Fiat lascia Torino per Detroit?

Sergio Marchionne, l’amministratore delegato dei Gruppi Fiat e Chrysler Jeep, sta diventando l’uomo dell’anno 2011 ed ogni sua dichiarazione fa collassare migliaia di persone. Dalla Confindustria che ha parzialmente abbandonato ai sindacati che ha messo in riga nel nome della competitività al Governo da cui nulla vuole salvo poter lavorare produttivamente.

Un vero “turbo” che ha lanciato un tornado a Roma e Torino con la sua semplice risposta che Fiat potrebbe fondersi con Chrysler Jeep e decidere di trasferire il suo quartier generale negli Stati Uniti d’America. Apriti Cielo! Il Sindaco di Torino per poco sviene, il Governatore del Piemonte resta esterrefatto dopo essere andato a Detroit proprio per vedere uno stabilimento del Gruppo, persino Silvio Berlusconi vuole ora incontare Marchionne insieme a mezzo Governo per capire cosa voglia fare questo tifone che, col suo mitico maglioncino, sta dimostrando magari con scarsa diplomazia, come si possa rendere efficiente un’impresa coi fatti anzichè con le parole.

I vertici di Torino, con il Presidente John Elkann in testa, hanno cercato di buttare acqua sul fuoco dichiarando che il mondo sta cambiando e che nessuno mette in dubbio l’italianità della Fiat ma che per competere a livello globale saranno necessari diversi centri di comando identificando quattro aree: Europa, USA, Asia e Sud America con Brasile in testa dove il Gruppo sta facendo faville.
Al leader del colosso italo-americano interessa solo essere più competitivo dei suoi temibili avversari ed aver portato una boccheggiante Chrysler Jeep dopo meno di due anni in utile (abbattutto poi dai notevoli tassi di interesse dovuti ai prestiti ricevuti dal governo anericano) con vendite ormai vicine ai 2 milioni, sorprendendo positivamente persino i critici più feroci che avevano dato del matto ad Obama quando aveva non solo deciso di dare la Chrysler Jeep nelle mani di Marchionne (che chiama Dear Sergio…) ma pure di fargli pure un mega prestito per permettergli di rilanciare l’impresa.

Marchionne in Italia ha prima detto di non voler gli incentivi che drogano il mercato (cosa che invece volevano i costruttori stranieri che hanno il 70% del mercato….), per poi dichiarare morto lo stabilimento di Termini Imerese (dove ancora oggi non si sa bene cosa si produrrà in futuro e quanti contributi pubblici verrano erogati per un’area che ha dimostrato di non essere competitiva negli ultimi 20 anni), quindi presentare il progetto Fabbrica Italia,  esigere un referendum da parte dei lavoratori dove la Fiomm si è messa duramente di traverso, denunciare in TV da Fazio che l’Italia non è competitiva fino a giungere alla possibilità (forse remota, ma sempre possibilità) di portare fuori dall’Italia la testa del Gruppo.

E voi che ne pensate e soprattutto che cosa fareste se foste a capo della prima impresa privata italiana che in Polonia con un solo stabilimento (utilizzato pure dalla Ford !!!) produce con un terzo degli operai le stesse auto prodotte in 7 stabilimenti in Italia…? A voi la parola!     

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