Il settore automotive, pilastro economico, occupazionale e fiscale, si trova al centro di un dibattito politico e mediatico spesso distorto.
Durante la recente conferenza stampa dell’UNRAE a Villa Blanc, è stata fatta chiarezza per correggere molte delle narrazioni fuorvianti.
L’associazione, con dati alla mano, ha ribadito l’urgenza di una strategia strutturata, a livello nazionale ed europeo, per affrontare le sfide della transizione energetica e supportare il mercato.
Non è stato il Green Deal a mettere in crisi l’industria europea
“Attribuire la crisi del settore automobilistico europeo al Green Deal è una narrazione fuorviante”, dichiara Michele Crisci, Presidente di UNRAE. I dati lo confermano:
L’Europa sta pagando il prezzo di politiche incoerenti e dell’assenza di una visione strategica.
Crisci evidenzia anche le incertezze della politica italiana:
“A giugno i fondi dell’Ecobonus per le auto elettriche sono andati esauriti in poche ore. Ad agosto sono stati celebrati i risultati, a novembre ne è stata annunciata la cessazione definitiva.
Il settore non può prosperare senza certezze. Le promesse di fondi dedicati all’offerta non bastano: serve un mercato in salute.”
Prezzi in aumento e potere d’acquisto in calo
Il Direttore Generale dell’UNRAE, Andrea Cardinali, ha approfondito uno dei temi più dibattuti: l’aumento dei prezzi delle auto.
“Se è vero che il prezzo medio di un’auto è aumentato del 58% dal 2011 al 2023, bisogna considerare che il mix di segmenti è cambiato.
I clienti scelgono veicoli più grandi e tecnologicamente avanzati, con sistemi di sicurezza e infotainment impensabili 10 anni fa. Inoltre, il costo industriale è aumentato drammaticamente a causa della crescita dei prezzi di energia, materie prime e logistica internazionale.”
Tuttavia, questo incremento si scontra con l’erosione del potere d’acquisto degli italiani, calato di 3 punti nello stesso periodo.
Le famiglie, costrette a dare priorità ai beni primari, hanno rinviato l’acquisto di automobili, ulteriormente scoraggiate dall’aumento dei tassi di interesse.
Il mercato italiano: anomalie strutturali e ritardi tecnologici
Il mercato italiano delle auto, quarto per dimensioni in Europa, presenta anomalie significative:
“Il mercato delle auto elettriche in Italia evidenzia un divario preoccupante rispetto all’Europa,” spiega Cardinali.
“Negli altri mercati, pur con l’interruzione degli incentivi, le quote restano 3-5 volte superiori alle nostre. In Italia, invece, incentivi frammentari e strutture inadeguate hanno fermato la transizione.”
Infrastrutture di ricarica: un nodo irrisolto
Uno dei fattori chiave per il ritardo italiano nella diffusione delle auto elettriche è la carenza di infrastrutture di ricarica.
Nonostante un aumento del 38% dei punti di ricarica pubblici nell’ultimo anno, l’Italia rimane al 16° posto in Europa, con soli 11 punti di ricarica ogni 100 km contro una media europea di 16,4 e i 125,2 dell’Olanda.
“È fondamentale investire in una rete capillare, omogenea e di potenza adeguata,” sottolinea Cardinali.
Emissioni di CO₂: la transizione è a rischio
L’Italia è in ritardo anche sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂:
“È perverso sanzionare il produttore perché l’acquirente non compra ciò che ha prodotto,” commenta Cardinali, che denuncia anche la disinformazione:
“Sostenere che queste normative siano il frutto di un blitz ideologico è falso.
Gli obiettivi derivano dall’Accordo di Parigi del 2015 e da un lungo processo democratico che ha coinvolto Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo.”
Le proposte di UNRAE: agire subito
Per accelerare la transizione e garantire un futuro competitivo al settore, UNRAE propone:
“La transizione ecologica non può basarsi su politiche frammentarie e discontinue,” conclude Michele Crisci.
“Servono scelte chiare e strumenti concreti per rilanciare il settore automobilistico europeo e italiano. Le nostre proposte sono necessarie e urgenti.
È il momento di agire.”
L’intervento di UNRAE ha smontato le narrazioni fuorvianti che attribuiscono la crisi del settore automotive al Green Deal. I dati dimostrano che il vero problema risiede nell’assenza di politiche coerenti, infrastrutture adeguate e incentivi stabili.
La transizione energetica è un obiettivo irrinunciabile, ma per raggiungerlo servono investimenti, programmazione e un impegno concreto da parte di istituzioni e industria.