BMW Group crede nella elettrificazione che fino ad oggi è stata più ibrida plug in che completamente elettrica raggiungendo in tutto il mondo 100.000 unità lo scorso anno, con una quota di BMW i3 ancora contenuta.
Cina (elettrico è ormai un obbligo), Europa (dal 2025 il 20% delle auto dovrà essere elettrica e dal 2030 il 40%) e la stessa USA spingono BMW a velocizzare la sua campagna di elettrificazione.
Una bella scossa è arrivata proprio dal ricco mercato statunitense dove Tesla nell’ultimo trimestre ha superato la Mercedes ed a fine anno sorpassa anche BMW costringendo il Gruppo automobilistico bavarese a prendere provvedimenti perchè se già una piccola marca come Tesla (da molte autorevoli testate data per fallita anche se intanto si accinge a costruire un altro stabilimento in Cina da 500.000 unità…) la supera nel mercato più pregiato come quello nord americano chissa cosa succederà quando arrivano negli States Porsche, Jaguar ed Audi che sono nettamente più avanti della BMW sull’alto di gamma con modelli già in concessionaria o in arrivo entro il 2019 per il mercato italiano…
L’ultima novità arriva dalla BMW i4, vista sotto forma di concept con il nome di i Vision Dynamics sviluppata con la piattaforma CLAR studiata appunto per elettrificare tutti i modelli che la adottano.
BMW sul piano stilistico non ha voluto stravolgere il suo DNA e sul versante tecnico gioca prendendo come pietra di paragone la Tesla Model S che con la sua P100 D offre 600 km di autonomia, accelerazioni da 0 a 100 in meno di 2,5 secondi e trazione integrale che saranno quindi il target della stessa i4.
La iNext e la iX3 (una versione elettrificata della attuale BMW X3 studiata per il mercato cinese) puntano invece a rispondere alla Tesla Model 3 ed alla variante crossover Model Y.
BMW deve quindi guardarsi da una parte da Mercedes che ha già svelato la sua EQC su base GLC così come la Audi e-tron e la Jaguar la i Pace o la Porsche con la Taycan e dall’altra dai nuovi produttori che potrebbero sorprenderla specialmente sulle nicchie di mercato dove oggi BMW schiera la ibrida I8.
Oltre a fare vetture performanti e con autonomie sempre più vicine alle attuali versioni a gasolio e benzina BMW ed i suoi competitor tradizionali dovranno offrire ricariche veloci sulle stazioni Fast (oggi quasi assenti in Italia, escluse quelle riservate a Tesla e le poche Enel più pochi altri gestori) giocando anche su caricatori efficienti che permettano di utilizzare al meglio anche le colonnine intermedie: cosa oggi ancora poco sviluppata creando gravi disagi ai proprietari che se non trovano una Fast devono aspettare ore per caricare 100 km di autonomia …
Per le ricariche veloci i maggiori costruttori tedeschi hanno creato il consorzio Ionity che in Europa nel 2019 schiera (o dovrebbe schierare) ben 400 stazioni di ricarica multi colonnine da ben 350 kWh (oggi la più potente in Italia è una 150 mentre Tesla è ferma a 120 pur avendo già pronti upgrade a 200 e/o 350 kWh se dovesse servire col vantaggio di averne già operative più di 10.000 in tutto il mondo di cui oltre 300 in Italia che raddoppieranno entro due anni)
Un pericolo è che volendo caricare sempre più velocemente costruendo impianti potenti il costo di un “pieno elettrico” venga a costare come un attuale a gasolio: a fine 2018 caricare 100 kWh in una Fast (circa 600 km di autonomia su una elettrica performante come Tesla, Porsche, Jaguar, Audi e future BMW) costa 25 euro con Tesla , 50 euro con Enel, mentre Ionity oggi (ma non vi sono stazioni in Italia) chiede 8 euro a ricarica contro il gratuito di pochi mesi fa con la prospettiva di superare a regime il valore delle compagnie sopra ricordate.
BMW i3, da fine 2019 vedrà quindi anche la cugina Mini elettrificata per poi dal 2020/21 non essere più sola nei saloni BMW che dovranno sempre più essere “i” per prendere gradualmente il posto delle “d”.
Un grande sfida a cui BMW ha riservato un piano di investimenti miliardario, così come tutte le sue dirette rivali a vantaggio del cliente finale che sarebbe disposto a passare subito all’elettrico se costassero come le “sorelle” a benzina, avessero la stessa autonomia e ci fosse una rete capillare di ricariche.
Stupisce dover dire che oggi le marche asiatiche (Cina, Giappone e Corea del Sud) sono più avanti di quelle europee con gli Stati Uniti spaccati fra nuovi brand molto aggressivi ed i tradizionali molto più conservativi. La sfida è appena iniziata e speriamo solo che oltre le future auto elettriche possano essere sempre più ricaricate con energia rinnovabile (sole, acqua e vento) piuttosto che fossile (carbone e petrolio) per meglio tutelare la nostra povera Terra.