Lancia Stratos, storia di un’auto che è divenuta leggenda

I colleghi del sito Petrolicious hanno recentemente fatto visita ad un artista britannico che risponde al nome di Phillip Toledano, da sempre collezionista ed appassionato di automobili. Nel suo garage spicca una bellissima Lancia Stratos, la stessa che è protagonista del visto che vi proponiamo in fondo all’articolo. Da questa vettura mitica e dal video abbiamo tratto spunto per ripercorrere le orme della Lancia Stratos, un’auto ancora oggi capace di emozionare anche al solo sguardo. Non occorre mettersi al volante della Stratos per sentire le farfalle nello stomaco, basta vederla sfrecciare per strada o semplicemente imbattersi in un esemplare anche solo parcheggiato.

Nascita della Stratos

La Lancia Stratos venne introdotta nel lontano 1973, quindi 40 anni fa esatti, tre anni dopo la presentazione del prototipo Lancia Stratos Zero, e restò in produzione solo fino al 1975. Il padre della Stratos è Marcello Gandini, che tradusse in realtà il progetto per conto di Bertone. Lunga 3,71 metri, larga 1,75 m ed alta 1,08 m, la Stratos aveva un passo di soli 2,16 metri ed un peso contenutissimo: 980 chilogrammi. Il motore ed il cambio che equipaggiano la Stratos sono quelli della Ferrari Dino 246, mentre il prototipo Stratos Zero adottava il V4 della Lancia Fulvia. Il 6 cilindri della Dino da 2.4 litri eroga 190 cavalli e permette alla Lancia Stratos di toccare i 230 km/h di velocità massima.

Lancia Stratos dati tecnici

L’accelerazione da 0 a 100 km/h si completa in appena 5 secondi e la trazione è posteriore, con motore centrale e schema delle sospensioni con geometria a quadrilatero all’anteriore e McPherson al posteriore. I cerchi in lega sono da 14 pollici. La Lancia Stratos venne progettata espressamente per comeptere ( e vincere) nei rally, dove vinse 18 gare del WRC e divenne campione del mondo per tre anni di fila, nel 1974, 1975 e 1976. La versione che partecipava ai rally era capace di 240 CV mentre la Lancia Stratos Turbo ne aveva almeno 330, fino ad arrivare a 420 CV. Il canto del cigno avvenne infine nel 2010 quando un facoltoso collezionista, Michael Stoschek, commissionò un esemplare unico a Pininfarina.

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