Dalla Toro Rosso alla Red Bull… e ritorno: questa è, per il momento, la storia di Pierre Gasly in Formula 1, un’avventura entusiasmante fino all’inizio di questa stagione, quando il vivaio di Milton Keynes aveva puntato su di lui al fine di affiancare il già titolare Max Verstappen. Le grandi aspettative sul pilota francese hanno prodotto il risultato che si voleva evitare, ovvero il precoce licenziamento dalla scuderia di punta e la conseguente retrocessione nella squadra con base a Faenza, quella da dove tutto era cominciato.
Al suo posto arriverà il thailandese Alexander Albon, che ha esordito in Toro Rosso all’inizio del 2019: per lui questa sarà l’opportunità per dimostrare il suo valore al volante di una monoposto in continua crescita, che finora solamente Verstappen è riuscito a portare alla vittoria. L’intera vicenda, in ogni caso, ha scosso l’intero paddock del Circus iridato, come del resto ha fatto più volte nel corso della storia. Piloti come Jacques Villeneuve, il nostro Jarno Trulli, Daniil Kvyat, Alain Prost e tanti altri sono infatti stati protagonisti di situazioni simili, sostituiti a stagione in corso da altri talenti dell’automobilismo. Venite a scoprire con noi le loro storie!
Il primo licenziamento illustre dalla Formula 1 che vogliamo proporvi è quello di Andrea de Cesaris: pilota attivo tra gli anni ’80 e ’90, corse per la Ligier nel 1984 e nel 1985, quando però fu allontanato prima della fine della stagione. Il motivo? Secondo i vertici del team francese de Cesaris si era reso protagonista di una serie di incidenti che avevano danneggiato troppi telai, l’ultimo al termine del GP d’Austria. Andrea, in realtà, corse anche in quello d’Olanda, ma con stipendio dimezzato come rimborso per i danni causati dalla sua guida aggressiva.
Questa storia ha dell’incredibile: ci troviamo nella stagione 1989 e stiamo parlando del nostro Michele Alboreto, che in quell’anno era pilota titolare della Tyrrell. Nelle prime sei gare il pilota milanese era riuscito ad arrivare a podio nel GP del Messico, ma questo non bastò a mantenere in vita la sua avventura con il team inglese. La scuderia con base in Regno Unito era sponsorizzata dalla Camel, mentre Alboreto era sostenuto dalla Marlboro: i due sponsor evidentemente non potevano coesistere sulla monoposto britannica e quando Ken Tyrrell invitò Michele ad abbandonare la sua partnership con il marchio statunitense… arrivò la rottura definitiva. Sostituito dal promettente Jean Alesi, Alboreto rimase a piedi nel GP di Francia e in quello di Gran Bretagna ma si accordò ben presto con la Larrousse per il proseguo della stagione. L’assurdo? Che anche la vettura francese era sponsorizzata da Camel!
Nella stagione 1991 i rapporti tra Roberto Moreno e la Benetton stavano andando per il meglio… fin quando un certo Michael Schumacher non approdò in Formula 1 durante il GP del Belgio. Al tedesco venne concessa un’apparizione al volante della Jordan 191, con la quale ottenne il settimo tempo in qualifica battendo il compagno di squadra. La sua gara durò solo poche curve per la rottura della frizione sulla sua monoposto, ma la performance mostrata durante il weekend impressionò Flavio Briatore, all’epoca team manager della Benetton. Al punto che già dal GP d’Italia Schumacher venne ingaggiato dalla squadra italiana prendendo il posto proprio di Moreno, che intavolò un’azione legale liquidata a suo favore con 500mila dollari. Il brasiliano proseguì la stagione in Jordan per due gare e infine in Minardi, per poi passare nel 1992 sulla fallimentare Andrea Moda.
Il licenziamento più famoso nella storia della Formula 1 è sicuramente quello di Alain Prost dalla Ferrari. Dopo essersi assicurato il sedile sulla Rossa di Maranello anche per il 1992, il Campione del Mondo francese incontrò parecchie difficoltà nel guidare al meglio la sua 643 F1 con motore V12. Nel GP del Giappone arrivò la goccia che fece traboccare il vaso: Prost definì la sua Ferrari “un camion”, riferendosi alle noie allo sterzo dovute per la rottura dell’idroguida. La Scuderia del Cavallino Rampante non volle sentire ragioni e licenziò Prost in tronco, sostituendolo per il 1992 con il nostro Ivan Capelli, mentre per il conclusivo GP d’Australia del 1991 diede una chance a Gianni Morbidelli, che concluse al sesto posto la sua impresa sulle stradine di Adelaide.
Una storia con un destino già segnato. Anno 1993, team McLaren: il protagonista è Michael Andretti, figlio di quel Mario Campione del Mondo di Formula 1 nel 1978 con la Lotus. Il pilota statunitense fa faville in IndyCar, ma quando sale sulla MP4/8 motorizzata Ford… è un disastro: la sua stagione nella massima serie automobilistica è costellata di incidenti e culmina con un unico raggio di sole, un terzo posto nel GP d’Italia che sancisce la fine della sua storia nel Circus iridato. L’anno precedente, infatti, Ron Dennis aveva promesso a Mika Hakkinen un sedile in McLaren nel 1993 al fianco di Ayrton Senna: il dirigente sportivo britannico manterrà la sua parola liquidando Andretti proprio al termine della gara di Monza, mentre il pilota statunitense proseguirà la sua carriera nella categoria CART a stelle e strisce.
Un altro nome importante, quello di Jan Magnussen, padre di quel Kevin che oggi corre nel team Haas. Il pilota danese aveva dato prova delle sue abilità al volante di una monoposto nel 1994, quando dominò il Campionato inglese di Formula 3: un successo che gli permise di disputare il GP del Pacifico del 1995 a bordo della McLaren dell’infortunato Hakkinen, con la quale si piazzò decimo all’esordio in Formula 1. Una prestazione che non passò inosservata, al punto che nel 1997 fu ingaggiato dalla Stewart come titolare: dopo un primo anno visto come “rodaggio”, il team di Jackie Stewart decise di dare una seconda chance a Magnussen nel successivo 1998… anche se la sua sostituzione con Jos Verstappen era già nell’aria. Questa si concretizzò a partire dal GP di Francia, mentre quello del Canada fu l’ultima apparizione per Jan nella massima serie automobilistica. Ironia della sorte, proprio quando colse il suo miglior risultato di sempre, un sesto posto che gli valse il suo primo punto in Formula 1.
Il brasiliano da Matta debuttò in F1 agli albori della stagione 2003 grazie all’opportunità della Toyota: la sua stagione d’esordio fu discreta, con diverse apparizioni in Top 10 e due sesti posti come migliori risultati personali. Nel 2004 venne confermato, ma Cristiano dovette fare ben presto i conti con il compagno di squadra Olivier Panis: il francese era maturato molto rispetto all’anno precedente, al punto da battere Cristiano in quasi tutti gli appuntamenti iridati del 2004. Le scarse prestazioni rispetto al 2003 convinsero i vertici della Toyota a dare il benservito a Da Matta, che fu sostituito immediatamente con il nostro Jarno Trulli.
Dopo Alboreto, anche il nostro Jarno Trulli si è reso protagonista di un licenziamento anticipato a stagione in corso. Nel 2004, infatti, il pilota nato a Pescara era al suo terzo anno con la Renault, scuderia che portò al vertice centrando prima il terzo posto a Barcellona e poi il gradino più alto del podio nel GP di Monaco. Verso la fine della stagione, però, la tensione tra Trulli e il team manager Flavio Briatore salì alle stelle: l’imprenditore italiano accusò Jarno di non aver dato il 100% in ogni singola gara, soprattutto dopo che quest’ultimo aveva saputo che non avrebbe più corso in Renault una volta terminato il Campionato. Il decimo posto nel GP d’Italia di quell’anno fu il suo ultimo risultato con il team francese, che lasciò definitivamente in favore della Toyota per le ultime due gare della stagione.
Un altro licenziamento illustre è quello di Juan Pablo Montoya, arrivato in Formula 1 nel 2001 al volante della Williams motorizzata BMW. Il pilota colombiano passò in McLaren nel 2005, ma le sue difficoltà di adattamento alla monoposto Made in Woking furono subito evidenti. Nel 2006 i rapporti con il team andarono sgretolandosi, soprattutto dopo la controversia di Montoya che si infortunò, secondo le voci dell’epoca, a causa di un incidente motociclistico. Ron Dennis colse così la palla al balzo per imbastire il futuro della McLaren dal 2007 in poi, confermando Kimi Raikkonen assieme al nuovo arrivo dal nome Fernando Alonso. Nella stagione 2006 Juan Pablo corse fino al GP degli Stati Uniti, poi venne allontanato dal team di Woking vista la sua propensione a trasferirsi in NASCAR. Il suo sostituto temporaneo? Pedro de la Rosa.
Dopo l’allontanamento dalla McLaren di Michael Andretti, nessun’altro pilota statunitense ha più corso in Formula 1… fino all’arrivo di Scott Speed. Giunto nella massima serie iridata nel 2006 con la Toro Rosso, collezionò una serie di risultati deludenti ma, soprattutto, tanti ritiri per errori di guida che lo portarono spesso a muro. L’ultimo fu quello del GP d’Europa 2007, quando finì dritto alla prima curva per la pioggia battente: una volta tornato mestamente ai box l’americano si scontrò violentemente con l’allora team manager Franz Tost, dal quale ricevette anche un’aggressione fisica. Questo lo portò ad affermare di non trovarsi più bene con la Scuderia di Faenza, motivo per cui fu immediatamente licenziato e sostituito già dal successivo GP d’Ungheria da un giovanissimo Sebastian Vettel.
Vi dice qualcosa la parola “crashgate”? Stiamo parlando dell’incidente che caratterizzò la stagione 2009, la Renault, Flavio Briatore, Fernando Alonso… e Nelson Piquet Jr. Il figlio del tre volte Campione del Mondo brasiliano arrivò in Formula 1 nel 2008 grazie all’ingaggio con la Renault, una scuderia con la quale proseguì la sua crescita nel 2009… fino al GP d’Ungheria, quando venne licenziato a favore di Romain Grosjean per non essere stato all’altezza dei risultati che la scuderia francese si aspettava.
Alcune settimane dopo l’allontanamento dal team transalpino il pilota brasiliano sconvolse il mondo della Formula 1, affermando che nel GP di Singapore la Renault lo aveva obbligato a schiantarsi in curva 17 per favorire Fernando Alonso. In quel settore del circuito, infatti, non era presente la gru di servizio, quindi un incidente avrebbe fatto scendere in pista la Safety Car che, di conseguenza, avrebbe aiutato la rimonta dello spagnolo fino alla vittoria della gara.
Un annuncio shock che porterà la FIA a bandire la Renault dalla F1 per due anni, radiando nel contempo Flavio Briatore (già dimissionario dal ruolo di team manager del team francese) dal mondo delle corse e sospendendo Pat Symonds, ingegnere in forze alla squadra di Enstone, per cinque anni. Nessuna penalizzazione per i piloti coinvolti, mentre la radiazione di Briatore sarà successivamente sospesa dal tribunale di Parigi, che non lo ritenne direttamente responsabile di quanto accaduto nel GP di Singapore.
Dopo un 2010 in cui partecipò a soli cinque Gran Premi al volante di una Sauber, Nick Heidfeld aveva ormai perso le speranze nel partecipare anche alla stagione successiva… fino a quando la Renault non lo contattò per rimpiazzare l’infortunato Robert Kubica. Il polacco, che doveva essere titolare nel 2011 con la scuderia francese, era rimasto ferito nel rally di Andora prima dell’inizio del Campionato e questo aveva costretto il team di Enstone a cercare un suo sostituto. Nel confronto invernale tra Bruno Senna e Heidfeld la spuntò proprio il pilota tedesco, che nella sua fugace apparizione in giallo ottenne un ottimo terzo posto nel GP di Malesia e una promettente serie di piazzamenti a punti. La Renault, tuttavia, non era convinta delle prestazioni del tedesco né della sua scelta, che cambiò a partire dal GP del Belgio liquidando Nick con il collaudatore brasiliano.
Campione del mondo della GP2 nel 2014, Jolyon Palmer iniziò la sua avventura in F1 nel ruolo di terzo pilota della Lotus, ma la sua carriera da collaudatore finì presto con l’annuncio da titolare nel team Renault a partire dalla stagione 2016. Il pilota britannico non ha mai brillato in fatto di risultati, ma ha proseguito la sua scalata nella massima serie automobilistica fino al GP del Giappone 2017… quando i vertici del team di Enstone decisero di licenziarlo in favore dello spagnolo Carlos Sainz Jr. Come è stato per Jan Magnussen, proprio quando stava iniziando a prendere le misure alla sua RS17…
E l’ultimo “bocciato” è… Daniil Kvyat. Il pilota russo era stato promosso dalla Toro Rosso alla Red Bull per la stagione 2015… ma la sua avventura nel top team è durata solamente un anno e qualche gara. Ad inizio 2016 Daniil ottiene un terzo posto in Cina messo in discussione da Sebastian Vettel, con il quale arriverà realmente al contatto nel Gran Premio successivo, quello di Russia. Kvyat tampona il tedesco alla prima curva e lo finisce qualche centinaio di metri dopo, in una manovra che sancirà la sua retrocessione in Toro Rosso. Con il “B team” continuerà fino a tre quarti del 2017, precisamente fino al ritiro nel GP di Singapore.
Il suo sedile sarà occupato da Pierre Gasly per il proseguo della stagione, ma Daniil tornerà per una singola apparizione (che terminerà a punti) nel GP degli Stati Uniti, dopodichè sarà sostituito definitivamente dal neozelandese Brendon Hartley. La sua avventura in Formula 1, fortunatamente, non è ancora ai titoli di coda, dal momento che Helmut Marko gli ha dato un’ulteriore opportunità quest’anno facendolo tornare ancora una volta in Toro Rosso… peccato che alla fine è stato Albon ad essere promosso in Red Bull!