Dopo il freddo glaciale della Svezia, che ha visto Citroën Total Abu Dhabi WRT conquistare il primo podio del 2018, il Campionato del Mondo Rally attraversa l’Atlantico per ritrovare un clima più mite e l’altitudine del Messico, teatro della terza prova dell’anno, che segna l’atteso ritorno della coppia Sébastien Loeb–Daniel Elena al fianco di Kris MeekePaul Nagle, con l’obiettivo di confermare il promettente inizio di stagione.
L’esperienza fa la differenza, ed è particolarmente vero per il Rally del Messico. Le sue caratteristiche sono talmente difficili da riprodurre nelle prove europee, che bisogna aver accumulato parecchi chilometri per puntare alla vittoria. L’altitudine e le temperature spesso estive sottopongono le auto ad uno stress diverso da qualsiasi altra prova. Con sette vittorie su tredici edizioni disputate nel WRC, Citroën Total Abu Dhabi WRT ha l’esperienza necessaria per ottenere buoni risultati nel terzo appuntamento della stagione, il primo su terra. Soprattutto perché a correre saranno Kris Meeke-Paul Nagle, autori del successo del Marchio dello scorso anno, e Sébastien Loeb-Daniel Elena, che qui hanno vinto nel 2006, 2007, 2008, 2010, 2011 e 2012.
Se all’inizio ha approfittato dell’ordine di partenza per portarsi al comando nell’edizione dello scorso anno, nelle fasi successive Kris Meeke ha controllato la corsa ed ha combattuto duramente per regalare la prima meritatissima vittoria alla C3 WRC, nonostante il grande spavento degli ultimi metri. Una dimostrazione del livello di competitività di questa coppia di piloti che fa sperare che quest’anno riusciranno a confermare il trend positivo dell’inizio della stagione. La situazione sarà leggermente diversa per Sébastien Loeb, che a 44 anni tornerà per il primo round di un mini programma che comprende altri due appuntamenti (Corsica e Catalunya). Con un ultimo rally WRC che risale al Monte Carlo 2015 e un’ultima stagione completa nel 2012, il nove volte campione del mondo di questa disciplina, nonostante sia sempre particolarmente attivo, rischia di subire la mancanza di allenamento alla guida, della conoscenza delle speciali e dell’ultima generazione di WRC, il tutto con concorrenti sempre più agguerriti. Ma un talento del genere può riservare molte sorprese in una prova che ama tanto…
I tracciati locali sono ben noti per la loro varietà, per la possibilità che offrono agli equipaggi di esprimersi al meglio, ma anche per lo strato di pietrisco che si crea con il passare delle auto. Per questo è importante fare un buon risultato già al primo giorno. E in quest’ottica, la scelta degli pneumatici diventa determinante. Con un’usura inferiore al solito, dovuta sia a un fondo sabbioso sia alla potenza ridotta delle auto, e con un caldo intenso, i team restano sempre in dubbio tra le gomme dure Michelin e le omologate morbide. Una complicazione in più, per una prova che ne presenta già molte!
Con un’altitudine media di 2.200 metri, il punto più alto a 2.737 metri, e una temperatura che spesso si avvicina ai 25 gradi, il Messico è una gara senza paragoni, che mette a dura prova l’affidabilità dei motori. In queste condizioni, la rarefazione dell’ossigeno richiede un’attenzione particolare al raffreddamento del motore, ma anche dei componenti idraulici e dei freni, lavorando in particolare sui volumi dei radiatori utilizzati. L’altro effetto negativo riguarda la perdita di potenza, che ogni anno i tecnici cercano di risolvere ottimizzando la cartografia del motore durante le sessioni di prova a certe altitudini e sul banco di prova. Tutto ciò perché in questo periodo dell’anno le aree europee oltre i 2.000 metri di altitudine hanno temperature inferiori allo zero, anziché superiori ai venti gradi.