Prova su strada Eccoci dunque al momento della verità, pronti a calarci nell’abitacolo della nuova Mito sull’asfalto ricco di storia dell’autodromo di Monza. La cromatissima maniglia della portiera scatta prontamente, ci sediamo nell’abitacolo e la richiudiamo. La prima impressione è di grande solidità. Bello il volante a tre razze, rivestito in morbida pelle così come la leva del freno a mano e il comando del cambio. A fianco del cambio troviamo il manettino dell’Alfa DNA, di cui parleremo diffusamente in seguito. Il quadro strumenti è ben leggibile e completo, mentre la console centrale sfoggia una finitura color alluminio. Nella parte superiore troviamo la radio CD MP3 parte del sistema Bose montato sulla vettura, più in basso i comandi del clima bizona. Non ci sono troppi tasti, ci sono quelli giusti e sono tutti ben raggiungibili. Le plastiche usate sono morbide al tatto, di qualità ineccepibile. La posizione di guida è comoda e sportiva, i sedili avvolgenti trattengono bene i fianchi senza risultare scomodi, anzi. Rivolgendo lo sguardo indietro si ha l’impressione di un discreto spazio per i passeggeri posteriori, considerate le dimensioni della vettura. E’ giunto il momento di avviare il motore della nostra Mito 1.4 turbo da 155 cavalli: la risposta è un rombo cupo e aggressivo, non troppo invadente ma avvertibile. Musica per le orecchie di un alfista, frutto di un attento studio del ‘sound’ da parte dei tecnici Alfa. La leva del cambio è corta, gli innesti secchi e contrastati quanto basta: in linea con quanto si richiede a un comando sportivo. La progressione del 1.4 turbo è briosa e costante, grazie ai 155 puledri coadiuvati dalla buona spaziatura dei rapporti e dal peso molto contenuto della Mito. In curva l’ottimo autotelaio derivato dalla Grande Punto lavora in perfetta simbiosi con le nuove sospensioni con molle di rimbalzo. L’elettronica vigila con discrezione sulla dinamica della vettura grazie al differenziale Q2 elettronico e al DST. L’Alfa DNA alla prova dei fatti si dimostra un sistema capace di adattare veramente la dinamica della vettura allo stile di guida desiderato dal pilota. Niente operazione di marketing insomma. Spostando il smanettino da Normal a Dynamic il comando dello sterzo si fa più pronto, l’acceleratore più reattivo e cambiano in chiave sportiva i parametri del Dynamic Stability Control (comunemente noto come ESP). Il limite di aderenza degli ampi pneumatici montati su cerchi da 17 pollici sono decisamente alti. La piccola di Arese sa affrontare le curve con grinta e decisione. Esente da rollio, presta il fianco solo ad un accenno di sottosterzo entrando in curva a ritmi molto elevati, comportamento fisiologico per una trazione anteriore. L’assorbimento delle asperità è discreto, anche se efficacia e precisione rimangono il fine ultimo della Mito. Scendiamo dalla vettura con una tangibile voglia risalirci subito, pronti a inanellare qualche chilometro. Questo in sintesi è stato il nostro primo contatto con l’Alfa Romeo Mito, vettura che non mancherà di attrarre a sé alfisti in erba e di vecchia data, forte del primato tecnico ed emotivo del blasonato marchio italiano.