Provata la gamma Volvo ibrida: mild hybrid e plug-in aspettando la XC40 elettrica

Volvo, marchio svedese rinomato per la sua attenzione alla sicurezza e alla sostenibilità ambientale, ha presentato in quel di Bologna il suo piano di elettrificazione della gamma. Un piano previsto ed annunciato quasi 24 mesi fa e pronto per l’immediato futuro, nel quale Volvo vuole prendersi sempre più cura di clienti e dipendenti, minimizzando al contempo l’impatto ambientale delle vetture prodotte nei suoi stabilimenti.

Da quest’anno, infatti, ogni Volvo sarà disponibile anche in versione elettrificata o, per esprimersi in maniera ancor più chiara, in versione ibrida. L’obiettivo della Casa scandinava è di mettere in strada entro il 2025 ben 1 milione di vetture elettrificate. I tipi di elettrificazione attualmente offerti da Volvo sono in buona sostanza di due tipi: il Plug-in Hybrid Twin Engine previsto per i propulsori a benzina e il Mild Hybrid che può invece essere abbinato sia a motori benzina che ai Diesel.

Il Plug-in Hybrid combina il motore endotermico a benzina a un’unità elettrica: in combinata i due propulsori sviluppano fino a 405 CV. Il Mild Hybrid invece è la novità più importante: permette di ridurre il carico del motore e i consumi, ma è bene ricordare che non può in nessun caso funzionare in modalità solamente elettrica. Proprio a seguito dell’introduzione della tecnologia Mild Hybrid, Volvo ha anche introdotto una nuova nomenclatura dei motori, che saranno contraddistinti da una lettera e da un numero. La lettera indica il tipo di alimentazione e il numero il range di potenza: la lettera B indicherà i motori Mild Hybrid mentre la lettera T quelli con tecnologia Plug-in Hybrid.

Nell’immediato futuro è in programma la presentazione della prima Volvo completamente elettrica, la Volvo XC40, il cui motore sarà contraddistinto dalla lettera P, che sta per “Pure Electric”. I prezzi di listino delle nuove Volvo a tecnologia ibrida partono dai 45.150 euro della CX40 T5 e arrivano fino a 87.550 euro della XC90 T8.

Ibride mild e plug-in sono, in poche parole, la furbata accolta dall’omologazione europea che le equipara entrambe a categoria ibrida accanto alla originale pura ibrida.

La soluzione ibrida non è nata certo ieri ma alla fine dell’ultimo secolo per merito di Honda e Toyota anche se è stata quest’ultima a spingere fortemente e lasciata quasi sola per circa un ventennio. Da qualche anno, a causa delle stringenti normative europee che richiedono una media di CO2 sempre più bassa nella gamma auto e la battaglia delle metropoli al Diesel (a Milano nell’estesa Area B le Diesel Euro4 non potranno più entrare e neppure a Roma le auto a gasolio sono ben viste con Torino che ha chiuso un giorno al traffico pure le moderne Euro6)il che ha portato le marche a rivalutare la soluzione ibrida che rende specialmente le vetture a benzina più sobrie, riducendo le emissioni gestendo meglio la guida grazie al recupero dell’energia in fase di frenata o decelerazione.

I tedeschi dovendo “ibridizzare” velocemente ed economicamente la quasi totalità della gamma hanno spinto fortemente per la soluzione mild che non ha motori elettrici ne batterie ma potenzia a 48V il sistema elettrico della vettura. A livello di omologazione Mild e Plug-In sono entrambe ibride e quindi possono circolare gratuitamente in Area C a Milano come in molte altre città.

Logico quindi che la stessa Volvo per accelerare la sua elettrificazione abbia sfruttato l’occasione che permette con la soluzione mild hybrid di nobilitare lo stesso Diesel, che si trasforma per magia in Ibrido e la stessa sigla della Volvo con la lettera B. Vale sia per i Benzina ma anche per le versioni a gasolio che essendo omologate ibride sfuggono alla caccia alle streghe dichiarata dalle 100 maggiori metropoli del mondo e non solo da loro..

Per i limiti imposti a fine 2020 dal Parlamento Europeo le Mild Hybrid possono dare un buon aiuto, ma dal 2030 con i limiti CO2 praticamente ridotti a metà l’unica soluzione sarà l’elettrico pure e qualche plug-in ibrida davvero super efficiente con pacchi batterie in grado di oltrepassare i 100 km di autonomia per equipararsi alle prime anche se complicare anziché semplificare raddoppiando motori e componenti non pare, nel lungo periodo una buona soluzione ricordando che un’auto elettrica viene mossa grazie ad una ventina di componenti mentre un motore endotermico per muoversi necessità di circa 2.000 pezzi con una resa energetica che con le BEV sfiora il 90% e con le vetture classiche non raggiunge il 45%…

Su strada con le ibride


Fatta questa doverosa premessa partiamo col raccontarvi le nostre impressioni di guida a bordo della ibrida plug in Volvo che riconoscete dalla sigla T come Twin, ossia doppio perchè troviamo un motore endotermico anteriore ed uno elettrico posteriore che trasforma quindi la vettura in integrale AWD.

Rispetto alla prima generazione, Volvo ha fatto davvero un balzo in avanti incredibile sia per l’autonomia elettrica praticamente raddoppiata sul versante reale con almeno 40 km davvero tutti elettrici e soprattutto con la possibilità davvero utile di poter ricaricare la batteria elettrica durante la marcia grazie al motore termico, pur essendo più vantaggioso e raccomandato di caricare la batteria con la presa collegata alla rete o colonnina che grazie al suo caricatore da 7,4 kW consente di “fare il pieno elettrico” in meno di due ore con wallbox da 7,4 o in meno di 5 con la tradizionale alimentazione domestica da 3kW che potete usare quindi prima di andare a dormire per non sovraccaricare il vostro impianto.

Con la ibrida plug-in le prestazioni sono decisamente sportive con un ottimo spunto abbinato al tradizionale piacere di guida Volvo che garantisce la massima sicurezza attiva e passiva senza penalizzare la dinamicità. Da lode quindi sterzo, cambio e sistema frenante dove però ci saremmo attesi un maggior recupero energia, specie essendo abituati a guidare vetture elettriche che appena molli il pedale dell’acceleratore iniziano a rallentare da sole per recuperare la maggior energia possibile mentre sulla Volvo Plug-In in autostrada come sulle provinciali emiliane se toglievi il pedale del gas l’inerzia era davvero molto accentuata, tanto da doverci fare spesso usare i freni per evitare situazioni di pericolo.

Mild astuta, ma con poche differenze

Il Mild Hybrid è sicuramente una soluzione intelligente e provandola su strada la differenza con una vettura senza “maggiorazione elettrica” ma dotata del classico stop & drive. Sicuramente a livello di emissioni da una mano e forse la cosa più bella è avere segnato sul libretto la scritta IBRIDO anzichè DIESEL ed avere una sigla B pur essendo una vettura a gasolio.

Le Volvo partono da una base di partenza dinamica più che valida e quindi si apprezza sicuramente il miglior spunto in ripresa e certamente il comportamento di guida migliora, ma certo non stiamo parlando del passaggio fra una versione aspirata ed una turbocompressa.

I minori consumi, prestazioni valide e libertà di circolazione la rendono una soluzione davvero interessante specie per i lombardi ed in particolare i milanesi esentati per il momento dal ticket Area C anche se una proliferazione delle Mild rischia di penalizzare tutto il comparto ibrido poichè il legislatore e soprattutto il Ministero delle Finanze se vede un calo del gettito fiscale non tarderà a prendere provvedimenti …

Attendiamo con grande curiosità invece la Volvo XC40 completamente elettrica che siamo sicuri molto interessante e competitiva ricordando che i più avanti nel BEV sono gli statunitensi con Tesla ed i cinesi che non hanno un brand leader ma un sistema automobilistico industriale indirizzato completamente verso l’elettrico e la Volvo è controllata al 100% da un’impresa cinese che ha permesso a Volvo infatti di trasformarsi un tempi davvero veloci rispetto a quello che era quando stava nel Gruppo Ford.

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