Non sono mancate a Roma, durante la tre giorni dei giornalisti UIGA per la proclamazione dell’”Auto Europa 2013”, occasioni di confronto sui temi caldi del momento, come la Tavola Rotonda” dal titolo “Green Economy e automobile – Proposte per rilanciare il Paese”. Ancora una volta si è preso atto della situazione del comparto, divenuta ormai insostenibile, complice la pressione fiscale e la crisi dei consumi, e ha preso nuova forza l’invocazione corale a un cambio di rotta del Governo. Alla tavola rotonda hanno partecipato i massimi rappresentanti del settore come Romano Valente (Direttore Generale UNRAE), Gianmarco Giorda (Direttore Generale ANFIA), Gian Primo Quagliano (Presidente Centro studi promotor Gl Events), Fabio Bertolotti (Direttore Assogomma) e Rita Caroselli (Direttore generale dell’Assogasliquidi). Moderato dalla giornalista Marina Terpolilli, Presidente UIGA, il dibattito ha tratteggiato i contorni di un settore che da sempre fornisce un grande gettito fiscale e un’importante quota del PIL e che ora per risollevarsi necessita di interventi sistematici per tornare a contribuire ancora in maniera determinante alla crescita del Paese.
Romano Valente ha sottolineato: “Stiamo fronteggiando una crisi strutturale che influenza enormemente il consumo. Per dare un contributo concreto abbiamo esaminato i processi legati all’iter di immatricolazione e alle pratiche d’uso delle vetture: c’è la possibilità di una forte razionalizzazione in virtù della quale si potrebbero trovare risorse da destinare diversamente. Semplificare e ottenere economie di scala potrebbe essere una strada praticabile per iniziare a rimettere in funzione il volano della crescita. Di più, se l’economia tradizionale non viene sostenuta, anche la green economy non potrà svilupparsi“.
Gianmarco Giorda ha commentato: “Uno dei problemi fondamentali dell’economia ‘verde’ è il costo dell’energia, che in Italia è il 30% in più rispetto all’Europa. In aggiunta, poi, dobbiamo prendere in considerazione i cinque fattori preminenti complici della crisi: il prezzo del carburante, il costo delle assicurazioni, sempre più alto, la tassazione, la stretta del credito e dei finanziamenti alle aziende, il calo della produzione“. In presenza del giogo fiscale che preme sul comparto, per un totale di 8,7 miliardi di euro, i piccoli incentivi annunciati dal Governo per il 2013 destinati soprattutto alle flotte per l’acquisto di auto elettriche, ibride e a carburanti alternativi, sembrano davvero un semplice contentino.
Quagliano ha affermato: “Si tratta di un intervento sbagliato alla radice, perché lo stanziamento è risibile e i privati non possono godere dei benefici della rottamazione che vengono invece sorprendentemente assegnati alle imprese, ma le auto più anziane non fanno certo parte dei parchi aziendali”. Peraltro la nuova legge di stabilità prevede di ridurre ulteriormente la detrazione ammessa per le auto aziendali (20%), e “la spending review – ha detto Bertolotti – risulta penalizzare un altro aspetto fondamentale dell’evoluzione sostenibile del mondo dell’auto: non ci sono infatti le risorse che dovevano essere destinate al controllo sulle nuove etichette sui pneumatici in vigore dal primo novembre 2012 (fra sole due settimane), non tutelando il consumatore rispetto alla possibilità di imbattersi in etichettature fasulle“.
In questo scenario gli automobilisti mostrano di voler fare di necessità virtù, privilegiando scelte più ecocompatibili nell’acquisto di nuove vetture, guardando a quelle con un minore costo di gestione: ecco infatti l’impennata delle vetture a GPL e a metano. Rita Caroselli di Assogasliquidi: “L’Italia è il primo Paese in Europa per vetture immatricolate a combustibile gassoso. In controtendenza all’andamento generale del comparto, la quota di mercato ha raggiunto l’11,5% nei primi 8 mesi del 2012“. Il GPL e il metano sono una soluzione immediata, un’opportunità per coniugare la sostenibilità economica a quella ambientale.
Le soluzioni per risollevare il Paese ci sono, eppure la disponibilità di tutti gli attori del comparto Automotive che, comprendendo l’indotto, conta un numero di addetti ben superiore ad Alcoa e all’Ilva – essendo tuttavia composto da aziende più piccole e parcellizzate sul territorio – non riesce scendere in piazza a bloccare le strade e le stazioni (soprattutto per motivi etici) e pertanto è per ora purtroppo assai poco ascoltato dal nostro Governo.