De Tomaso Pantera, la GT italiana voluta da Ford

De Tomaso Pantera, la GT italiana voluta da Ford fu un successo
Alla fine degli anni ’60 la dirigenza di Ford, colosso americano dell’automobile, voleva una sportiva a motore centrale ad uso stradale capace di elevare l’immagine del marchio e rispondere a dovere alla celeberrima Chevrolet Corvette. Questo arduo compito fu affidato all’italiana De Tomaso, che concepì la Pantera. Spinta da un V8 di origine Ford, la Pantera fu assemblata negli stabilimenti della Vignale a partire dal 1971. Fu un successo, in Europa ma soprattutto negli Stati Uniti dove venne venduta nei concessionari Mercury (marchio ormai estinto parte della galassia Ford).

Le varie versioni della De Tomaso Pantera
Negli anni si susseguirono diverse versioni della De Tomaso Pantera. Dopo il modello originale arrivò la Pantera L, con paraurti più pronunciati per rispondere alle normative USA inerenti i danni da tamponamento. In seguito arrivò la Pantera GTS, con potenza maggiorata da 330 a 350 cavalli. Nei primi anni 90, a breve distanza dagli stop delle linee produttive, arrivò la Pantera SI ad iniezione (addio carburatori). La Pantera SI sfoggiava un look aggiornato ed attualizzato caratterizzato dalla grande ala posteriore.

De Tomaso Pantera: facile da elaborare

La struttura di base della De Tomaso Pantera era costituita da una carrozzeria monoscocca, semplice ed economica. Il propulsore Ford V8 di quasi sei litri serie “Cleveland”, debitamente elaborato, erogava 330 cavalli. Le prestazioni erano convincenti ma non a livello della migliore produzione Ferrari e Lamborghini, caratterizzata da propulsori V12. La Pantera però era facile da elaborare, ad esempio tramite l’installazione di turbocompressori. Questa caratteristica fu la chiave del suo successo commerciale, soprattutto in USA, dove il “tuning” delle supercar ha radici antiche.

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