Hyundai Ioniq Hybrid 2016: la nostra prova su strada

Eco, tre gemelle

Nella vita è piuttosto raro incontrare tre gemelle omozigote, uguali tra loro a partire dai tratti somatici e con le uniche differenze insite nel carattere. Di certo non sarebbe un brutto spettacolo. Quando il marchio coreano ci ha invitati a guidare la nuova Hyundai Ioniq, presentata in tre varianti, eravamo piuttosto incuriositi poiché si tratta della prima volta che una casa automobilistica presenta su un unico body una vettura disponibile sia con alimentazione ibrida che elettrica e plug-in.
In questo modo si può trovare l’auto giusta per le proprie esigenze, partendo dalla più tradizionale ibrida per salire alla plug-in che accresce l’autonomia elettrica grazie ad una batteria più potente – alimentabile attraverso presa elettrica- fino a giungere alla elettrica pura.

La Hyundai Ioniq ha cominciato a sembrarci interessante quando ne abbiamo visto le forme, sportive e slanciate –che l’hanno portata a vincere il premio Red Dot Design Award- e soprattutto un prezzo in linea (se non addirittura inferiore) rispetto alle vetture dello stesso segmento. Abbiamo quindi provato a lungo la versione ibrida di Ioniq, tra viaggi nel weekend ed il normale tragitto fra casa e lavoro.


Design indovinato con Cx da record pari a 0,24

La nuova Hyundai Ioniq ha linee piuttosto futuriste. L’anteriore è composto da fari circolari bi-xeno e luci di posizione a LED, con diverse finiture azzurre a partire dalla modanatura anteriore a richiamare la guida ecologica. I gruppi ottici si fondono nella maschera del radiatore centrale, che nella versione elettrica è ovviamente mancante. La linea laterale si sviluppa in maniera sportiva, da coupé, terminando con un posteriore davvero aggressivo che piace da subito. Addirittura non è previsto il tergicristallo posteriore, da quanto la prima parte del lunotto è stata inclinata e per quanto la seconda porzione, sotto al montante, sia del tutto verticale. Una silhouette così ricercata ha portato ottimi risultati in termini di efficienza, nello specifico il coefficiente aerodinamico è pari a 0,24 Cx.
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Gli interni della vettura sono ben curati, a cominciare dalla plancia centrale e continuando con la strumentazione. Quello che stupisce però è il materiale utilizzato per rivestire gli interni: abbiamo dovuto sfogliare la cartella stampa per capire che i materiali sono riciclati ed eco compatibili, a cominciare dal rivestimento delle porte realizzato in plastica riciclata fusa con legno in polvere e pietra vulcanica. Su pavimento e cielo invece, Hyundai ha optato per alcune materie prime estratte dalla canna da zucchero. Il risultato è notevole, sia al tatto che all’olfatto.

Le finiture azzurre tornano per le bocchette dell’aria ed il pulsante d’avvio, oltre che per il display d’infotainment da 8 pollici sia con il touchscreen che con i pulsanti dedicati. Tra l’altro, si può utilizzare anche la modalità mirroring -lo schermo dello smartphone viene replicato sul display- con Apple CarPlay ed Android Auto.
La plancia centrale ospita poi il clima bizona, diverse prese USB ed un tappetino per la ricarica wireless per il cellulare.


I due motori

La Hyundai Ioniq ibrida è equipaggiata da due motori, al classico propulsore termico infatti si affianca un elettrico a magneti permanenti. Il motore a benzina, che in Hyundai chiamano Kappa, è un GDI da 1,6 litri a quattro cilindri ed iniezione diretta, capace di sviluppare 105 CV e 147 Nm di coppia. L’elettrico invece eroga 43 CV, ma la sua vera peculiarità è l’elevata coppia di 170 Nm. La somma delle potenze -che non è mai matematica- è pari a 140 CV e 265 Nm di coppia. Il cofano custodisce quindi due propulsori, mentre il pacco batterie agli ioni di litio si trova sotto il divanetto posteriore. Per quest’ultime Hyundai ha usato una tecnologia basata sui polimeri agli ioni di litio, che permette alle batterie (garantite 8 anni o 200.000 Km) di non avere una memoria di ricarica, in modo da non rovinarsi negli anni.


Prova su strada della nuova Hyundai Ioniq Hybrid

Saliamo in auto per la prima volta, sfruttando subito la regolazione elettronica del sedile. La strumentazione che ci troviamo davanti è chiara e semplice, si tratta di un display TFT da 7 pollici ad alta risoluzione. Il tachimetro è posto al centro, e manca ovviamente il contagiri. Al suo posto troviamo una barra che divide l’utilizzo del motore in tre fasce: la zona di ricarica della batteria in cui si viaggia a zero emissioni, la Eco su cui ci si ritrova per la maggior parte del tempo e quella Power, riservata a quando vogliamo davvero spingere, magari con la modalità di guida impostata su Sport (a cui si può preferire la Eco).
Sul lato destro della strumentazione troviamo il livello di carica della batteria. Accendiamo l’auto, ma il motore non accende la miscela d’aria e benzina: si parte in modalità elettrica, in un silenzio complessivo quasi surreale. Diversamente da altri marchi, sulla Hyundai Ioniq non possiamo inserire specificatamente la guida in elettrico, ma non è un male. Dopo pochi chilometri poi, ci rendiamo conto di come i progettisti abbiano lavorato molto sull’insonorizzazione della vettura: anche quando il GDI lavora a medi regimi, l’auto procede piuttosto silenziosamente.

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Ciò che davvero riesce a fare la differenza, rendendo estremamente piacevole la guida, è il cambio: si tratta di un automatico a 6 rapporti a doppia frizione DCT con una fluidità davvero magistrale, difficile da riscontrare sulle sue rivali col CVT. Anche l’erogazione, sempre immediata, rende giustizia a chi sceglie l’ibrido.

Nella guida cittadina portare la Hyundai Ioniq è un vero piacere, perché la fluidità è tanta e l’agilità complessiva non è da meno. Il raggio di sterzata è ampio, ed il sistema Start&Stop aiuta non poco durante le code al semaforo. Se volete entrare in modalità unicamente elettrica è sufficiente rimanere leggeri sull’acceleratore, a patto di avere abbastanza carica nelle batterie.

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Il sistema ibrido funziona in questa maniera: il motore elettrico lavora da solo quando siamo alle basse andature, mentre se forziamo entra in azione anche il termico. Entrambi quindi portano la potenza alle ruote, ma appena togliamo il piede dall’acceleratore la batteria comincia a ricaricarsi e, cosa da non sottovalutare, il motore termico si spegne.  È lo stesso principio della dinamo per la bicicletta e più a lungo frenate più la batteria si ricaricherà. Per sfruttare al meglio l’ibrido infatti, conviene fare frenate omogenee prevedendo -per quanto possibile- ciò che ci troveremo a fare dopo 150 metri, mentre al momento di accelerare basta non essere troppo incisivi. Durante il weekend abbiamo portato la nostra Ioniq in montagna, ed al ritorno sempre in discesa l’autonomia segnalata continuava ad aumentare invece che a diminuire: una bellezza. In salita, all’andata, abbiamo comunque percorso circa 17 chilometri con un litro di benzina. Notevole. I tornanti hanno evidenziato il comportamento dinamico dell’auto, non abbiamo avvertito un particolare rollio e la tenuta di strada è esemplare. Merito anche delle sospensioni, a schema multilink per il posteriore e McPherson all’anteriore.

In autostrada l’auto lavora bene, oltretutto c’è il Cruise Control adattivo che si aggiunge ad una lunga serie di aiuti alla guida, che rendono la Hyundai Ioniq una delle auto più complete su cui abbiamo messo le mani.


Quanto costa?

La Hyundai Ioniq Hybrid è disponibile in tre allestimenti (Classic, Comfort e Style) con un listino che, con le promozioni in corso, parte da 21.650 euro: un rapporto qualità/prezzo davvero invidiabile e decisamente allettante.

Perché si chiama Ioniq?

Hyundai Ioniq non deve il suo nome al bel mare che bagna il Salento, quanto piuttosto agli Ioni, atomi a cui sono stati aggiunti (o tolti) elettroni. Oggi è possibile ionizzare l’aria quanto l’acqua, aumentando quindi il numero degli elettroni in un atomo ed andando a formare così uno Ione negativo. Detta così sembra un lungo processo da effettuare in laboratorio dopo aver passato lunghi anni da ricercatore -ed è stato di certo così- ma oggi possiamo ionizzare l’ambiente anche con un’aspirapolvere che lo permetta. I vantaggi, ottenuti rilasciando delle scariche di tensione, sono innegabili: l’aria è più pulita e l’acqua non è da meno. Ecco quindi che il nome Ioniq -che si pronuncia Iòniq, e non alla francese- ha perfettamente senso per Hyundai: purificare l’aria utilizzando l’elettricità. Chapeau.

In Conclusione

Difficile aspettarsi qualcosa di simile, ma la Hyundai Ioniq stupisce da diversi punti di vista. Le linee piacciono a tutti, il motore è brioso ma permette di viaggiare senza consumi e, oltretutto, la guida si rivela molto piacevole. Aggiungete un prezzo più che concorrenziale e, come si dice, il gioco è fatto.

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