La recente pandemia di COVID-19 ha influito notevolmente sul lavoro da remoto, con le grandi aziende disposte a concedere maggiore flessibilità ai propri dipendenti. Tuttavia, soprattutto nell’ultimo anno, molte di queste stanno ritornando sui propri passi e a preferire alla presenza in sede. C’è chi, invece, va in controtendenza: stiamo parlando di Arval Italia, che estende addirittura i giorni di “smart working” ai propri collaboratori.
L’obiettivo della realtà facente parte del Gruppo Bnp Paribas è quella di migliorare l’equilibrio vita-lavoro e tutelare le famiglie e la genitorialità. Il nuovo Contratto Integrativo Aziendale siglato da Arval Italia insieme alle parti sociali (Fisascat Cisl e Filcams Cgil e le rispettive delegazioni) sarà in vigore fino al 2027 e coinvolgerà i quasi 1.200 collaboratori delle sedi di Assago (Milano), Roma, Scandicci (Firenze) e Verona.
Francesco Sbrascini, Direttore Risorse Umane e Segretario Generale di Arval Italia, spiega brevemente questa scelta: “Siamo partiti dall’ascolto delle esigenze dei nostri collaboratori, che chiedevano in primis una maggiore responsabilizzazione e flessibilità nella gestione del proprio tempo: abbiamo quindi puntato sull’estensione dello smart working e soprattutto su una maggiore flessibilità.”
Nel nuovo contratto integrativo sono previsti 128 giorni di lavoro da remoto all’anno: 10 giornate mensili, già previste in precedenza ma ora fruibili con più flessibilità, più altre quattro per ciascun semestre.
Nel periodo estivo (giugno, luglio e agosto), l’orario di lavoro sarà ridotto da 40 a 38 ore settimanali, senza alcuna riduzione della retribuzione.
Tra le altre novità, Arval Italia riconosce il 100% della retribuzione per il congedo parentale facoltativo, contro il 30% previsto dalla normativa italiana e rispetto all’80% nel precedente accordo contrattuale aziendale.
Inoltre, ci sarà un bonus di 600 euro per la nascita, l’adozione o l’affido dei figli e un ulteriore bonus di 400 euro per matrimonio o inizio di una convivenza.
Viene garantito anche il part-time fino al terzo anno del bambino al genitore che ne fa richiesta e si può chiedere un contribuito per l’iscrizione del figlio all’asilo nido. Ci sono poi i permessi retribuiti per nascita, adozione o affidamento di un minore, per l’inserimento dei figli al nido o alla scuola materna, oltre che per figli affetti da problemi di apprendimento, congedi per malattia dei figli o di parenti di primo grado.