5 SUV che consumano meno di 5 litri ogni 100 km

Il segmento più prolifico del mercato automotive? Certamente quello dei “ruote alte“: quasi un auto su due venduta in Europa (il 45,5%) è un SUV e questo è sufficiente per capire che, piano piano, questi veicoli stanno conquistando praticamente tutti. I motivi? Grazie al fatto che garantiscono una migliore visibilità sulla strada e una maggiore facilità di accesso a bordo, che si traducono in una maggiore confidenza durante la guida e, quindi, un senso di sicurezza superiore rispetto ad altre tipologie di vetture.

L’unico problema? Avere a disposizione una seduta rialzata aumenta la resistenza aerodinamica e ciò comporta un maggior consumo di carburante, un fattore che di questi tempi non si può certamente escludere da una possibile valutazione di acquisto di un veicolo nuovo. Per questo motivo gli specialisti di Carvago hanno deciso di stilare una speciale classifica dei migliori 5 SUV più “economici”, che promettono un valore di consumi fino a 5 Litri ogni 100 km. Iniziamo dal più parco di tutti, che alla fine è risultato il Nissan Qashqai con motorizzazione 1.5 dCi (ma senza trazione integrale): il crossover urbano del marchio giapponese promette un sensazionale 3.8L/100 km con il cambio manuale, che sale leggermente a 4,4 nel caso in cui si opti per la trasmissione automatica.

Nissan Qashqai 2021

Ottimo risultato anche per la Peugeot 3008 equipaggiata con l’1.5 BlueHDi da 130 cavalli (consumi a partire da 4.2 L/100 km), così come per la BMW X1 che – in questa classifica – arriva a pari merito con la Toyota RAV4 2.5 Hybrid grazie a un valore di 4.9L/100 km. In entrambi i casi abbiamo di fronte due vetture di categoria “premium”, che riescono a contenere leggermente i consumi in ordine di marcia ma poi devono fare i conti con la manutenzione programmata oppure i costi dei ricambi originali.

Quinto posto della classifica per la Mazda CX-5, che riesce a contenere la sua “fame” di carburante grazie a un valore di consumi pari a 5,0L/100 km. La filosofia della Casa di Hiroshima è diametralmente opposta a quella di altri marchi: non ha voluto ridurre la cubatura dei suoi propulsori e ha preferito non utilizzare la sovralimentazione. Il risultato, però, è riuscita comunque a conseguirlo, quindi… chapeau!

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