila. Allo spegnersi dei semafori rossi, però, le Rosse sbagliano tutto e lui ne approfitta, conquistando il comando di una corsa che non mollerà più fino alla bandiera a scacchi. Per lui la terza affermazione della stagione dopo quella di Baku e dell’Australia: ci voleva!
Arriva da un ritiro a Sochi che ha bruciato molto e che lo sprona a dare il meglio di sé sul difficile circuito di Suzuka: nelle libere arranca, ma poi in qualifica si trasforma centrando una splendida pole position che vale il nuovo record della pista giapponese. Tutto sembra andare per il meglio… ma nel momento cruciale della partenza, Sebastian Vettel sbaglia: lo scatto anticipato, fortunatamente non sanzionato dalla direzione gara perchè nella tolleranza del sensore affogato nell’asfalto, lascia via libera a un Bottas che non raggiungerà più, per cui il suo obiettivo diventa difendere il secondo posto da un Hamilton… affamato. Seb riesce nel suo intento, ma resta l’amaro in bocca per non aver fatto di più…
Dopo tante occasioni in cui è stato Bottas a lasciargli strada, stavolta è stato Hamilton ad accettare la decisione della Mercedes di permettere al compagno di squadra di arrivare sul gradino più alto del podio. La scelta in questo senso è stata di richiamare Lewis per una seconda sosta che, in realtà, aveva poco senso, se non per andare a caccia del giro più veloce in gara di Suzuka, ottenuto con un sensazionale 1’30”983. I suoi sforzi, però, non sono stati sufficienti a passare Vettel e a conquistare un secondo posto che avrebbe regalato al team di Brackley un’altra doppietta. Peccato.
Prende paga in qualifica da un Vettel davvero super ma riesce a far sua la seconda casella dello schieramento… che però allo start spreca con una partenza tutt’altro che convincente. Ma non è tutto, perchè Leclerc poi accusa un così forte sottosterzo che arriva al contatto con Verstappen: un incidente di gara dal quale rimedierà un’ala anteriore rotta che, tuttavia, non verrà sostituita subito. Charles rimane in pista fintanto che i detriti non si staccano definitivamente, andando tra l’altro a colpire la Mercedes di Hamilton e la McLaren di Norris: poi, inspiegabilmente, sarà richiamato ai box, per poi riprendere la sua corsa con un’ottima rimonta fino alla sesta posizione assoluta. I commissari di gara, però, non lo salveranno per quanto fatto nei primi giri: i 15 secondi di penalità che gli verranno dati lo faranno scivolare al settimo posto, mentre la Ferrari sarà multata di 25mila dollari per le scelte fatte subito dopo la partenza. Meglio voltare pagina….
La Red Bull era arrivata in Giappone con la grande speranza di un ottimo risultato in quel di Suzuka, grazie all’ultimo aggiornamento della power unit prodotta dalla Honda. Ciò che è stato ottenuto, però, non rispecchia l’impegno mostrato in pista: Verstappen non ha brillato in qualifica ed è stato costretto al ritiro in gara, a causa di quel contatto in curva 2 con il rivale Leclerc, che lo ha stretto al punto da farlo uscire di pista. I suoi tentativi di recuperare il terreno perduto si sono rivelati vani: la sua RB15 non era in grado di resistere fino alla bandiera a scacchi, da cui la scelta di rientrare mestamente ai box al termine del 14esimo giro. Tutto da rifare.
Replica al millesimo il tempo ottenuto dal compagno di squadra in qualifica, mentre in gara si fa portabandiera della Red Bull dopo il ritiro di Verstappen per il contatto al via. Albon sta crescendo a vista d’occhio e su una pista difficile come quella di Suzuka riesce a portare a casa uno splendido quarto posto che ripaga, anche se parzialmente, gli sforzi della Honda di dare alle monoposto di Milton Keynes quella potenza in più di cui hanno bisogno. Bravo!
Altra consistente prova per la McLaren in quel di Suzuka, dove il suo capitano Carlos Sainz si distingue nuovamente sia in qualifica, autore del settimo tempo, che in gara, che termina con un ottimo quinto posto sotto la bandiera a scacchi. Un risultato che conferma, nuovamente, il team di Woking come quarta forza nel Mondiale di Formula 1 2019: peccato per Norris, solo 13esimo e fuori dalla zona punti.
In Giappone la Renault riesce a piazzare nella Top 10 entrambe le sue vetture: la prima è quella di Daniel Ricciardo, protagonista di una rimonta sensazionale dai bassifondi della classifica per via dell’eliminazione in Q1. L’australiano porta la sua RS19 fino al sesto posto, graziato anche dalla penalizzazione di Leclerc, mentre il compagno di squadra Hulkenberg ottiene l’ultimo punto disponibile con la decima posizione al traguardo.
Discreto weekend giapponese per la nostra Scuderia Toro Rosso, che arriva a punti grazie al talento di Pierre Gasly. Il francese termina la sua fatica all’ottavo posto sotto la bandiera a scacchi, nonostante un’entrata in prima curva fin troppo ambiziosa durante l’ultimo giro di gara nei confronti di Sergio Perez, che termina con il messicano nelle vie di fuga. Male, invece, Kvyat, mai veramente della partita a Suzuka e 12esimo al traguardo.
Sufficienza anche per la Racing Point, che porta a casa due punti iridati grazie al capitano Sergio Perez: il messicano tiene alto l’onore della sua monoposto portandola all’interno della Top 10, ma viene centrato sul più bello dalla Toro Rosso di Gasly all’ultimo giro. Fortunatamente non perde nulla perchè in quel momento il Gran Premio era praticamente già finito: per un momento, però, Perez ha sudato davvero freddo…
Prova incolore per il team Alfa Romeo Racing in quel di Suzuka: il migliore in qualifica è il nostro Antonio Giovinazzi, eliminato al termine della Q2 per un solo decimo di secondo, mentre in gara è il veterano Kimi Raikkonen a prendere in mano la situazione. Per Iceman, però, il risultato finale è tutt’altro che convincente: 14esimo sotto la bandiera a scacchi, poco più avanti al pilota di Martina Franca. In Messico serve un altro spirito.
Quasi invisibili le Haas in Giappone, se non fosse per il botto di Magnussen durante le qualifiche all’ultima curva prima del traguardo, che lo ha tagliato fuori già in Q1. Il suo compagno di squadra Grosjean, invece, riesce a centrare la Top 10 nel time attack… ma la gara è un’altra storia: il francese scivola al 15esimo posto sopravanzando di due posizioni il danese. Così non va.
Ad aprire le danze nelle qualifiche di Suzuka non è stato Hamilton, Vettel o Leclerc… ma Robert Kubica, protagonista di un contatto a muro subito dopo il suo primo outlap in Q1. Un incidente che costringe la Williams agli straordinari per rimettere a posto la FW42 numero 88, che alla fine riesce a schierarsi in griglia di partenza. Il risultato, tuttavia, è un’altra volta deludente: non contando il ritiro di Verstappen, Russell e Kubica sono un’altra volta i fanalini di coda del gruppo. Andrà meglio la prossima volta… o forse no?