Una Maserati MC20 completamente autonoma ha stabilito il nuovo record mondiale di velocità per veicoli senza conducente, raggiungendo l’incredibile traguardo di 318 km/h. L’auto italiana senza pilota ha sfrecciato sulla stessa pista che un tempo accoglieva gli Space Shuttle in atterraggio, dimostrando capacità superiori alle vetture guidate dall’uomo di appena pochi anni fa.
Il primato nasce dalla collaborazione tra il Politecnico di Milano, la più grande università scientifico-tecnologica d’Italia, e la Indy Autonomous Challenge (IAC), l’organizzazione pioniera nelle competizioni di guida autonoma.
Il software di intelligenza artificiale, sviluppato dal team PoliMOVE-MSU del Politecnico, ha guidato la supercar modenese con precisione millimetrica lungo la pista del Kennedy Space Center in Florida, spingendola oltre ogni limite precedentemente raggiunto.
Pensate a cosa significa: un’auto priva di conducente umano che accelera fino a superare i 300 km/h, analizzando in tempo reale migliaia di parametri, prendendo decisioni in millisecondi e mantenendo la stabilità a velocità dove l’errore non è concesso. Non stiamo parlando di fantascienza o di qualcosa di futuristico, ma di tecnologia italiana che oggi ridefinisce le frontiere dell’innovazione automobilistica mondiale.
Lo storico traguardo è stato raggiunto il 3 marzo 2025 sulla leggendaria pista della Space Florida Launch and Landing Facility presso il Kennedy Space Center in Florida. Non un luogo qualsiasi, ma una striscia d’asfalto carica di storia che per decenni ha accolto il ritorno sulla Terra degli Space Shuttle della NASA.
La Maserati MC20 autonoma ha toccato l’impressionante velocità di 197,7 miglia orarie, equivalenti a 318 km/h, superando il precedente record di 192,8 mph stabilito nell’aprile 2022 dallo stesso team con una vettura da corsa IAC AV-21.
Un miglioramento di quasi 5 mph che può sembrare marginale, ma che in termini di guida autonoma rappresenta un salto tecnologico notevole, considerando le sfide esponenziali che ogni chilometro aggiuntivo comporta a queste velocità estreme.
La pista che ha fatto da scenario a questa impresa è una delle più lunghe al mondo, con i suoi circa 4,5 km di lunghezza. Questa distesa d’asfalto offre condizioni ideali per test ad alta velocità: perfettamente rettilinea, ampia e con generose zone di sicurezza.
La superficie della pista, mantenuta in condizioni ottimali per operazioni aerospaziali, ha consentito alla supercar del Tridente di raggiungere la massima accelerazione possibile prima di dover iniziare la fase di frenata.
In termini di prestazioni, vale la pena sottolineare che la velocità raggiunta dall’auto a guida autonoma è molto vicina alle capacità massime della Maserati MC20 guidata da un pilota umano esperto, dimostrando quanto l’intelligenza artificiale sia ormai in grado di sfruttare appieno le potenzialità meccaniche dei veicoli ad alte prestazioni.
Il cuore pulsante di questa impresa è il software di guida autonoma PoliMOVE-MSU, frutto dell’ingegno del team AIDA (Artificial Intelligence Driving Autonomous) del Politecnico di Milano. Questo software rappresenta lo stato dell’arte nel campo della guida autonoma ad alte prestazioni, capace di elaborare in tempo reale enormi quantità di dati provenienti dai sensori del veicolo.
La Maserati MC20 utilizzata per il record non è una vettura di serie standard. Gli ingegneri hanno apportato modifiche sostanziali per adattarla alla guida autonoma, pur mantenendo intatta la sua essenza sportiva.
La supercar è stata equipaggiata con un complesso sistema di sensori – telecamere ad alta definizione, radar, LiDAR e unità di misura inerziale – che fungono da “occhi” e “orecchie” dell’intelligenza artificiale.
Il motore V6 Nettuno da 630 CV è rimasto sostanzialmente invariato, dimostrando come la sfida principale non fosse nella potenza bruta, ma nella capacità di controllare efficacemente la potenza disponibile.
L’intelligenza artificiale sviluppata dal Politecnico di Milano svolge un ruolo fondamentale, agendo come un pilota virtuale che apprende e migliora costantemente. Il sistema ha attraversato migliaia di ore di simulazione e test reali, durante le quali ha imparato a gestire ogni aspetto della guida: dall’accelerazione ottimale alla traiettoria ideale, dal controllo della stabilità alla gestione dell’aerodinamica alle alte velocità. A differenza dei sistemi di assistenza alla guida convenzionali, l’IA del Politecnico è stata progettata specificamente per operare in condizioni estreme, dove i margini di errore sono praticamente inesistenti.
In ogni istante, il computer di bordo analizza centinaia di parametri: velocità, accelerazione laterale e longitudinale, angolo di sterzo, comportamento aerodinamico e condizioni della pista. I dati vengono elaborati da algoritmi di apprendimento automatico che prendono decisioni in millisecondi.
Per raggiungere i 318 km/h in sicurezza, il sistema deve anticipare il comportamento del veicolo e rispondere proattivamente, non limitandosi a reagire agli eventi. A differenza della guida autonoma urbana, dove la sfida principale è interpretare un ambiente complesso a velocità moderate, qui la difficoltà risiede nel controllo ultra-preciso a velocità estreme, dove anche minime variazioni possono avere conseguenze drammatiche.
La ricerca condotta in condizioni estreme come quella del record di velocità della Maserati MC20 non rimane confinata ai circuiti o alle piste speciali. Le applicazioni pratiche di questi esperimenti si estendono ben oltre il mondo delle competizioni, influenzando direttamente lo sviluppo dei veicoli autonomi destinati alla circolazione quotidiana.
Gli algoritmi perfezionati per gestire situazioni al limite forniscono soluzioni più robuste anche per scenari ordinari, seguendo un principio ben noto nell’ingegneria: un sistema capace di operare in condizioni estreme sarà incredibilmente affidabile in condizioni normali.
I test ad alta velocità svolgono un ruolo fondamentale nel migliorare la sicurezza dei veicoli autonomi di tutti i giorni. Come spiega il Prof. Savaresi, “lo scopo dei test ad alta velocità è valutare il comportamento dei robo-driver in condizioni critiche“. Quando un sistema autonomo viene spinto al limite, emergono vulnerabilità e problemi che rimarrebbero nascosti durante la guida ordinaria.
I tempi di reazione dell’IA, la stabilità degli algoritmi sotto stress e la robustezza del sistema vengono messi alla prova, portando a miglioramenti che si traducono in maggiore sicurezza anche a velocità urbane. Un sistema che può prendere decisioni corrette a 300 km/h avrà molto più tempo per reagire efficacemente a 50 km/h.
L’impresa si inserisce nel contesto più ampio del MOST, il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, che promuove ricerca, innovazione e sviluppo delle infrastrutture per creare soluzioni scalabili per il trasporto eco-friendly.
La guida autonoma rappresenta infatti un tassello fondamentale nella transizione verso un modello di mobilità più sostenibile. Veicoli capaci di comunicare tra loro e con l’infrastruttura possono ottimizzare i flussi di traffico, ridurre i consumi e minimizzare le emissioni.
La precisione degli algoritmi sviluppati dal team PoliMOVE permette di pianificare traiettorie e velocità che massimizzano l’efficienza energetica, un aspetto fondamentale per la mobilità del futuro.
Aidoptation BV, lo spin-off commerciale dell’IAC con sede in Belgio, sta lavorando per trasformare queste ricerche in soluzioni concrete per le autostrade di domani. La visione dell’azienda punta a creare corsie dedicate ai veicoli autonomi ad alta velocità sulle principali arterie di comunicazione. Paul Mitchell, CEO sia di IAC che di Aidoptation, afferma che “stiamo spingendo il software di guida autonoma e l’hardware robotico al limite assoluto” con l’obiettivo di “rendere possibile una mobilità autonoma ad alta velocità sicura, affidabile e sostenibile sulle autostrade“.
Il concetto prevede una transizione graduale verso autostrade intelligenti dove veicoli autonomi possano viaggiare in modo coordinato a velocità elevate, riducendo i tempi di percorrenza e aumentando la capacità delle infrastrutture esistenti senza compromettere la sicurezza.
La terra di Nuvolari, Ferrari e Pininfarina continua a scrivere capitoli fondamentali nella storia dell’automobile. Un paese che ha dato i natali ai più grandi designer, ingegneri e piloti della storia oggi dimostra di avere le carte in regola per primeggiare anche nell’era dell’intelligenza artificiale applicata alla mobilità.
La capacità di coniugare passione sportiva, raffinatezza estetica e tecnologia all’avanguardia resta un tratto distintivo dell’approccio italiano, ora arricchito da competenze digitali di primissimo livello.
La ricerca universitaria italiana, spesso sottovalutata, conquista con questa impresa un posto di primo piano nel panorama globale. Il Politecnico di Milano, con i suoi laboratori e il talento dei suoi ricercatori, dimostra come l’eccellenza accademica italiana possa competere e primeggiare in settori ad altissima intensità tecnologica.
La scelta della Maserati MC20 come piattaforma per questa sfida tecnologica non è casuale. Questa supercar rappresenta il made in Italy nella sua espressione più evoluta: design mozzafiato, prestazioni eccezionali e ora anche tecnologia autonoma al vertice mondiale.
A differenza di molti veicoli sperimentali, spesso caratterizzati da un’estetica futuristica ma fredda, la MC20 mantiene intatto il fascino sensuale tipico delle supercar italiane, dimostrando che l’innovazione non deve necessariamente sacrificare la bellezza.
Nel confronto con altri progetti internazionali di guida autonoma, l’approccio italiano si distingue per alcune caratteristiche peculiari. Mentre molte aziende americane come Waymo e Cruise concentrano i loro sforzi principalmente sulla guida autonoma urbana a velocità moderate e i costruttori tedeschi privilegiano sistemi di assistenza alla guida sempre più sofisticati, il progetto italiano ha osato spingersi verso l’estremo delle prestazioni.
Diversamente dai test cinesi, spesso orientati alla produzione di massa in tempi rapidi, l’iniziativa italo-americana punta sull’eccellenza tecnologica e sulla sicurezza senza compromessi. Il record stabilito dal bolide modenese dimostra un approccio olistico che integra meccanica di precisione, software avanzato e visione sistemica della mobilità del futuro.
La scelta della pista di atterraggio degli Space Shuttle al Kennedy Space Center come teatro di questa impresa aggiunge una dimensione simbolica profonda al record. Non si tratta di un circuito qualsiasi, ma di un luogo che ha visto il ritorno sulla Terra di astronauti e veicoli spaziali, testimone silenzioso del coraggio umano nell’esplorazione dell’ignoto.
La stessa pista che accoglieva i vettori spaziali al termine delle loro missioni ora fa da palcoscenico a un’altra forma di esplorazione: quella dei confini dell’intelligenza artificiale applicata alla mobilità terrestre. Il passaggio di consegne tra due diverse forme di avanguardia tecnologica crea un ponte ideale tra l’era spaziale e l’era dell’autonomia digitale, entrambe accomunate dalla spinta a superare i limiti del possibile.
La fusione tra prestazioni sportive e intelligenza artificiale segna l’inizio di una nuova era per l’automobile. Per oltre un secolo, l’evoluzione delle auto sportive è stata guidata dalla ricerca di maggiore potenza, migliore aerodinamica e materiali più avanzati, sempre con l’obiettivo di esaltare le capacità del pilota umano.
Con la Maserati MC20 autonoma assistiamo a un cambiamento di paradigma: l’intelligenza artificiale non è più solo un ausilio al guidatore, ma diventa essa stessa il pilota, capace di sfruttare al meglio le caratteristiche meccaniche del veicolo. Questa rivoluzione concettuale apre scenari inediti sia per le competizioni sia per la produzione di serie, dove le prestazioni non saranno più limitate dalle capacità umane ma potranno esprimersi al massimo potenziale.
Forse il significato più profondo di questo record risiede nella dimostrazione che un’auto autonoma può superare soglie che fino a pochi anni fa sembravano accessibili solo ai piloti professionisti più esperti.
Raggiungere e controllare velocità superiori ai 300 km/h richiede riflessi, sensibilità e capacità decisionale che rappresentano l’apice dell’abilità umana. Il fatto che un sistema artificiale possa ora operare con sicurezza in queste condizioni estreme segna un punto di svolta nella relazione tra uomo e macchina.
Il team PoliMOVE-MSU e l’Indy Autonomous Challenge hanno già delineato i prossimi obiettivi: superare la barriera dei 200 mph (322 km/h) e poi puntare a eguagliare o superare le velocità massime raggiungibili con un pilota umano.
Ma la sfida più interessante sarà trasferire le capacità dimostrate su rettilineo a scenari più complessi, come circuiti con curve tecniche o condizioni meteo variabili. Gli ingegneri stanno già lavorando a test che simulano pioggia, vento laterale e visibilità ridotta, condizioni che metteranno alla prova le reali capacità adattive dei sistemi autonomi.
Il settore della guida autonoma ad alte prestazioni vedrà nei prossimi anni sviluppi tecnologici significativi. L’evoluzione dei sensori, con LiDAR e radar sempre più precisi e compatti, permetterà una percezione dell’ambiente ancora più dettagliata.
I progressi nel campo dell’edge computing consentiranno di elaborare quantità sempre maggiori di dati direttamente a bordo del veicolo, riducendo la latenza nelle decisioni critiche. Ma la vera rivoluzione arriverà dall’intelligenza artificiale generativa, che permetterà ai sistemi di guida autonoma di apprendere non solo dall’esperienza diretta, ma anche da simulazioni sempre più sofisticate. Questo approccio consentirà di addestrare i robo-driver in scenari estremi senza i rischi e i costi dei test fisici.
La pressione della competizione spinge i team a trovare soluzioni innovative a problemi complessi, in tempi molto più rapidi rispetto alla ricerca tradizionale. La natura open source di molte di queste sfide favorisce inoltre la condivisione di conoscenze tra università e centri di ricerca globali, creando un ecosistema fertile per l’innovazione.
Nei prossimi anni, vedremo probabilmente nascere nuove categorie di competizioni autonome, ciascuna focalizzata su aspetti specifici come efficienza energetica, destrezza nel traffico o capacità di adattamento a condizioni avverse.
La visione del Prof. Sergio Matteo Savaresi sul futuro della mobilità è tanto affascinante quanto concreta. Il direttore scientifico del progetto immagina un’evoluzione graduale ma inesorabile verso sistemi di trasporto sempre più intelligenti e interconnessi. “Non stiamo lavorando solo alla sostituzione del conducente umano con l’intelligenza artificiale“, spiega, “ma alla creazione di un nuovo paradigma di mobilità dove veicoli, infrastrutture e reti di comunicazione formano un sistema integrato“.