È morto a Lugano, dove risiedeva da molto tempo, Vittorio Ghidella. Tra gli anni ’70 e ’80 fu amministratore delegato di Fiat Auto, dove era stato chiamato nel 1979 da Gianni e Umberto Agnelli, che cercavano di uscire dagli anni del terrorismo e delle violenze in fabbrica.
Nato a Vercelli nel 1931, si era trasferito in Svizzera dopo aver lasciato la Fiat a causa di dissidi nati con Cesare Romiti, col quale all’inizio della sua avventura a Torino formò un binomio di successo, rialzando le sorti della casa torinese, soprattutto grazie Fiat Uno: commercializzata nel 1983 per sostituire la 127, diventò in breve l’auto più venduta in Europa, simbolo di una generazione giovanile degli anni ’80.
Dopo qualche anno si scoprì che in realtà la Uno fu “ceduta” da Gianmario Rossignolo nel 1979 e fu lo stesso Ghidella a raccontarlo: Rossignolo al tempo era responsabile Lancia e stava pensando a un modello per sostituire la Autobianchi A 112 ed incaricò Giorgetto Giugiaro per disegna una piccola vettura di lusso. Il designer gli presentò una due volumi con un ampia abitabilità interna ma il progettò non andò avanti. Rossignolo a causa di alcune divergente proprio con Ghidella rassegna le dimissioni ed il progetto “Lancia Uno” fu lasciato così a Umberto Agnelli, che a sua volta lo girò a Ghidella, che ne approfittò per l’erede della 127, insieme a Giampaolo Boano.
Sotto la sua gestione la casa torinese investì in impianti ed organizzazione e vennero prodotte vetture collaudate dallo stesso Vittorio Ghidella (sul percorso Livorno-Collesalvetti – Pinerolo Cavour), coma Lancia Thema, la Fiat Tipo e la Autobianchi Y10. Il successo della Fiat Uno fu trascinante, il modello era molto diffuso in tutti i continenti, tanto che segnò il punto di svolta nel rilancio della azienda della famiglia Agnelli, influenzando in positivo anche il mercato italiano dell’auto e Fiat in quegli anni divenne il primo costruttore di auto europeo, il quinto a livello mondiale.
Persona schiva e introversa, aveva idee ben chiare e sosteneva che le auto si guidano con il “culo” e non con la lingua.
Dopo l’uscita da Fiat nel 1988, Ghidella scompare dalla scena imprenditoriale italiana dedicandosi ad operazioni finanziarie e alla musica classica.
Laureato con il massimo dei voti in ingegneria presso il Politecnico di Torino, grazie ai risultati ottenuti come manager Fiat, era considerato uno dei più validi dirigenti del mondo automobilistico.