Le donne nella storia di Citroën: Josephine Baker

Nella Parigi degli Anni Folli un talento come quello della Baker non poteva passare inosservato e l’intraprendente Josephine fu da subito lodata e corteggiata da tutti i grandi nomi di quegli anni, e ovviamente anche André Citroën non sfuggì al fascino di quella donna che a Parigi veniva chiamata la “perla nera” o la “venere di bronzo”.

In quel periodo, André Citroën le fornì una B14 Sport Cabriolet con cui muoversi a Parigi. Le spiegò il suo impegno per rendere l’automobile accessibile a tutti e la sua filosofia personale per migliorare il rapporto con i suoi collaboratori.

Josephine rimase affascinata dal geniale costruttore francese, partecipando volentieri agli eventi che Citroën organizzava per i suoi dipendenti, esibendosi nel cinema-teatro del quai de Javel o in show improvvisati quanto divertenti al fianco di André Citroën, cantando una speciale versione della sua celebre “J’ai deux amours” dove i suoi amori erano la sua terra e Citroën, senza specificare se si trattasse dell’auto o del costruttore.

La Baker seguì ogni tappa del lungo tour di presentazione del film “La Crociera Nera”, presentandosi spesso alle cene di gala con un cappello che riprendeva la pettinatura delle donne Mangbetu (Vogue ne parla nel 1926), divenuta il simbolo dell’impresa dei semicingolati Citroën e la locandina del film stesso.

Tra le cose che accomunavano Josephine Baker e André Citroën c’era senza dubbio la passione con cui la soubrette si impegnava sul fronte dei diritti dei più deboli. Nel 1939 Josephine fu letteralmente reclutata dall’intelligence francese, con l’incarico (portato a termine con assoluta abilità) di raccogliere informazioni dagli ufficiali tedeschi che incontrava in occasione delle feste appositamente organizzate dagli stessi Servizi francesi.

Successivamente, durante la guerra, nella sua veste di attrice e cantante, partecipò a tournée in vari Paesi neutrali. Fu in queste occasioni che Josephine Baker riuscì a dove carpire informazioni molto riservate come la posizione degli aeroporti, delle basi militari e delle truppe sui fronti di guerra. Informazioni che inviò in Inghilterra, scritte con inchiostro invisibile sui suoi fogli di musica.

Dopo la guerra, Josephine tornò alle Folies Bergère senza tralasciare il suo impegno nel sociale, in particolare contro le divisioni razziali ancora esistenti negli Stati Uniti, dove rifiutò diversi ingaggi con cachet stellari, davanti ad un pubblico di soli bianchi.

Josephine Baker non ebbe figli, ma ne adottò ben dodici, diversi per religione e colore della pelle (li chiamava “la mia famiglia arcobaleno”) cui lasciò i suoi ricordi, i suoi segreti ed un incredibile bagaglio di umanità e saggezza.

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