Ce lo eravamo augurato quando avevamo annunciato i rincari autostradali: “Chissà che, così com’è stato per l’abolizione delle Provincie, anche le nuove tariffe autostradali scompaiano con un tocco di bacchetta magica dalla notte alla mattina” scrivevamo il 4 giugno. Un po’ in ritardo ma c’è stato il colpo di bacchetta!
Infatti, la prima sezione del tribunale amministrativo, presieduta da Linda Sandulli, ha dichiarato illegittimi i rincari autostradali disposti dal decreto di Stabilizzazione finanziaria-economica previsto dal Ministreo dell’Economia.
La bocciatura viene motivata dai giudici romani dal fatto che i rincari si configurerebbero come una mera tassa, e non come il corrispettivo di un servizio per l’utilizzo di un’infrastruttura perché l’aumento riguarda tratte che si potrebbero anche non utilizzare.
L’ordinanza spiega che “il provvedimento impugnato per essere coerente con la finalità di circolazione stradale alternativa a quella a pedaggio deve assumere il carattere di corrispettivo per l’utilizzo di una infrastruttura e non quello di misura fiscale; al contrario tale carattere non appare sussistente in alcune delle ipotesi evidenziate, vale a dire in tutte quelle che prevedono il pagamento del pedaggio in relazione a uno svincolo stradale non necessario e non interessato dalla fruizione dell’infrastruttura”. Il Tar ha quindi accolto la richiesta della provincia di Roma, del comune di Fiano Romano e della provincia di Pescara.
I rincari sono partiti il primo luglio e riguardano tutti i caselli che immettono (o prendono) traffico da raccordi autostradali gratuiti in gestione all’ANAS, ma la decisione dei giudici romani ha validità su tutto il territorio nazionale.
Ma non basta ancora: rimane infatti il comportamento illegale messo in atto dall’Anas, già denunciata dall’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) perché gli aumenti erano stati praticati senza decreto attuativo da parte della Presidenza del Consiglio (dpcm), quindi sarebbero illegali. Senza questo documento l’Anas non avrebbe dovuto procedere e per questo l’Associazione ha fatto presentare un esposto in Procura della Repubblica di Roma.
I rimborsi saranno tecnicamente difficili, anche se fattibili: gli automobilisti dovranno inviare una raccomandata A/R con messa in mora dell’ANAS e si tratterebbe di una semplice questione di principio.
L’Adoc (associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori, degli utenti, dei risparmiatori, dei malati, dei contribuenti) ha sempre sostenuto il ricorso presentato dalla Provincia di Roma e il suo presidente, Carlo Pileri, afferma soddisfatto: “Accogliamo con soddisfazione la decisione del Tar del Lazio, con i pedaggi i pendolari avrebbero subito un danno di oltre 600 euro l’anno. Sarebbe stato assurdo, ad esempio, imporre una maggiorazione di un euro per chi viene da Fiano Romano o l’introduzione del pedaggio sull’autostrada urbana Chieti-Pescara, un tratto di soli 20 km utilizzato quotidianamente e anche più volte al giorno dai cittadini di entrambe le città.
Ora ci auguriamo che non vengano emanate nuove norme elusive della decisione del Tar. Imporre il pedaggio significa andare a colpire direttamente il portafoglio dei consumatori, già spossati da una crisi di cui non si vede la fine. Inoltre, significa danneggiare un settore, il turismo, che sta vivendo una crisi profonda”.
Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma e promotore del ricorso, è soddisfatto: “Abbiamo evitato un’ingiustizia” così come il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e la presidente della regione Lazio, Renata Polverini.
Secondo il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, l’aumento dei pedaggi autostradali pesa sulla Finanziaria appena approvata per 83 milioni di euro nel 2010 e per 200 milioni nel 2011.
Il Governo in una nota ha annunciato che farà ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR.