La leggenda vuole che l’avventura Lamborghini sia nata all’inizio degli anni Sessanta da un diverbio tra Enzo Ferrari e Ferrucccio Lamborghini, imprenditore specializzato nella produzione di trattori. Lamborghini si sarebbe lamentato della rumorosità della sua Ferrari 250 GT e Ferrari gli avrebbe risposto: “Che vuol saperne di macchine lei che guida trattori?”. Lamborghini Automobili nasce nel 1963 a Sant’Agata Bolognese e la prima vettura si chiama 350 GTV, frutto della collaborazione tra il telaista Giampaolo Dallara, il motorista Giotto Bizzarrini e il designer Franco Scaglione. La prima auto prodotta in serie è Lamborghini 350 GT (1964), carrozzata da Touring. Due anni dopo è la volta di un modello che segna la storia della casa: Lamborghini Miura, che ottiene un grande successo grazie alle prestazioni e allo stile firmato da Bertone. Dopo una pesante crisi economica negli anni Settanta, durante il quale nasce tuttavia uno dei capolavori della casa bolognese, Lamborghini Countach (1974), nel 1987 Chrysler entra in possesso di Lamborghini e sono questi gli anni in cui vede la luce Lamborghini Diablo (1990). Nel 1998 l’azienda passa sotto l’egida di Audi e ricomincia a produrre modelli di grande successo: nascono supercar come Lamborghini Murciélago (2001), Gallardo (1994), e Aventador (2011).
A partire dai primi anni della gestione Audi, la caratteristica principale dei modelli Lamborghini sono i performanti motore a 10 o 12 cilindri (fa eccezione solo il SUV Lamborghini Urus, che monta un V8), che fanno di tutte le vetture della gamma delle vere supercar. I nomi dei modelli derivano da quelli delle razze dei tori da corrida oppure riprendono i nomi di tori famosi. Per quanto riguarda il design, nelle Lamborghini un’unica linea unisce frontale, abitacolo e posteriore. I finestrini laterali si incontrano, realizzando una caratteristica forma esagonale incastonata nel profilo della vettura. Le forme sono delineate da bordi affilati, volumi scolpiti e superfici tese. Gli interni, di spiccata impostazione sportiva, sono dominati da tecnologia, artigianalità e lusso e sono tutti personalizzabili, come si conviene ad auto di questo livello.
La più “accessibile” delle supercar di Sant’Agata Bolognese è Lamborghini Huracán, che debutta nel 2014 come erede di Lamborghini Gallardo: un concentrato di prestazioni e di tecnologia spinto da un motore a 10 cilindri che trasmette la potenza a terra tramite una trazione integrale. Ampio uso è stato fatto di carbonio e alluminio per contenere i pesi e rendere la vettura ancora più aggressiva. Nel 2016 debutta anche Lamborghini Huracán Spyder, dotata di una capote in tela che si apre e chiude elettricamente in 17 secondi anche durante la marcia. A comando elettrico anche l’apertura o chiusura del lunotto che, viaggiando a cielo aperto, funge da frangivento. Il modello di punta della gamma è anche la prima Lamborghini di serie con la scocca in fibra di carbonio: si tratta di Lamborghini Aventador, muscolosa ma aerodinamica grazie a un alettone posteriore a incidenza variabile a seconda della velocità. Equipaggiata con un potente 12 cilindri e un sistema di trazione integrale a ripartizione variabile, può cambiare comportamento su strada a seconda delle preferenze del guidatore. Anche qui c’è una variante scoperta, Lamborghini Aventador Roadster, con tettuccio rimovibile in fibra di carbonio. Come quasi tutti i marchi di lusso, anche la casa bolognese completa la gamma con un SUV, Lamborghini Urus, dalle linee taglienti quasi da coupé. Condivide la meccanica con Audi Q7 e Porsche Cayenne ma vanta una messa a punto specifica per questo modello.