Autostrade e tangenziali: nuovi aumenti e pedaggi

Aumentano e nascono nuovi pedaggi per autostrade e raccordi. Il Governo lo aveva detto: sarà una finanziaria di sacrifici. E così è stato. Se le imposte non sono state alzate direttamente, per le tasse, per intenderci quelle che si pagano dietro corrispettivo di un servizio, invece si è trovato un altro modo per alzarle.
Si tratta dell’aumento delle tratta autostradali. Infatti la recente manovra finanziaria ha estinto la gratuità dei raccordi autostradali gestiti direttamente dall’ANAS. Così, diventeranno a pagamento strade come il Grande Raccordo Anulare, le tangenziali di Bologna e Napoli, la Salerno-Reggio Calabria, la Firenze-Siena. Ma prima, come sempre in Italia si paventano interventi e poi, forse, si passa davvero al concreto, si deve attendere un decreto governativo che uscirà a metà luglio che stabilirà dove e quanto (si dovrà pagare per usufruire del servizio).

Mentre le proteste si sono già alzate in un coro unisono le conseguenze sono fin troppo facili da immaginare: per esempio chi ogni mattina si infila nel GRA di Roma potrebbe scegliere vie alternative per evitare il pedaggio e quindi ritornare sul traffico cittadino, intasando le strade di auto e saturando l’aria con le famigerate PM10, le polveri sottili che obbligano le città fuori norma a inutili blocchi della circolazione.
Difficile pensare che la mossa di aumentare e introdurre i pedaggi possa in qualche modo aiutare i conti italici. È più controproducente verso l’ambiente e la salute psico-fisica dei cittadini la cui sovranità pare si debba ridurre al fine settimana del voto.

Un’altra questione che ci poniamo sono i costi di attuazione: infatti si dovranno costruire dei nuovi caselli o dei sistemi di pagamento (come dei varchi telepass per esempio) dove al momento non sono previsti  ma non mancano modalità di riscossione alternative, come si fanno in altri paesi europei con i bollini o le carte prepagate.
Forse si capisce perché gli aumenti dei pedaggi autostradali sono a tempo determinato (infatti saranno validi dall’1 luglio fino a non oltre il 31 dicembre 2011): a chi di dovere servirà capire come cambierà l’afflusso sulle autostrade e sui raccordi prima di inserire un capitolo di spesa nel prossimo bilancio.
Gli aumenti sono forfettari e si diversificano in base al mezzo di locomozione: per le categiore A e B 1 euro (+ IVA) e per i mezzi a 3, 4 e 5 2 euro (per esempio le auto con un rimorchio). La maggiorazione a forfait non dovrebbe però superare il 25% del pedaggio di norma dovuto.

Ma prima di arrampicarci in calcoli si deve attendere.
L’individuazione delle tratte da sottoporre al pedaggio avverrà con Decreto Governativo 45 giorni dopo l’approvazione del decreto: quindi verso metà luglio. Però, gli aumenti partiranno dal 1° luglio mentre le tratte verranno individuate entro il 15 del medesimo mese. Avete letto bene. Le date non tornano.
Allora?
Allora, come dicevamo all’inizio, ecco dove si aumentano le tasse: contribuiremo alla manutenzione straordinaria della rete viaria italiana. L’Italia versa all’ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade, è una società per azioni italiana il cui unico socio è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, quello che ha redatto la Finanziaria) e quindi a se stessa un contributo per opere di manutenzione straordinaria ma quest’anno la somma sarà inferiore. Proprio di un importo equivalente a quanto incassato con gli aumenti e i nuovi pedaggi.
Bocche cucite all’ANAS per ora. Intanto cantieri aperti da trent’anni rimarranno ancora nella medesima situazione nonostante l’introduzione di questi pedaggi che ci obbligheranno a pagare 1 euro per andare da Chieti a Pescara (circa 15 km di raccordo autostradale)?
Come sempre succede, il governo italiano vara la norma per poi lasciare gli altri, poco preparati, ad arrangiarsi.

Chissà che, così com’è stato per l’abolizione delle Provincie, anche le nuove tariffe autostradali scompaiano con un tocco di bacchetta magica dalla notte alla mattina.

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