Accise 2025-2030: diesel verso l’aumento, benzina in discesa. Tutte le novità

Carburanti 2023

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che attua la riforma fiscale in materia di accise sui carburanti, segnando un profondo cambiamento nella tassazione dei principali combustibili utilizzati dagli automobilisti italiani.

Il provvedimento, atteso da tempo e già anticipato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, rappresenta il 15° decreto di attuazione della riforma fiscale e contiene una serie di misure che avranno un impatto diretto sui consumatori e sulle entrate dello Stato.

Al centro della riforma c’è un obiettivo principale: il riallineamento progressivo delle aliquote di accisa su benzina e gasolio per autotrazione. Una modifica che ridefinisce il panorama fiscale dei carburanti in Italia, ponendo fine a una disparità di trattamento che vedeva finora il diesel godere di una tassazione privilegiata rispetto alla benzina, nonostante il suo maggior impatto ambientale in termini di emissioni.

Il decreto non si limita a intervenire sulle aliquote delle accise, ma introduce anche novità importanti per gli operatori economici del settore, con l’obiettivo di semplificare gli adempimenti e migliorare l’efficienza del sistema tributario nel suo complesso.

La situazione attuale e il cambiamento previsto

Allo stato attuale, esiste una marcata differenza tra la tassazione dei principali carburanti in Italia. L’accisa sulla benzina ammonta a 72,8 centesimi al litro mentre quella sul gasolio è di 61,7 centesimi al litro, con una differenza di 11,1 centesimi che ha storicamente favorito gli automobilisti diesel.

Il piano di riallineamento approvato dal Governo prevede una convergenza graduale di entrambe le accise verso un valore comune di 67,25 centesimi al litro. Tale obiettivo verrà raggiunto attraverso un doppio movimento fiscale: un aumento progressivo dell’accisa sul gasolio e una parallela riduzione di quella sulla benzina.

La transizione avverrà nell’arco di cinque anni, a partire dal 2025, con l’obiettivo di completare il riallineamento entro il 2030. Per ogni anno del periodo di transizione, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) determinerà la misura esatta dell’incremento/riduzione delle accise, che sarà compresa in un intervallo tra 1,0 e 1,5 centesimi di euro al litro.

La rideterminazione delle aliquote avverrà attraverso un decreto interministeriale che coinvolgerà, oltre al MASE, anche i ministeri dell’Economia e delle Finanze, delle Infrastrutture e dei Trasporti, e dell’Agricoltura. Un meccanismo che garantisce un approccio coordinato tra le diverse competenze governative coinvolte nella gestione della fiscalità energetica.

Le motivazioni della riforma

Alla base del riordino delle accise sui carburanti ci sono tre ordini di motivazioni: ambientali, economiche e strategiche.

Dal punto di vista ambientale, la minore tassazione del gasolio rispetto alla benzina è stata ufficialmente classificata come Sussidio Ambientalmente Dannoso (SAD) nel Catalogo dei sussidi dannosi e favorevoli per l’ambiente.

Il gasolio, infatti, ha un impatto ambientale superiore alla benzina in termini di emissioni di CO2 e altri inquinanti atmosferici. Il differente trattamento fiscale finora applicato risultava quindi in contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità ambientale perseguiti a livello nazionale ed europeo.

Sul fronte economico, la riforma risponde a precise richieste dell’Unione Europea, che da tempo sollecita l’Italia ad abolire i sussidi dannosi per l’ambiente. La disparità fiscale tra diesel e benzina è considerata dall’UE una forma di sussidio implicito a favore di un combustibile più inquinante, che altera la concorrenza e distorce le scelte dei consumatori.

Vi è poi una valenza strategica legata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’impegno a ridurre progressivamente i sussidi ambientalmente dannosi è infatti uno degli obiettivi inseriti nel PNRR italiano, e il riordino delle accise rappresenta un passo concreto verso il suo adempimento.

Va notato, infine, che l’attuale configurazione del mercato nazionale dei carburanti registra consumi di gasolio molto superiori a quelli della benzina, rendendo non più giustificabile dal punto di vista economico una tassazione favorevole per il carburante più utilizzato.

L’impatto sui consumatori

Il riordino delle accise avrà effetti diversi sui consumatori, a seconda del tipo di carburante utilizzato dalle loro vetture.

Per gli automobilisti con veicoli diesel, si prevede un graduale aumento dei costi. Secondo le stime del Codacons, un incremento di 1 centesimo al litro dell’accisa sul gasolio, considerando anche l’IVA applicata, comporterà una maggiore spesa di circa 0,61 euro su un pieno da 50 litri.

Ipotizzando una media di due pieni al mese, l’aggravio annuo sarà di circa 14,64 euro per ciascuna autovettura. Se l’aumento dell’accisa fosse invece di 1,5 centesimi al litro, la spesa aggiuntiva salirebbe a 0,915 euro a pieno, per un totale annuo di 21,96 euro.

A livello nazionale, considerando la totalità delle auto diesel circolanti in Italia, un aumento di 1 centesimo comporterebbe un aggravio complessivo di 243 milioni di euro annui, che nell’arco dei cinque anni di transizione arriverebbero a circa 1,21 miliardi di euro. Con un aumento di 1,5 centesimi, l’impatto complessivo salirebbe a 364,5 milioni di euro annui, per un totale di 1,82 miliardi in cinque anni.

Per contro, i proprietari di auto a benzina beneficeranno di una riduzione dei costi. Una diminuzione di 1 centesimo dell’accisa porterebbe a un risparmio di circa 249,7 milioni di euro annui per la totalità degli automobilisti che utilizzano benzina, pari a 1,25 miliardi di euro nei cinque anni della transizione. Con una riduzione di 1,5 centesimi, il risparmio salirebbe a 374,5 milioni di euro annui, per un totale di 1,87 miliardi in cinque anni.

Guardando all’obiettivo finale del riallineamento, quando le accise saranno completamente ribilanciate (con una variazione totale di 5,55 centesimi rispetto ai valori attuali), ogni automobilista con vettura diesel potrebbe trovarsi a spendere tra i 70 e i 90 euro in più all’anno mentre chi utilizza benzina realizzerebbe un risparmio di entità paragonabile.

Gli effetti sulle entrate dello Stato

Se a prima vista il riordino delle accise potrebbe apparire fiscalmente neutro, con aumenti sul gasolio compensati da riduzioni sulla benzina, nella realtà la misura comporterà un significativo incremento delle entrate per lo Stato. Questo apparente paradosso si spiega con la struttura attuale del mercato dei carburanti in Italia.

Secondo i dati Unem (Unione Energie per la Mobilità), nel 2024 in Italia sono stati consumati quasi 28,8 miliardi di litri di gasolio contro 12,3 miliardi di litri di benzina. Una differenza che rende l’aumento dell’accisa sul gasolio molto più redditizio rispetto al mancato gettito dovuto alla riduzione dell’accisa sulla benzina.

Le proiezioni finanziarie indicano che per ogni centesimo di modifica delle accise, lo Stato perderà circa 123 milioni di euro sul fronte benzina, ma ne incasserà ben 288 sul fronte gasolio, con un guadagno netto di 165 milioni di euro all’anno.

Estendendo il calcolo all’intero periodo di transizione e considerando l’obiettivo finale di un riallineamento di 5,55 centesimi, a regime l’intervento genererà circa 1,1 miliardi di euro di entrate aggiuntive annue per le casse pubbliche.

Vale la pena sottolineare che queste stime potrebbero variare nel tempo, in funzione dell’evoluzione dei consumi di carburante, delle scelte degli automobilisti e della progressiva elettrificazione del parco auto nazionale. Tuttavia, nel medio termine, l’impatto positivo sulle finanze pubbliche appare confermato da tutti gli analisti.

La destinazione delle nuove risorse

Il Governo ha già definito come verranno utilizzate le maggiori entrate derivanti dal riordino delle accise, individuando due principali aree di destinazione.

La prima è il fondo nazionale per il trasporto pubblico locale, con particolare riferimento al rinnovo contrattuale degli autoferrotranvieri. Come ha dichiarato il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi, una gran parte delle nuove risorse sarà dedicata a rafforzare il trasporto pubblico, settore che necessita di investimenti sia in termini di infrastrutture che di personale.

Ci auguriamo che nelle prossime settimane si riesca a chiudere il rinnovo del contratto con soddisfazione da parte di aziende e parti sociali“, ha affermato Rixi, sottolineando l’importanza di questa allocazione in un momento in cui il contratto collettivo degli autisti è in fase di discussione.

La seconda destinazione è il fondo per l’attuazione della delega fiscale. In questo caso, le risorse potrebbero essere impiegate per finanziare il possibile taglio dell’aliquota mediana dell’IRPEF, una misura su cui Forza Italia insiste da tempo e che potrebbe contribuire a ridurre la pressione fiscale sui contribuenti di fascia media.

L’allocazione delle nuove entrate assume un valore strategico, perché consente di finanziare riforme strutturali in settori chiave senza ricorrere a nuovo debito pubblico. In particolare, il potenziamento del trasporto pubblico locale rappresenta un passo verso una mobilità più sostenibile, in linea con gli obiettivi ambientali della riforma stessa.

Le esenzioni e le categorie protette

Il decreto di riordino delle accise prevede specifiche esenzioni e tutele per alcuni settori economici, al fine di non compromettere la loro competitività e di proteggere le filiere produttive più esposte ai costi energetici.

In primo luogo, gli aumenti dell’accisa sul gasolio non si applicheranno al cosiddetto “gasolio commerciale“, ossia quello impiegato per il trasporto merci e passeggeri. Una decisione che mira a proteggere il settore della logistica e dei trasporti pubblici da maggiori oneri fiscali che potrebbero trasferirsi sui prezzi finali dei beni e dei servizi.

Rimarranno inoltre invariate le agevolazioni per il gasolio impiegato in agricoltura, settore per il quale il carburante rappresenta un input produttivo essenziale e il cui costo incide in modo rilevante sulla competitività delle aziende agricole italiane. Il mantenimento di queste agevolazioni risponde alle preoccupazioni espresse dalle associazioni di categoria, che temevano un impatto negativo sulla redditività delle imprese agricole.

Anche i biocarburanti continueranno a beneficiare dell’aliquota ridotta, in coerenza con la strategia europea di promozione dei combustibili rinnovabili e a basso impatto ambientale. Una scelta che conferma l’orientamento del governo verso la transizione energetica e la decarbonizzazione.

Queste esenzioni, sebbene riducano parzialmente il gettito fiscale atteso dalla riforma, sono state giudicate necessarie per evitare effetti distorsivi sull’economia e tutelare i settori più vulnerabili agli aumenti dei costi energetici.

Le altre novità introdotte dal decreto

Il decreto sul riordino delle accise non si limita alla convergenza delle aliquote tra benzina e gasolio, ma introduce anche altre novità rilevanti per il settore energetico e fiscale.

Una delle innovazioni più importanti è l’introduzione della figura del Soggetto Obbligato Accreditato (SOAC), un operatore economico riconosciuto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la sua affidabilità fiscale.

Il decreto delinea quattro categorie di SOAC: SOAC-PE (prodotti energetici), SOAC-BA (bevande alcoliche), SOAC-T (tabacchi) e SOAC-GE (gas-energia elettrica). L’accesso alla qualifica di SOAC è subordinato al rispetto di specifici requisiti, tra cui l’assenza di sanzioni penali e il possesso di adeguate referenze bancarie. I soggetti accreditati potranno beneficiare di esoneri dagli obblighi di prestare cauzione e di semplificazioni degli adempimenti contabili e amministrativi.

Il decreto modifica anche la disciplina della cauzione per i depositi fiscali. Le amministrazioni statali e gli enti pubblici saranno esonerati dall’obbligo di prestare cauzione mentre l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli avrà la facoltà di esonerare i soggetti considerati affidabili e di notoria solvibilità. I SOAC, in base al loro livello di affidabilità (Base, Medio, Avanzato), potranno beneficiare di esoneri parziali o totali dalla cauzione.

Vengono inoltre introdotte modifiche all’imposizione su gas naturale ed energia elettrica. Per il gas naturale vengono definite le modalità di tassazione per usi domestici e non domestici, mentre per l’energia elettrica sono specificate le esenzioni e le aliquote applicabili in diversi contesti, inclusi gli impianti da fonti rinnovabili.

Si sostituisce poi il meccanismo di acconto mensile basato sui consumi dell’anno precedente con un sistema basato sull’accisa dovuta sui quantitativi di gas naturale effettivamente fatturati nel mese precedente.

Il decreto disciplina anche la parte fiscale per la produzione del vino dealcolato, “consentendo alle imprese italiane di investire ed operare in nuovi mercati“, come ha sottolineato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Una misura che apre nuove prospettive per il settore vitivinicolo italiano, sempre più orientato all’innovazione e alla diversificazione dei prodotti.

Infine, il decreto prevede una semplificazione degli adempimenti per la gestione dei prodotti alcolici ad accisa assolta, sostituendo il rilascio della licenza fiscale con una comunicazione di avvio delle attività di vendita.

Tempistica e modalità di attuazione

L’implementazione del riordino delle accise seguirà un percorso graduale e monitorato, con diverse fasi di attuazione previste nei prossimi anni.

Il primo passo sarà l’emanazione di un decreto interministeriale che coinvolgerà i ministeri dell’Ambiente, dell’Economia, dei Trasporti e dell’Agricoltura. Questo provvedimento darà il via operativo al processo di riallineamento delle accise e definirà i dettagli applicativi della riforma.

Per ciascuno degli anni del periodo di transizione (2025-2030), il MASE dovrà stabilire l’esatta misura dell’incremento dell’accisa sul gasolio e della riduzione dell’accisa sulla benzina. La decisione terrà conto dell’andamento dei prezzi al consumo dei carburanti e delle possibili oscillazioni dovute a fattori esterni, come il prezzo internazionale del petrolio.

Il monitoraggio continuo del mercato sarà un elemento fondamentale per garantire che la riforma non generi effetti distorsivi o eccessivamente onerosi per i consumatori. In particolare, si terrà sotto controllo l’impatto dell’aumento delle accise sul gasolio in un contesto di possibili fluttuazioni del prezzo delle materie prime energetiche.

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