Nove Titoli Mondiali, di cui sette in MotoGP, 402 Gran Premi disputati, 115 vittorie, 234 podi, 65 pole position e 96 giri veloci: questo l’impressionante palmares del nostro Valentino Rossi, pilota MotoGP della classe regina che ha iniziato a militare nel Motomondiale nel 1996 in sella a un’Aprilia 125. Un esordio convincente quello con il team privato AGV, che gli permise di dominare la classe ottavo di litro l’anno successivo, per poi ripetere lo stesso copione due anni più tardi in 250. Nel 2000, infine, il salto di categoria in MotoGP con le mitiche 500 due tempi, sostituite dal 2002 con i prototipi a quattro tempi.
Da allora il Dottore ha sfidato in sella alle sue Honda, Yamaha e Ducati Campioni provenienti da tutto il mondo, molti dei quali hanno in comune il fatto… che hanno appeso il casco al chiodo molto prima di lui. Nonostante i suoi 40 anni di età, Valentino infatti ha ancora intenzione di continuare a correre e dimostrare che il suo talento e la sua fame di vittoria sono ancora intatti.
All’esordio nella classe 500, uno dei maggiori ostacoli che Valentino Rossi incontrò sulla sua strada per il primo Titolo Mondiale nella classe regina si chiamava… Alex Crivillè. Già iridato in 125, il pilota spagnolo fu il compagno di squadra del mitico Mick Doohan nel team Honda Repsol ufficiale, che portò sul tetto del mondo nel 1999, proprio nella stagione in cui il Dottore trionfò in 250. Poi, però, la sua carriera finì nel giro di un paio di anni: Alex si ritirò al termine della stagione 2001, a causa di una grave forma di epilessia che non gli permise di continuare anche nel Campionato successivo, quando in realtà aveva già un contratto firmato con il team D’Antin.
Oltre a Crivillè, l’altro problema che Valentino Rossi incontrò all’esordio nella classe 500 portava il nome di Kenny Roberts Jr. Figlio del tre volte iridato con la Yamaha nel 1978, nel 1979 e nel 1980, Roberts Junior riuscì nella stagione 2000 a beffare il Dottore per soli 49 punti, ottenuti grazie a quattro vittorie ed altrettante apparizioni a podio. In quella stagione il pilota statunitense riportò in alto l’onore della Suzuki, cosa che non gli riuscì negli anni successivi: nel 2006 passò nel team gestito da suo padre, per poi ritirarsi definitivamente nel 2007 a Campionato in corso, quando venne sostituito dal fratello Kurtis.
Quando si parla di Valentino Rossi non si può non parlare del suo storico rivale: Max Biaggi. Il “Corsaro” entrò in competizione con il Dottore già dai tempi della 125, passando per la 250, la 500 e infine la MotoGP: dopo anni di furiose battaglie in pista, Biaggi ottenne nel 2005 la mitica Honda Repsol di Rossi, ma rispetto ai primi anni 2000 l’allora RC211V non era più così competitiva come lo era stata nelle mani di Valentino. Nonostante i quattro titoli nella quarto di litro, a Max toccò il passaggio nel Mondiale Superbike, dove centrò per ben due volte il Titolo Mondiale in sella alla RSV4 ufficiale costruita dal reparto corse Aprilia Racing.
Un altro mito del Motomondiale: Casey Stoner. Cresciuto in fretta tra le 125 e le 250, il pilota australiano fece il suo debutto in MotoGP nel 2006, mentre nel 2007 passò alla Ducati conquistando il Titolo Mondiale all’esordio sulla Rossa di Borgo Panigale. Uno smacco per Valentino Rossi, che replicò l’anno successivo con quel celebre sorpasso al cavatappi di Laguna Seca: da quel momento il periodo in Ducati per Stoner diventò difficile e complesso, al punto da costringerlo a passare in Honda nel 2011 dove tornò immediatamente sul gradino più alto del podio. Al termine del 2012, invece, la decisione ultima di appendere il casco al chiodo, all’età di soli 27 anni.
L’ultimo in ordine di tempo a ritirarsi dalla MotoGP è stato Jorge Lorenzo, uno degli ultimi veri avversari di Valentino Rossi nella classe regina. Due volte Campione del Mondo della 250 e tre volte iridato nella top class sempre in sella alla Yamaha, Lorenzo è sempre stato un pilota puro e genuino, che ha saputo dare del vero filo da torcere al nostro Dottore. Con il passaggio in Honda al fianco di Marquez, però, la sua magia si è improvvisamente spenta, convincendolo a ritirarsi all’età di soli 32 anni.
Un altro spagnolo, un altro grande rivale del nostro Valentino Rossi: ecco Daniel Pedrosa, tre volte Campione del Mondo in 125 e in 250 e uomo di punta della Honda fin dal suo esordio in MotoGP. Secondo la Casa dell’Ala Dorata Pedrosa avrebbe dovuto essere l’uomo della rinascita del team Repsol dopo gli ingenti successi del Dottore nei primi anni 2000… ma Daniel, purtroppo, riuscì solamente a sfiorare il tanto agognato Titolo Mondiale. Al termine del 2018, dopo l’ennesimo infortunio, ha deciso di rinunciare alla sua carriera agonistica, concentrando le proprie forze in veste di tester per il team ufficiale KTM.
Un pilota molto concreto che, almeno nel Motomondiale, ha raccolto molto poco: questo è in poche parole lo spagnolo Carlos Checa, attivo fin dal 1993 in 125 e in 250. Per lui il 1996 portò il debutto in 500, mentre nel 2002 salì in sella ai prototipi da MotoGP con la Yamaha. Nel 2005 accettò la sfida della Ducati assieme a Loris Capirossi, ma per lui il futuro diceva solamente una cosa: Superbike. Grazie all’ingaggio del team Ten Kate Honda, nel 2008 Checa passò alle derivate di serie, dove trovò il successo in sella alla Ducati del team Althea, centrando il suo primo (e unico) Titolo Mondiale in carriera nel 2011. La sua favola da pilota professionista, purtroppo, finì anzitempo nel 2013, per una caduta dalla sua Ducati 1199R.
Un altro grande del Motociclismo italiano, un altro avversario per il nostro Valentino Rossi. Stiamo parlando di Loris Capirossi, iridato nel 1990 e nel 1991 in sella alle Honda 125 e nel 1998 con l’Aprilia 250. Fu il pilota di punta sul quale la Ducati puntò praticamente tutto per il suo esordio nella top class, dove gli affidò la prima versione della mitica Desmosedici. Una moto molto difficile da interpretare, ma che portò sul gradino più basso del podio già nella seconda gara del 2002 in Sudafrica. Nella classe regina Capirossi ha centrato solo sette vittorie, ritirandosi nel 2011 per entrare a far parte della Direzione Gara della MotoGP come rappresentante della Dorna.
Tra gli altri avversari di Valentino Rossi, ecco un francese dall’animo forte e determinato: il suo nome è Olivier Jacque, Campione del Mondo della 250 nel 2000 e sempre grande interprete delle cilindrate minori del Motomondiale. Una qualità che non riuscì a concretizzare anche in MotoGP, dove il suo miglior piazzamento è stato il secondo posto nel 2005 in sella alla Kawasaki.
Gli appassionati lo conoscono come il tre volte Campione del Mondo della Superbike che trionfò con tre diversi modelli di Ducati: in sella alla 998 nel 2001, con la 999 nel 2006 e con la 1098R nel 2008. Ma Troy Bayliss, in realtà, è stato l’eroe dei due mondi: dopo aver fatto a carenate con Colin Edwards tra le derivate dalla serie, l’australiano passò in MotoGP al fianco di Capirossi con la Ducati Desmosedici, una moto con la quale non ottenne mai un grande feeling. Dopo una stagione opaca in Honda nel 2005, Bayliss tornò in SBK per poi accettare al termine del 2006 la proposta di Borgo Panigale di correre l’ultima gara di Valencia: un Gran Premio che vinse a mani basse e che sottolineò l’immenso talento di questo grande Campione.
E’ stato l’amico-nemico di Troy Bayliss in Superbike, dove arrivò sul gradino più alto del podio nel 2000 e nel 2002, per poi distinguersi nelle gare di durata vincendo per ben tre volte la 8 Ore di Suzuka. Con un palmares di questo tipo, la strada per la MotoGP fu praticamente spianata per il texano Colin Edwards, che militò nella top class del Motomondiale dal 2003 fino al 2014, quando decise di appendere il casco al chiodo all’età di 40 anni.
Campione della Superbike nel 2009 all’esordio assoluto con la nuovissima Yamaha YZF-R1 a scoppi irregolari: questo è quanto gli appassionati portano nel cuore quando si parla di Ben Spies, pilota americano poi passato in MotoGP prima in sella alle Yamaha private e poi, nel biennio 2011-2012, a bordo di quelle ufficiali di Iwata. Con queste ottenne la sua prima (e unica) vittoria nella top class, nel GP d’Olanda di Assen del 2011. A causa di alcune brutte cadute nel 2013, quando passò in Ducati, Ben però prese la decisione di chiudere in anticipo la sua carriera agonistica, all’età di soli 27 anni.
Un Campione incompiuto: niente di più azzeccato per il nostro Marco Melandri, iridato nel 2002 con l’Aprilia 250 che gli aprì le porte l’anno successivo in MotoGP. Ma se nelle classi minori “Macho” si era distinto alla grande, nella top class le cose non andarono propriamente per il verso giusto: nonostante il risultato di Vice-Campione del Mondo nel 2005, Melandri si è sempre trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, soprattutto negli ultimi anni della sua carriera in Kawasaki e in Aprilia. Nel Mondiale Superbike la situazione è migliorata: qui ha ottenuto molte soddisfazioni in sella a Yamaha, BMW, Aprilia e Ducati, ma è nel 2019 la sua decisione ultima sulla sua carriera. Nonostante i buoni propositi di riportare in auge la Yamaha R1, Marco ha deciso di appendere il casco al chiodo per dedicarsi ad altri aspetti della sua vita.
Campione del Mondo della Moto2 nel 2011 e una carriera nella top class culminata con il secondo posto di Laguna Seca nel 2013. Questo è Stefan Bradl, un pilota che negli ultimi anni si è diviso tra il team Yamaha Forward, l’Aprilia e alcune apparizioni in sella alla Honda, soprattutto quest’anno quando è stato chiamato per sostituire l’infortunato Jorge Lorenzo a bordo della RC213V ufficiale del team Repsol. Oggi è il tester ufficiale della Casa dell’Ala Dorata in MotoGP.
Una vita nel Mondiale Superbike, culminata nel 2004 con la vittoria del Titolo in sella alla Ducati ufficiale e nel 2007 con la Honda del team Ten Kate. Grazie a questo risultato James Toseland è poi passato in MotoGP, ma come altri Campioni ha avuto un trascorso difficile in sella ai prototipi del Motomondiale. Nonostante alcuni buoni piazzamenti, Toseland decise di tornare in SBK prima in Yamaha e poi in BMW. Nel 2011, tuttavia, arrivò l’annuncio del suo ritiro dalle corse, per le brutte condizioni del suo polso destro.
Ultimo Campione della 250 nel 2009, Hiroshi Aoyama ha ottenuto le sue maggiori soddisfazioni proprio nella quarto di litro: il passaggio in MotoGP nel 2010 con la Honda del team Interwetten, infatti, fu più doloroso che altro, visto che nel warm up del GP di Gran Bretagna rimediò la frattura della dodicesima vertebra dorsale che gli costò la partecipazione ad altri quattro Gran Premi. In seguito è stato arruolato come tester della Honda, impiegato anche come sostituto di piloti infortunati come Daniel Pedrosa e Jack Miller fino al 2017, anno in cui ha deciso di ritirarsi definitivamente.