Tutto il mondo è in apprensione per quanto sta accadendo in queste ore in Ucraina: l’attacco russo ordinato da Vladimir Putin sta minacciando la stabilità in Europa anche sotto il punto di vista economico, che in primis andrà a condizionare i prezzi del petrolio e, di conseguenza, dei carburanti presso le stazioni di servizio. In questo momento la situazione è sotto stretta osservazione e vede la quotazione del Brent oltre al soglia psicologica dei 100 Euro al barile – un dato che non si vedeva dal 2014.
Cosa comporta questo sui prezzi di benzina e diesel? Attualmente la prima in modalità self-service viaggia sulla media dell’1,861 Euro/Litro, mentre il servito è praticamente pronto a confermare una tendenza superiore ai 2 Euro in tutta la nostra penisola. Il diesel, invece, si attesta rispettivamente sui valori di 1,73 e 1,87, mentre gas GPL e metano spaziano sulle cifre di 1,74-1,86 e 0,82-0,83 Euro al Litro.
Al di là dei semplici dati numerici, sono però gli sviluppi futuri in base a quello che sta succedendo in Ucraina a destare la maggior preoccupazione: se la crisi iniziata dalla Russia si dovesse aggravare, la conseguenza più importante sarebbe un ulteriore rialzo verso l’alto dei prezzi dei carburanti e del gas utilizzato da famiglie e imprese, nonchè un taglio della sua fornitura che potrebbe portare a un drastico stop della mobilità e dell’economia nazionale.
“Lo scenario peggiore, cioè quello di un conflitto esteso che porti a una interruzione dei flussi dalla Russia, si tradurrebbe in un disastro, con prezzi doppi rispetto a quelli attuali – ha commentato Davide Tabarelli, Presidente di Norisma Energia – Benzina e gasolio schizzerebbero verso 2,50 – 3 Euro al litro, facendoci precipitare quindi in una situazione simile a quella dei primi anni ’70, mentre la disponibilità di gas potrebbe subire un’interruzione. Potremmo rimanere a corto di forniture energetiche ma anche di grano e farina, dal momento che il 30% di ciò che consumiamo arriva da Russia e Ucraina“.