Seicentomila chilometri! Ovvero quindici volte il giro completo della Terra, o – se si preferisce – un viaggio immaginario alla Giulio Verne fino alla Luna, con buona parte del ritorno già alle spalle. 600.000 chilometri macinati in scioltezza al volante di un’auto mai doma e mai stanca: la mia BMW 320d Touring del 2006. Una distanza percorsa ‘gentilmente e senza strappi al motore’ per dirla con le parole di ‘Sì, viaggiare’, la celebre canzone di Lucio Battisti, ovvero il manifesto romantico di ogni viaggiatore. Un’auto, la mia BMW, che nel tempo, chilometro dopo chilometro, si è rivelata una compagna fedele e affidabile (e non è la solita frase fatta…), dando prova di essere poco incline ai capricci. Capace di assecondare senza batter ciglio il mio desiderio di viaggiare e di cambiare continuamente orizzonte, ma capace anche di assolvere molto bene la quotidiana necessità di spostamento per motivi di lavoro o di svago. Generosa e audace la mia Bmw 320d Touring, costante nelle performance, senza mai manifestare smanie di protagonismo. Regolare, sicura, pratica. Però quando serve anche pronta a qualche guizzo in accelerazione, per un sorpasso improvviso o per affrontare con agilità un tornante. E infine parca, molto parca, nei consumi. Al limite del sorprendente.
Piacere di guida in tutte le condizioni: da -25 a +43
Percorrere 600.000 chilometri significa non concedere mai pause alla vettura, se non quando – viste le distanze da colmare – è stata necessariamente ‘tradita’ a favore dell’aereo (e a dire il vero talvolta anche dal camper). Significa sottoporre la BMW 320d Touring a uno stress non comune, perché viaggiare con frequenza significa da un lato affrontare lunghe percorrenze, per la maggior parte lungo itinerari autostradali, ma significa anche affrontare spesso nervosi percorsi urbani, tortuosi tracciati di montagna e impegnativi percorsi misti. Il tutto nelle più svariate situazioni climatiche, con temperature che vanno dai -25 registrati in un’occasione sulle Dolomiti ai +43 segnati a Mostar (Bosnia Erzegovina) nell’agosto di due anni fa. La macchina ha risposto sempre bene, regalando piacere di guida e comfort di marcia. Niente da dire anche sull’handling, sempre piacevole grazie a uno sterzo diretto e preciso, confermato da un’ottima percezione del manto stradale. Auto capace anche – lo ribadisco – di una sostanziosa spinta da sfoderare all’occorrenza. Apprezzabile la quasi totale assenza di fruscii aerodinamici, tale da rendere l’abitacolo una piccola oasi insonorizzata.
Colpo di fulmine all’autodromo di Misano, complice Max Gazzè
L’avevo vista per la prima volta all’ingresso dell’autodromo “Santa Monica” di Misano Adriatico in occasione di un evento motoristico nel novembre del 2005: era un modello ufficiale di Bmw Italia – color argento metallizzato come quella che poi ho preso – e alla guida c’era il cantante Max Gazzè. Rimasi affascinato da quella due volumi dal carattere sportivo e dai fianchi scolpiti, sintesi di eleganza e di stile: decisi all’istante che sarebbe stata quella la mia nuova auto. E così è stato, seppur in quel momento non avrei mai potuto immaginare che il legame sarebbe poi durato così a lungo e… con reciproca soddisfazione. Lo sottolineo perché ho l’impressione che anche la macchina si sia divertita nel condividere così tanta strada e così tante esperienze in giro per l’Europa. Contribuendo con generosità al buon esito di ogni viaggio, piccolo o grande che esso fosse. Con la costante, ripeto, di un’ottima qualità di guida.
Dimensione Europa, con un ‘pro memoria’ per l’Albania
La sua dimensione abituale è l’Europa, perché lungo le rotte del vecchio continente la mia Bmw 320d Touring si sente come a casa. Stimolata a proiettarsi su scenari sempre diversi, così da darmi la possibilità di raccontare la realtà di altri paesi: luoghi e genti, culture e tradizioni, città e monumenti famosi, come pure piccoli villaggi immersi in campagne remote. Adoro da sempre viaggiare in auto e anche prima di possedere la Bmw ho attraversato tanti paesi sulle quattro ruote: tutti quelli dell’Europa continentale e insulare, più alcuni paesi dell’Africa nord-occidentale e della vicina Asia. In tutto oltre due milioni di chilometri su strade di ogni tipo. L’esperienza con la BMW 320d Touring si segnala – oltreché per il singolare record di percorrenza e la durata del legame (ancora in corso) – per la qualità del viaggiare che l’ha caratterizzata.
Quante avventure nell’attraversare alcune frontiere: come in Albania, dove la nostra Carta Verde non è valida e occorre ricordarsi di stipulare un’assicurazione supplementare (i doganieri l’ultima volta se ne erano scordati) o lo slalom fra chilometriche file di camion a cui si è talvolta costretti al confine con la Macedonia o con la Serbia. Le lunghe code all’imbarco dei traghetti o alle barriere autostradali all’estero, dove il nostro Telepass, ahimè, non è più quella lampada di Aladino che apre automaticamente tutte le porte.
Da Danzica a Skopje, dalla Costa Azzurra al Mar Nero
L’algido orizzonte del Mar Baltico su cui si stagliano le sagome scure delle gru del porto di Danzica, i colori mediterranei della Provenza fiorita di Van Gogh e della Costa Azzurra celebrata dal jet-set internazionale, il fascino intrigante e misterioso del Mar Nero, le insegne in cirillico lungo le strade della Bulgaria e della Macedonia, terre complesse dove è ancora così vivo anche il passato ottomano. L’appuntamento con le ferite della storia a Sarajevo, Srebrenica, Mostar, Vukovar e davanti a quanto rimane del Muro di Berlino. E poi ancora Vienna, Reggio Calabria, Nizza, Stettino, Lecce, Budapest, St. Moritz, Costanza, Innsbruck, Sofia, Monaco di Baviera, Sibiu, Matera, Scutari, Znojmo, Taranto, Dubrovnik, Montecarlo, Zara, Veliko Tarnovo, Cattaro, Alberobello, Zagabria, Banja Luka, Mentone, Durazzo, Rovigno, Varna, Prijedor, Seefeld… Sono soltanto alcune delle città annotate con puntualità nei taccuini di viaggio della mia BMW: aiutano a cogliere l’ampiezza delle rotte percorse e rendono suggestivo questo grande viaggio lungo 600.000 chilometri. Se i danni da grandine o i sassi non mi avessero più volte costretto a cambiare il cristallo anteriore mi sarei trovato nell’impossibilità di aggiungere nuove vignette adesive, obbligatorie per provare l’avvenuto pagamento dei pedaggi autostradali sulle rotte internazionali.
Quella sera in cui andai a prendere Antonia Arslan…
“L’auto è la tua seconda casa…”. Quante volte mi sono sentito rivolgere dagli amici questa battuta. E’ vero e non soltanto per me: l’auto per chi viaggia tanto è come una seconda casa. Salotto mentre si viaggia, improvvisata sala da pranzo per gli spuntini veloci durante i lunghi trasferimenti, addirittura ‘rest room’ quando è il momento di concedersi un breve riposino (anche per la sicurezza, perché il colpo di sonno dopo tante ore alla guida è sempre in agguato…). Se poi il bagagliaio dell’auto è di facile accessibilità, questo può trasformarsi in una comoda ‘cambusa’ da cui attingere ciò che serve, senza contare che alzando la retina estraibile aumenta di molto la capacità di carico.
L’auto è una seconda casa anche quando diventa lo spazio per condividere un viaggio con familiari e amici, o per accogliere a bordo qualche ospite di riguardo. Sarei curioso di sapere quante persone sono salite nel corso degli anni nella mia auto. Fra le tante una in particolare la vorrei ricordare. Non tanto perché è famosa, ma per la bella cornice di quel ricordo. Lei è Antonia Arslan, scrittrice di origine armena, autrice del bestseller ‘La masseria delle allodole’ (libro tradotto in 23 lingue e ispiratore dell’omonimo film dei fratelli Taviani). Mi piace ricordarla perché ebbi l’opportunità di andarla a prenderla nell’antico palazzo del centro storico di Padova dove abita e dove abitava anche il nonno un secolo fa, dopo la drammatica fuga dall’Armenia per sfuggire al genocidio. Un onore suonare quel campanello di casa e poi aprirle la portiera dell’auto… come si conviene alle signore. Un privilegio condividere con lei il tragitto da Padova a Vicenza – dove eravamo attesi ad un incontro culturale sulla diaspora armena – conversando amabilmente dal primo momento all’ultimo.
Un’avventura che continua con entusiasmo
Nel diario di bordo della mia BMW 320d Touring ho annotato (utilizzando colori diversi a seconda del tipo di appunto) ogni dettaglio di questo percorso comune lungo 600.000 chilometri: rifornimenti, interventi di assistenza meccanica, cambi di pneumatici, pagamenti di tasse automobilistiche e polizze assicurative, viaggi effettuati (con indicazione delle singole tappe di ogni itinerario).Taccuino, suddiviso in due volumi, che ora è testimone prezioso della lunga vita di quest’auto nata in Baviera e che, chilometro dopo chilometro, è diventata una disinvolta cittadina d’Europa, spavalda e saggia al tempo stesso. Fedele e sempre pronta ad affrontare nuove sfide, piccole e grandi, lungo strade di ogni tipo. Inorgoglisce trovare ogni tanto in parcheggio il classico bigliettino sotto al tergicristallo contenente una proposta d’acquisto dell’auto. E’ la prova provata che lei, la mia inossidabile BMW, ancora si fa notare. Al di là dell’età e dei chilometri percorsi. L’avventura continua. Per quanto ancora? Beh, intanto c’è da completare il rientro dalla Luna… e per quella missione siamo a buon punto!
Renato Malaman
Chi è Renato Malaman?
Giornalista professionista, risiede ad Abano Terme (Padova). Collabora da quattro anni con Rai Radio Uno in qualità di esperto di turismo della trasmissione “Tra poco in edicola”, condotta da Stefano Mensurati. Cura il blog “Salsa & Merende” nel quotidiano “Il Mattino di Padova”, di cui è stato redattore fino al 31 dicembre 2016. Dello stesso giornale, con cui ha iniziato a collaborare nel 1978, è stato titolare dal 2001 della rubrica di enogastronomia “Gusto”, ora confluita nel blog personale (su www.mattinopadova.it) dedicato all’attualità del Food & Wine veneto e non solo.
Coautore di numerose pubblicazioni nel settore enogastronomico, dal 2004 è ispettore della guida “Ristoranti d’Italia” de L’Espresso. Ha curato la guida “Padova nel piatto” e attualmente dirige la collana “Italia nel piatto” dell’editore Il Poligrafo. Collabora con la guide Venezie a Tavola. E’ titolare della rubrica “Sì viaggiare” nel mensile “La Piazza” (13 edizioni nel Veneto), della rubrica “La recensione” nel magazine “Con i piedi per terra” ed è fra i principali collaboratori del portale “Goloso e curioso” e del magazine on line “Terre incognite”. Ha collaborato con la rivista trimestrale “Papageno” fin dalla sua nascita e con molte altre testate del settore turistico ed enogastronomico. In ambito turistico ha avviato di recente una collaborazione con il quotidiano “Il Corriere del Ticino” di Lugano.
Ha tenuto docenze di turismo e comunicazione in vari ambiti, scolastici e professionali.
Tra i tanti riconoscimenti ottenuti spicca l’assegnazione di due premi “Penna d’Oca” (edizioni 2005 e 2011), premio biennale promosso da Unioncamere del Veneto. Per quanto riguarda il turismo ha visitato finora 122 paesi del mondo. Fa parte dal 1996 del Gist, Gruppo italiano della stampa turistica, di cui ha ricoperto anche la carica di delegato regionale e di consigliere nazionale. Ha al suo attivo anche una spedizione umanitaria via terra in Guinea Bissau. Con Infomotori ha partecipato nel giugno del 2018 al viaggio “Sulle tracce di Nikola Tesla” da Padova a Belgrado (e Gospic) a bordo di auto elettriche Tesla.