Gli incentivi auto scendono a 35.000 euro + IVA. pro e contro

Prima grandi battaglie per avere gli ecoincentivi da parte di tutta la filiera automotive (che impiega oltre 150.000 addetti) con la giusta segnalazione che l’Italia era l’unico Paese importante dell’Europa a non avere più incentivi per il rinnovo di un parco circolante davvero vetusto, inquinante ed insicuro.
Poi il Governo ha dato il proprio consenso tirando fuori dal portafoglio un sostanzioso assegno pluriennale che coprirà le esigenze fino al 2030 con 700 milioni nel 2022 e un miliardo all’anno dal 2023 al 2030 dando finalmente certezza e programmazione senza l’ansia di non far a tempo per rottamare la propria auto e comprarne una di più ecologica dando un vantaggio alle elettriche pure ma coinvolgendo anche le ibride plug in ed anche le auto che non superano i 135g/km  di CO2.
Ora la sorpresa di abbassare la soglia per beneficiare dell’ecobonus : se prima erano 50.000 euro ora dovrebbero essere 35.000 piu’ IVA che fa 42.700 euro di listino favorendo quindi le auto “di massa” rispetto a quelle “premium”
Guardando il solo listino delle auto elettriche a 42.700 euro ci arrivano tutte le marche popolari mentre le tedesche verranno mazzate al pari delle svedesi, scatenando la reazione dell’associazione UNRAE che riunisce tutte le case straniere presenti in Italia che deve mediare fra la soddisfazione di chi ci guadagna e chi ci perde…
Michele Crisci, Presidente UNRAE e di Volvo Italia (casa decisamente penalizzata con tutta la gamma sopra , ma di poco, ai 42.700 euro) invita il Governo a tornare sui suoi passi portando il vantaggio di un maggior recupero di IVA vendendo auto piu’ costose.
Se quindi la già ricordata Volvo Italia, insieme alle filiali nazionali di Audi, BMW, Jaguar, Lexus, Mercedes e Porsche sarebbero penalizzate insieme a Tesla, tutte le altre ne sarebbero invece molto avvantaggiate e quindi appare difficile che il Governo voglia fare i marchi premium stranieri quando con questo limite agevolano sia Stellantis (che produce la Fiat 500 elettrica a Torino,  ma anche le Jeep PHEV in Italia…) ma anche i marchi più diffusi in Italia come Renault, Ford e Volkswagen per fare giusto dei nomi.
L’importante ad avviso di www.andiamoeletttrico.it (la più grande comunità di proprietari  di auto elettriche ed aspiranti tali riuniti come “friends” con quasi 5.000 iscritti) è che dopo aver annunciato a febbraio gli incentivi questi arrivino velocemente per non far crollare la crescita della mobilità elettrica visto che giustamente moltissimi hanno bloccato gli ordini in attesa degli aiuti statali, ancora piu’ preziosi in una fase  delicata come l’attuale con le tensioni con la Russia, la crisi petrolifera, la difficoltà di trovare i pezzi per fare le auto che hanno portato le consegne a tempi spesso molto superiori ai 3 mesi.
Nessuno potrà essere soddisfatto al 100% ma oggi serve un segnale forte di ripartenza e magari poi qualche limatura si potrà fare in corso d’opera come siamo soliti vedere in Italia.
Oltre agli incentivi bisognerà poi che il Governo spinga sulle infrastrutture perché è folle incentivare l’acquisto di una vettura elettrica se poi non è possibile caricarla in autostrada e in tutta la Penisola le ricariche veloci sono sempre piu’ insufficienti col paradosso che la leadership non è di ENI, ENEL o Autostrade per l’Italia ma della statunitense TEsla che vanta il maggior numero di punti di ricariche veloci, ai prezzi piu’ bassi e potrebbe presto aprire le sue oltre 500 colonnine a tutte le marche conquistando un asset strategico come quello delle ricariche!
Il Governo dovrebbe inoltre incentivare il fotovoltaico, l’accumulo e la wallbox per far si che le vetture elettriche e plug-in possa viaggiare eco sostenibilmente e senza dipendenza dal petrolio russo, arabo o di qualsiasi altro stato estero oltre a ridurre l’impatto ambientale. Magari un giorno potremmo esportare energia ai nostri vicini anziche dipendere da loro, questo l’ultimo Auspicio di Andiamo Elettrico.

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