È stata infatti presentata in Commissione Trasporti del Senato una proposta di modifica dell’articolo 171 del CdS per imporre l’uso di caschi integrali, giacche, guanti, tute e pantaloni con protezioni, a seconda della potenza del motociclo utilizzato. Termini molto precisi in fatto di protezione, sia per chi guida sia per il suo passeggero.
Pensate alla mattina prima di andare a lavoro o magari per un appuntamento serale. Chi sceglie il vestito e cravatta, chi invece più casual oppure più semplice con jeans e t-shirt, a ognuno il suo stile. Quanto ci mettete a prepararvi per uscire?
Ma presto, forse anche più di quanto pensiamo, i centauri saranno obbligati a indossare un abbigliamento tecnico dalla testa… alle gambe, alla faccia della comodità.
Il testo dell’emendamento recita testualmente:
<<1. L’articolo 171 del Codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, sostituito dal seguente:
“Art. 171 (Dotazione di sicurezza per la conduzione di veicoli a due ruote)
Rileggendo tutto il documento, nascono spontanee diverse perplessità.
Prima di tutto si nota come non ci sia alcuna menzione riguardo quei regolamenti emanati dall’ufficio europeo per le Nazioni Unite – Commissione economica per l’Europa e con la normativa comunitaria
Galleggia poi una malcelata perplessità sull’eventuale applicazione di questi futuri provvedimenti in uno Stato che non riesce ancora a far rispettare, in maniera omogenea sul proprio territorio, un obbligo così semplice e importante come l’uso del casco: in Veneto si arriva al 90%, mentre nella provincia di Cosenza non si supera il 20%…
Inoltre, la sicurezza dei motociclisti discussa in Commissione si ferma alle gambe: infatti non si fa alcun riferimento alle calzature. Potremmo quindi circolare in tuta di pelle ma a piedi nudi!
Viene automatico poi chiedersi se non si tratta di un intervento a sostegno delle aziende del settore dell’abbigliamento tecnico, dal momento che queste risentono molto della crisi del mercato delle moto. L’ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) teme un suicidio commerciale con immediate ripercussioni sia sul piano economico che su quello occupazionale, come conseguenza dell’inevitabile calo delle richieste della domanda di scooter e moto che ne deriverebbe.
Riteniamo anche che, oltre dalla propria coscienza, la sicurezza dovrebbe essere garantita anche dalle infrastrutture. La rete viaria italiana in pessime condizioni e necessita di una profonda operazione di messa in sicurezza. Inoltre, sono anni che i motociclisti si mobilitano chiedendo di modificare i guard rail. Queste barriere di lamiera si trasformano in vere e proprie ‘lame’ ed il bilancio dei motociclisti morti o mutilati ogni anno impressionante. In altri paesi europei come Spagna, Francia e Germania, per esempio, i guard rail sono stati modificati e resi innocui grazie a nuove tecnologie. Si potrebbe iniziare anche in Italia se si sanzionassero quei Comuni che non riutilizzano i proventi dalle multe (il 20%, come dice il d.l. 1720 che serve solo a pulire la coscienza dei comuni che si riscuotono i soldi) per mettere in sicurezza le strade.
La proposta non ha precedenti in nessuno stato dell’Unione Europea e rischierebbe paradossalmente di avere ripercussioni negative proprio sul versante della sicurezza: l’obbligo di indossare il casco integrale potrebbe indirizzare la maggioranza dei consumatori a orientarsi verso prodotti sì omologati ma low-cost e di dubbia qualità. Inoltre, sorgono perplessità di natura formale: questo modo si mettono fuori legge le altre tipologie di casco, omologate secondo le direttive comunitarie ed ostacola la libera circolazione dei cittadini e delle merci all’interno dell’Unione Europea. E in un Paese che dalle montagne alle coste attrae molti mototuristi stranieri, si rischia di penalizzare anche questo settore…
Altra riflessione nasce a proposito dei costi sociali. Il provvedimento tenderebbe a ridurre la spesa sanitaria nazionale dovuta agli incidenti stradali, attraverso una maggiore protezione dei piloti. Allora sarebbe auspicabile una contropartita da parte del Governo, rendendo l’obbligatorietà dell’acquisto dei capi di protezione detraibili ai fini fiscali.
Per il momento l’8° Commissione non ha ancora deciso o meglio, ha deciso di non decidere sospendendo l’emendamento che rimane sospeso come una spada di Damocle sopra la testa, protetta dal casco, dei centauri.
La cui consapevolezza verso la sicurezza migliora nel tempo grazie, ahinoi all’esperienza lungo le strade, ma anche grazie al lavoro di sensibilizzazione delle case costruttrici in sinergia con alcune aziende di abbigliamento tecnico e con i media di settore.
Vediamo chi ora venderà più cara la pelle tra i nostri politici per emendare il provvedimento, le aziende di settore in conseguenza della nuova normativa o i motociclisti per bocciare un atto che metterebbe una pesante mano ai loro portafogli.
Queste misure hanno una difficile attuazione in città (sempre più calde, non solo per il traffico) o per brevi spostamenti. Troviamo molto difficoltoso infilarsi una tuta sopra i pantaloni tradizionali per poi sfilarsela sul posto di lavoro o rimanere vestiti come Valentino Rossi.
Sarebbero più indicate per un utilizzo per i lunghi tragitti in autostrada o in montagna. Ma i motociclisti sono arrivati prima della politica (che pensa solo a favorire il settore auto) e sono già ben attrezzati.
Voi come la pensate?