Phillip Island- Il motomondiale non si ferma mai, nemmeno quando le moto diventano solo pezzi di ferro chiusi in un box. Da qualche parte c’è sempre un gruppo di ingegneri che si scervella per trovare la giusta soluzione, che calcola e studia ogni cifra per migliorare un mezzo già perfetto.
La MotoGP è pronta per il 2016, ma bisogna capire fino in fondo il software unico, il funzionamento delle gomme e quale scelta fare a livello di telaio e motore. Scelte che per qualcuno saranno pesanti, per qualcun’altro meno.
Phillip Island è sempre stata una pista molto veloce, le MotoGP riescono a scorrere in fretta ed a scegliersi le linee, per finire poi l’asfalto ha sempre rappresentato una sfida per il fornitore di pneumatici.
A qualche anno dal rifacimento del manto però, il problema del deterioramento dovrebbe essere stato superato. Forse la pista australiana non è la più adatta a settare una moto per l’intera stagione -il tracciato è piuttosto atipico- ma farà lavorare le 4 cilindri a temperature molto diverse (più fresche) rispetto a Sepang, e metterà alla prova l’elasticità del propulsore.
Yamaha cerca conferme
Se dicessimo che Sepang è una pista favorevole alla Honda, allo stesso modo dovremmo dire che Phillip Island lo è alla Yamaha. La prima ha ripartenze fulminee, un doppio rettilineo e staccate profondissime, la seconda è più veloce, continua ed armonica. La Casa dei Tre Diapason quindi arriva sul tracciato Australiano per riconfermarsi come la squadra da battere e per sviare gli ultimi dubbi dei piloti -orientati verso il telaio 2015- su quale configurazione della moto scegliere.
Per Jorge si tratterà di una riconferma, mentre Valentino dovrà ricucire lo strappo (circa +0.900) dal compagno di squadra. Tuttavia i due piloti Yamaha possono stare relativamente tranquilli e concentrarsi sui dettagli.
Ducati raccimola i pezzi
la nuova Desmosedici GP è quello che si dice una moto nata bene, che però deve fare ancora tanta strada (letteralmente) prima di poter competere con le giapponesi in testa alla classifica. I dati raccolti dai collaudatori e le impressioni dei due Andrea dovrebbero dare una mano, ma per ora è importante che Dovizioso ritrovi la velocità per stare con il compagno di squadra.
Stoner non farà da collaudatore per questa sessione, rischierebbe di fare il primo tempo e dare indicazioni poco utili alla squadra, o comunque di demotivare i piloti ufficiali. A Ducati mancano ancora dei pezzi del puzzle, ma se riescono a trovarli…
Honda insegue
La Casa dell’Ala non sta andando male, al momento infatti il Team Repsol è a pochi decimi dalla Yamaha M1 di Valentino Rossi ma c’è anche da dire che ha più di un secondo da quella di Lorenzo. Il “problema” è che il merito è soprattutto dei piloti.
La RC213V non si guida facilmente, e l’evoluzione delle Michelin non sta dando una mano. Per guidare sopra i problemi ci vuole talento ed in Honda HRC lo hanno, ma difficilmente basterà per vincere il mondiale. Probabilmente Honda troverà la giusta alchimia entro il Qatar, ma di certo a Tokyo hanno di che preoccuparsi.
A Suzuki manca poco
la Casa di Hamamatsu ha bisogno di due cose: un motore più potente ed il cambio seamless anche in scalata. Se pensiamo che quest’ultimo ha risollevato la Yamaha rendendola competitiva dopo anni di dominio Honda, che lo aveva già, è chiaro che vada messo nella lista di cose da fare.
Dopodiché i piloti ci sono (almeno quest’anno) e la GSX-RR ha dato prova di essere una moto valida. Speriamo che gli uomini di Davide Brivio avranno già le soluzioni pronte, perché sarebbe bello vedere altre due moto in lotta per il podio.
I tre giorni di test cominciano domani 17 febbraio, e vi aggiorneremo in diretta. Anche se i tempi saranno poco indicativi, siamo comunque curiosi di vederli. Un pronostico? Lorenzo prende la prima giornata, Marquez la seconda. La terza la vediamo contesa tra il maiorchino ed Andrea Iannone…