Lo spin-off Fiat del settore auto, con la partenza dei mezzi pesanti verso “Fiat Industrail”, è il cuore pulsante del piano quinquennale esposto dall’Amministratore Delegato Sergio Marchionne nella conferenza stampa maratona dello scorso 20 aprile.
La strategia di scorporo, da attuare entro 6 mesi, di Iveco, Cnh e Powertrain, dovrebbe aiutare a contrastare lo sconto di valore che Fiat ha in Borsa.
Per il gruppo è giunto, infatti, il momento di iniziare una nuova strada. Attualmente Fiat Group ha un valore minore rispetto alle sue parti e questo è da imputare al suo essere conglobata. Insomma, uno svantaggio competitivo che va colmato al più presto.
Lo scorporo delle controllate industriali è la soluzione. Tuttavia la realizzazione sarà fisicamente neutrale e non darà luogo a diritto di recessione da parte degli azionisti. Tecnicamente si tratta di una scissione parziale proporzionale e vedrà la nascita di “Fiat Industrial” con le stesse tre classi di azioni dell’attuale Fiat .Ogni azione detenuta sarà quindi sostituita con una nuova azione New Fiat e FI. Gli azionisti avranno in questo modo un’azione del nuovo titolo Fiat ed una della nuova società. La somma delle due azioni sarà superiore all’attuale e molti analisti scommettono che il delta sarà notevole.
La svolta inizia con l’annuncio in conferenza stampa, ma il cda sarà convocato solo a luglio per l’approvazione del piano: Marchionne è l’uomo giusto nel posto giusto, già in passato ha fronteggiato situazioni simili e, come testimoniano già i primi umori della Borsa, gli azionisti se lo ricordano bene.
Il complesso progetto quinquennale, denominato dagli uomini del Lingotto “Fabbrica Italiana”, oltre allo spin-off, parla una lingua chiara e annota numeri significativi: un piano di investimento da 30 miliardi di euro (di cui 4 in ricerca e sviluppo), raddoppiare la produzione auto in Italia da 650.000 esemplari nel 2009 al 1,4 milioni di vetture e 250.000 veicoli commerciali nel 2014, il lancio di 34 modelli e 17 restyling.
Un piano sicuramente ampio ed ambizioso, una scommessa forte sull’Italia, ma come dice l’Ad di Torino :«Non è un piano di sacrifici, io parlo di impegno». Un impegno necessario per fronteggiare un contesto ancora in difficoltà e un mercato europeo che vive a tutt’oggi una situazione critica di sovracapacità produttiva.