Un inizio di anno decisamente amaro per gli automobilisti italiani: dal 1° gennaio 2025, violare il Codice della Strada potrebbe diventare ancora più oneroso. Dopo due anni di sospensione, riparte l’adeguamento biennale delle sanzioni pecuniarie all’inflazione, previsto dall’articolo 195 del Codice della Strada.
La sospensione del biennio 2023-2024, adottata per attenuare l’impatto economico della pandemia e della crisi energetica, non sarà rinnovata.
Le multe saranno quindi aggiornate sulla base dei dati ISTAT, ma restano incerte le modalità di calcolo: si ipotizza un aumento del 5/6% considerando solo gli ultimi due anni oppure un incremento più drastico, pari al 17,6%, che includerebbe anche i rialzi non applicati nel biennio 2020/2022.
Un futuro che appare già incerto e controverso, con associazioni di consumatori che definiscono l’eventuale aumento del 17,6% una vera e propria “stangata”. Ma qual è il reale impatto di questi aumenti per chi si mette alla guida? Scopriamolo insieme.
Con l’avvicinarsi del 1° gennaio 2025, gli automobilisti si trovano ad affrontare un’importante incognita: di quanto aumenteranno le multe stradali? La norma che prevede l’adeguamento biennale delle sanzioni al tasso di inflazione lascia spazio a interpretazioni contrastanti, generando preoccupazione tra i cittadini.
La prima ipotesi considera un incremento del 5/6%, calcolato sull’inflazione registrata nel biennio 2023/2024. In questo caso, le sanzioni verrebbero aggiornate seguendo l’indice FOI dell’ISTAT, come indicato dal Codice della Strada, che impone l’adeguamento ogni due anni.
Tuttavia, una seconda interpretazione suggerisce un aumento cumulativo del 17,6%, che recupererebbe anche gli adeguamenti sospesi nel biennio 2021/2022, quando l’inflazione era più alta ma gli aumenti erano stati bloccati a causa della crisi economica legata alla pandemia.
Questa ambiguità normativa ha sollevato critiche da parte di associazioni di consumatori, come l’Unione Nazionale Consumatori, che definisce il potenziale incremento del 17,6% una vera e propria stangata per gli automobilisti. Infatti, l’assenza di chiarimenti ufficiali ha alimentato il malcontento, lasciando molti nel dubbio su quale scenario si realizzerà.
Nel concreto, questa incertezza si traduce in possibili rincari significativi per infrazioni comuni: da aumenti moderati di poche decine di euro per eccessi di velocità minori, a salassi di oltre 4000 euro per le violazioni più gravi. Un quadro che richiama l’attenzione sulla necessità di un intervento normativo chiarificatore.
Con l’entrata in vigore del nuovo adeguamento delle multe dal 1° gennaio 2025, le sanzioni previste dal Codice della Strada diventeranno un peso economico significativo per gli automobilisti italiani.
Analizziamo come l’aumento influirà sulle principali tipologie di infrazioni.
L’eccesso di velocità, una delle infrazioni più comuni, vedrà aumenti consistenti:
Anche le infrazioni meno gravi, come il divieto di sosta, subiranno rincari significativi:
Il passaggio con il semaforo rosso aumenterà dagli attuali 167 euro fino a 200 euro con un incremento del 17,6%.
L’uso del cellulare alla guida vedrà multe oscillare tra 250 e 1000 euro, con sospensione della patente in caso di recidiva o incidenti.
L’aumento delle multe stradali non avrà ripercussioni solo sugli automobilisti, ma anche sui bilanci degli enti locali. Le sanzioni stradali rappresentano infatti una fonte significativa di entrate per i Comuni, che utilizzano questi fondi per vari scopi, spesso legati alla mobilità urbana e alla manutenzione delle infrastrutture stradali.
Nel 2024, nonostante la sospensione dell’adeguamento biennale, i Comuni italiani hanno incassato circa 1,3 miliardi di euro dalle multe. Le città con i maggiori introiti sono state Milano, con 136 milioni di euro, seguita da Roma con 97 milioni e Torino con 49 milioni. Altre città, come Firenze, Genova e Napoli, hanno registrato entrate tra i 25 e i 30 milioni.
Con l’entrata in vigore del nuovo adeguamento a partire dal 2025, si prevede un incremento ulteriore di queste cifre. Gli aumenti, soprattutto nella fascia alta delle sanzioni (es. per eccessi di velocità significativi) potrebbero generare incassi record. La possibilità di un incremento del 17,6% potrebbe trasformare questa misura in un vantaggio economico sostanziale per le casse comunali.
Tuttavia, questa situazione solleva interrogativi: le multe sono davvero uno strumento efficace per migliorare la sicurezza stradale o stanno diventando una forma di tassazione occulta per finanziare le amministrazioni locali?
Le associazioni dei consumatori, come l’Unione Nazionale Consumatori, hanno già espresso dubbi sull’equità di questi rincari, sottolineando il rischio che l’obiettivo di sicurezza venga surclassato dalla necessità di fare cassa.
Il 2025 non porterà solo aumenti delle sanzioni pecuniarie, ma segnerà anche l’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, che introdurrà importanti novità per rafforzare la sicurezza sulle strade italiane. Tra i cambiamenti più rilevanti spiccano l’inasprimento delle pene per la guida in stato di ebbrezza e per l’uso del cellulare alla guida.
Chi sarà sorpreso alla guida con un tasso alcolemico tra 0,5 e 0,8 g/l dovrà affrontare sanzioni più severe, con multe che potrebbero superare i 556 euro. Per tassi alcolemici più elevati o recidive, le pene includeranno anche sospensione della patente per lunghi periodi e, in alcuni casi, il sequestro del veicolo.
L’utilizzo del telefono durante la guida, spesso causa di incidenti gravi, sarà sanzionato con maggiore rigore. Le multe oscilleranno tra 250 e 1000 euro, e in caso di recidiva o incidente, la patente sarà sospesa per un minimo di una settimana, con tempi raddoppiati in caso di lesioni.
Con l’imminente aggiornamento delle multe previsto per gennaio 2025, cresce l’attesa per un possibile intervento del governo. Il Codice della Strada impone l’adeguamento biennale delle sanzioni all’inflazione, ma l’esecutivo ha ancora margine di manovra per modificare o mitigare l’impatto di questi aumenti.
Tra le opzioni a disposizione, ci sono la proroga della sospensione degli aumenti, come avvenuto per il biennio 2023/2024, o un chiarimento sulle modalità di calcolo che escluda il recupero delle inflazioni passate.