Superbike 2012
Una stagione emozionante chiude i primi 25 anni di Superbike, il campionato del mondo riservato alle moto derivate di serie.
Certo avranno soluzioni all’avanguardia ma rimangono sempre moto di serie, dedicate alla circolazione su strade pubbliche. Ed infatti ti possono lasciare in mezzo la pista nel momento di maggior spinta. Tom Sykes ne sa qualcosa per esempio.
Quello di straordinario è il fattore umano, che nel bene e nel male ha condizionato le sorti del 25° mondiale SBK: perché su queste moto di serie sfrecciano sui circuiti di tutto il mondo ci sono piloti senza paura, aggrappati alle manopole e ficcati sotto il cupolino. Pochi sono perfetti e nemmeno in perpetuo, molti sbagliano e poi i conti si fanno alla fine per vedere che non tornano, mentre tornano solo per uno. Il campione del mondo. Mai come quest’anno la sfida è stata aperta, con tre due piloti che si sono scambiati la vetta della classifica ed uno alle loro spalle a insidiarli. Ha vinto il pilota che ha sbagliato meno e che è stato più regolare.
E le pagelle di oggi non possono tenere in considerazione tutta la stagione 2012.
Max Biaggi: voto 10 e lode.
41 anni passati. Quattro titoli mondiali (consecutivi) vinti nel Motomondiale nella classe 250 (1994-1995-1996 con Aprilia, 1997 con Honda), un titolo mondiale in Superbike (2010, Aprilia). Alla sua età, Massimiliano Biaggi ha ancora fame e corre come un ragazzino, con una caratteristica in più: la saggezza. Nel corso della stagione ha saputo accontentarsi, fare cassa senza andare alla caccia del jackpot. Quei tre punti conquistati al Nürburgring arrivando 13° dopo la caduta in avvio di gara2 si sono rivelati fondamentali (e hanno dimostrato la sua caparbietà), come quel mezzo punto nel caos piovuto sopra Monza. Tante piccole cose che fanno da fondamenta ad una stagione iniziata non proprio nel peggiore dei modi: bisogna ricordare infatti che al termine della stagione scorsa Max ha perso il suo team. E quest’anno aveva una squadra nuova messa su da Aligi Deganello, reduce dal dramma di Marco Simoncelli, che si è composta solo a dicembre e con poco tempo per prepararsi e conoscere la RSV4. Il Corsaro però si è dimostrato all’altezza del suo soprannome: impavido.
È stato il primo pilota italiano a vincere un mondiale Superbike. È il primo italiano, dopo Magny-Cours, a vincere due titoli mondiali Superbike.
Vince il titolo per mezzo punto. Ma la differenza è molto più ampia.
Aprilia: voto 10 e lode.
La moto campione del mondo, l’Aprilia RSV4, ha esordito nel mondiale SBK nel 2009 e conquista un 4° posto (con Max Biaggi). Nel 2010 vince il titolo mondiale piloti e costruttori. Si ripete quest’anno, con una doppietta che conferma la storia racing della casa di Noale.
Oggi Aprilia è il marchio italiano ed europeo più vincente tra tutti quelli in attività avendo conquistato nella sua giovane carriera ben 51 titoli mondiali: 38 nel Motomondiale (20 nella 125 e 18 nella 250), 4 in Superbike (Piloti e Costruttori nel 2010 e nel 2012) e 9 nelle discipline Off Road (7 nelle Supermoto e 2 nel Trial).
Nel Motomondiale Aprilia ha vinto ben 294 Gran Premi mentre in SBK ne ha conquistati 28 (con altri 67 podi).
E tutto questo in una storia decisamente breve, essendo Aprilia un marchio giovane che ha esordito nel Motomondiale solo nel 1985 in 250 e nel 1987 in 125 ed in Superbike nel 1999 (fino al 2002, per poi tornare nel 2009).
Ancora più stupefacente è il palmares del Gruppo Piaggio che assomma in sé altri magnifici marchi sportivi quali Moto Guzzi, Gilera e Derbi. Questi, insieme ad Aprilia arrivano alla cifra di 101 titoli mondiali, così divisi: Aprilia 51, Gilera 14, Moto Guzzi 15 e Derbi 21.
Tom Sykes: voto 10+.
Ammettiamelo: una stagione così non se l’aspettava nessuno. Purtroppo il pilota inglese non ha avuto una moto affidabile, come si è visto nell’emblematica fumata di Portimao nei primi giri di gara2. Sykes ci ha messo anche del suo portando la sua Kawasaki ZX-10R e le gomme al limite, lasciando strada agli avversari negli ultimi giri delle gare. Ma questo gran manico è l’impersonificazione dello spirito che in Superbike si vuole vedere: aggressivo in pista e sorridente fuori, comunque vada. Generoso perché non dimentica lo sfortunato compagno di team, Joan Lascorz, dedicandogli il casco (all’asta su e-Bay) del GP di Francia. Lo aspettiamo nel 2013. Sperando non abbia gettato alle ortiche una opportunità!
Superbike: voto 10.
Stagione bagnata, stagione fortunata. Circa. Non si ricordano tante gare corse sotto la pioggia come in questo avvincente 25° campionato del mondo SBK. La pioggia ha portato pericoli e polemiche (vedi Monza) ma ha reso ancora più emozionanti i gran premi, condizionando le scelte di team e piloti sugli pneumatici. Poi ci hanno pensato loro, i veri protagonisti, i piloti, decidere le sorti del mondiale, vissuto fino all’ultimo giro col cuore in gola. Adesso è dura aspettare febbraio 2013!
Sylvain Guintoli: voto 8.
Abbandonato da un team che partiva con quattro piloti quattro per poi sparire a fine stagione, dimostra tutto il suo valore su un altra Ducati 1198, quella del Pata Racing Team. Vince con merito gara1 a Magny-Cours davanti al suo pubblico, la sua terza vittoria stagionale. Conquista anche due superpole. Ancora non si sa che sella avrà sotto la tuta l’anno prossimo, ma lui parla già di una buona moto.
La7: voto 7
Ci permette di seguire in chiaro lo spettacolo della SBK senza parabole dal 1998. In questi ultimi due anni ha dimostrato qualche battuta a vuoto con differite ed inopportuni tg. Ma c’è sempre stata. Purtroppo le (il)logiche aziendali faranno perdere alla tv del gruppo Telecom (forse, per poco ancora) un prodotto molto interessante che Mediaset si è aggiudicato per tre anni.
Luigi Vignando ci ha messo la passione, Mauro Sanchini la competenze tecnica, Fabrizio Calia quasi ci rimette la vita con le sue interviste nei momenti più catartici. Sara Santini è il volto femminile pulito di uno sport bellissimo. Non si sa ancora quale sarà il loro futuro. Ma hanno legato la SBK alle loro voci e non è poco.
Chaz Davies, Leon Camier, Eugene Laverty: voto 7.
Perché hanno fatto vedere che ci sono anche loro. Arrembanti e giovani promesse, hanno tutto per meritare le luci della ribalta. Davies l’anno prossimo sarà compagno di team di Marco Melandri, Camier prima guida e Laverty ancora al fianco di Biaggi (o prima guida?). La Superbike ha il futuro assicurato (se non vorranno bruciarsi in MotoGP).
Carlos Checa: voto 6.
Il campione del mondo abdica senza lottare. Forse la sfida non è giocata con le stesse armi, c’è la storia dei 6 chili che ha imperversato per tutti i test pre-stagione e per le prime gare. Forse hanno depresso lo spagnolo, chi lo sa!? Però non è il Checa che siamo abituati a vedere: fa una bella prima parte di stagione poi sparisce. Cade spesso ma soprattutto non lotta. Forse perché sa di non poter essere competitivo. Ma non ci si deve arrendere.
Cionni Rea: voto 5,5
Ormai si fa chiamare così anche lui. Per la simpatia è da 10. Peccato che ai meccanici che si sbattono tanto ai box non regali le stesse emozioni. In gara1 era in testa con un margine enorme su Sykes e compagnia. Ma incurante delle condizioni del tracciato ha pensato di spingere ed il simpatico nord irlandese non poteva che stendersi. Mossa utile solo per concentrare l’attenzione sulla nuova colorazione della sua Honda CBR 1000RR Fireblade (visto che Ahoyama non da una mano in questo). Per fortuna che in gara2 la pista si asciuga ma la foga e la voglia di Sykes sono incolmabili ed il biondo sbarazzino si deve accontentare del 2° posto.
Marco Melandri: voto 5
Potremmo anche essere più cattivi, perché il pilota BMW ha dilapidato un vantaggio con due doppi 0 punti che ad un esperto come lui non devono capitare. Forse non è abituato a stare in vetta e le vertigini gli hanno giocato un orribile scherzo. Certo che dal morale alle stelle è precipitato. È stato protagonista per tutta la stagione, purtroppo non sempre come voleva. Forse come Sykes si è l asciato scappare un’ottima opportunità. Da Melandri ci si aspettava tutt’altro. Speriamo abbia capito la lezione, che si prenda una pausa. Oltre al fisico, c’è da sistemare anche il morale.