L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha colpito duramente anche il settore delle autoscuole. Unasca, l’Unione Nazionale Autoscuole Studi Consulenza Automobilistica, lancia l’allarme per le gravi ripercussioni nel settore dove operano 7000 autoscuole che danno lavoro circa 30mila persone tra addetti al front-office, insegnanti di teoria e istruttori di guida.
Unasca, l’Unione Nazionale Autoscuole Studi Consulenza Automobilistica, ha lanciato l’allarme: l‘attività didattica delle autoscuole è sospesa dai primi di marzo e ciò che preoccupa maggiormente è l’incognita sulle tempistiche per la riapertura e la ripresa di tutte le attività: sono infatti sospese tutte le pratiche inerenti il conseguimento delle patenti di guida per migliaia di utenti, e il rinnovo per gli autisti professionali della carta di qualificazione del conducente (cqc), documento essenziale per poter circolare.
Unasca evidenzia, inoltre, l’emergenza economica in cui versa l’intero comparto: a fronte di un sostanziale azzeramento degli incassi, le autoscuole devono sostenere numerose spese correnti legate ad utenze, stipendi e contributi, bolli, assicurazioni, affitti di locali e box. “E ad oggi nessun titolare ha ancora percepito il bonus di 600 euro e nessun dipendente è stato beneficiato della cassa integrazione. Il pericolo è che si continui a pensare all’istruzione come una attività a rischio contagio e che pertanto anche per le autoscuole si pensi ad una ripresa dopo l’estate – ha detto il segretario nazionale, Emilio Patella -. Una scadenza temporale che non ci possiamo permettere. Molti colleghi sono già al limite, anche perché da gennaio alle patenti di categoria B è stata applicata l’iva al 22% e questo ha rallentato la richiesta da parte di molti giovani. Chiediamo dunque al Governo che sia data attenzione alla nostra situazione. Vogliamo riprendere a lavorare appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno, adottando tutti i dispositivi di protezione che l’Istituto di Sanità riterrà opportuni”.