Aprilia Tuono V4R APRC in sintesi.
Quando è uscita la nuova RSV4, ancor prima della versione APRC, ancor prima che Max Biaggi la facesse riconoscere come la miglior Superbike del mondo, in tantissimi aspettavano la nuova Aprilia Tuono V4R. Sì, perché si sa che in Aprilia prima creano un mostro da pista senza paragoni, poi lo spogliano e ne fanno una versione naked esageratamente curata, aggressiva e competitiva: già con il vecchio bicilindrico la Tuono si era conquistata una grande fama tra le combriccole di smanettoni della domenica ed ora, con un motore così eccezionale come quello sviluppato per la RSV4, ci si aspettava, anzi, si esigeva una naked che innalzasse il livello di performance e di tecnologia di tutto il segmento.
Dopo averla vista all’EICMA siamo stati finalmente chiamati a provarla a Valencia, in pista ed in strada, per saggiare il lavoro fatto e per vedere se quelli di Noale siano riusciti ancora una volta a lasciare la stampa specializzata a bocca aperta.
Per realizzare l’intento si è preso il quattro cilindri a V di 65° della RSV4, lo si è addolcito, per modo di dire visto che ha una potenza dichiarata di 167,3 cavalli ed una coppia di 115 Nm, lo si è messo in un nuovo telaio d’alluminio studiato per l’uso stradale, in posizione più bassa, si è messo un bel manubrio al posto dei semimanubri, si è alleggerita nelle parti che sviluppano inerzia ed il gioco è fatto.
Sembra facile detta così, in realtà riuscire a rendere tutti questi cavalli fruibili per una naked è stato frutto di un lungo ed attento lavoro. Inoltre, anche gli altri comparti sono stati scelti per risultare equilibrati con questo motore esagerato.
L’impianto frenante è completamente Brembo, con pinze radiali su dischi flottanti da 320 mm all’anteriore e disco da 220 mm al posteriore, così come le sospensioni sono le stesse della RSV4 R, ossia una forcella, con steli rovesciati da 43 mm, completamente regolabile ed un monoammortizzatore a gas Sachs, regolabile nel precarico molla, in compressione ed estensione, mentre nascosto sotto il dashboard si intravede un ammortizzatore di sterzo Ohlins.
Ovviamente, come già fa intuire il nome, la Tuono V4R APRC eredita tutta l’elettronica della RSV4 APRC, di cui parleremo più approfonditamente più avanti, così come il carattere indomito e l’indole da Superbike.
A differenza della sorella “maggiore”, viene prodotta in 3 colorazioni a lei dedicata: nera, grigia e gialla e nera, secondo noi la più bella ed originale, e può essere acquistata ad un prezzo ben inferiore rispetto alla RSV4, ossia 13.590 € o 15.590 € con il pacchetto APRC.
Il motore della Tuono V4R APRC
Abbiamo già detto che il propulsore è, di base, quello della RSV4, ossia un quattro cilindri a V stretta di 65° con valori di potenza e coppia che rendono la Tuono V4R la naked più potente mai realizzata, per quanto sia stato leggerissimamente addolcito per un uso più stradale che pistaiolo.
Per far ciò sono state apportate alcune modifiche, come lo sviluppo di un nuovo diagramma di distribuzione o l’adozione di cornetti d’aspirazione fissi, più lunghi di quelli della RSV4 di 20 mm.
Si è anche modificato il volano dell’albero motore conferendogli una maggiore inerzia per ottimizzare la regolarità di marcia e l’equilibrio generale, mentre sono stati accorciati i primi tre rapporti per una maggiore sfruttabilità in strada.
Si è poi adottato un contralbero, con il fine di ridurre le vibrazioni e, scelta derivata dal mondo delle corse, si è adottato un cambio a sei marce estraibile con comando diretto.
La frizione, infine, è di tipo multidisco in bagno d’olio con sistema antisaltellamento meccanico.
L’elettronica dell’Aprilia Tuono V4R APRC
Prima di andare ad analizzare l’Aprilia Performance Ride Control (APRC – pacchetto che incorpora più funzionalità) ci sono altre caratteristiche elettroniche della Tuono V4R che vanno prese in considerazione.
Innanzitutto il controllo del gas, come avviene su quasi tutte le moto Aprilia di nuova generazione, è di tipo Full Ride by Wire, ossia senza alcun collegamento diretto tra l’acceleratore ed i corpi farfallati che sono, quindi, gestiti integralmente da una centralina Marelli di ultima generazione che comanda anche l’accensione e i 4 iniettori; inutile dire che il comando Ride by Wire di ultima generazione, che allestisce la Tuono V4R, è stato ulteriormente perfezionato, così da far sparire anche la minima asincronia tra rotazione della manopola del gas ed apertura/chiusura delle farfalle, facendolo percepire come un tradizionale sistema a cavo.
Inoltre, l’adozione del Ride by Wire, agevola la funzionalità della tripla mappatura del motore. Attraverso i comandi del blocchetto di sinistra, infatti, si può scegliere la modalità d’erogazione tra tre diverse tipologie: T, S ed R. T sta per Track ed è la modalità in cui viene erogata la massima potenza nel modo più diretto ed aggressivo possibile, pensata per l’utilizzo in pista e per l’abbattimento del tempo su giro. Se invece si desiderasse avere tutta la potenza disponibile, ma erogata in modo più morbido, la mappa Sport, ossia S, è quella che risponde a questa esigenza.
167 cavalli e spicci sono un’enormità se si vuole semplicemente andare a fare un giro con gli amici e non stare sempre con il coltello fra i denti ed il ginocchio a terra, motivo per cui è stata realizzata la mappa R, Road, che taglia del 25% la potenza massima (portandola quindi a circa 125 cavalli, che non sono comunque pochi) ed elargisce un’erogazione morbida e lineare.
Nel capitolo elettronica includiamo anche lo stupendo display di derivazione racing che offre due modalità di visualizzazione.
Si può infatti scegliere se visualizzare le informazioni più importanti per girare in pista o quelle per andare in strada, disponendo sempre del contagiri, tachimetro, contamarcia, segnalazione della mappa, del livello del traction control e numerose altre indicazioni. Inoltre, esplorando il menù, molto ricco, a cui si accere sempre dal selettore sul blocchetto di sinistra, si potrà anche disporre del cronometro e di numerose altre funzioni.
APRC – Aprilia Performance Ride Control
Questo pacchetto di dispositivi elettronici l’abbiamo già provato sulla RSV4 Factory APRC ed è stato riportato senza modifiche anche sulla Tuono V4R APRC.
Si tratta in pratica di quattro distinti dispositivi che rendono la guida più semplice soprattutto quando si arriva al “limite umano”, innalzando notevolmente gli standard di prestazione tanto dei piloti di provata esperienza, quanto degli appassionati che popolano i turni di prove libere nei circuiti di tutto il mondo, il tutto grazie fondamentalmente all’adozione di due girometri e due accelerometri che trasmettono i dati alla centralina motore che così interpreta in ogni momento le condizioni dinamiche della moto e può intervenire sul motore garantendo sempre il maggior risultato con il minimo rischio.
Cominciamo dall’ATC (Aprilia Traction Control): il controllo di trazione, fondamentalmente, evita che, a causa di un eccesso di potenza sulla ruota posteriore in curva, si possa perdere aderenza ed incorrere in un dolorosissimo disarcionamento. L’ATC è impostabile in otto diversi livelli di intervento: quello più invasivo, l’ottavo, taglia l’erogazione non appena si apre un pelo troppo il gas in curva, e man mano che si diminuisce il livello, l’ATC subentra in modo sempre meno invasivo, consentendo spettacolari derapate in uscita di curva o, volendo, lo si può anche disattivare del tutto. Il cambio di livello avviene grazie ai due bottoni dedicati all’ATC, azionabili in qualsiasi momento, anche in corsa, uno contrassegnato con il simbolo “+”, sul blocchetto sinistro, in corrispondenza del pollice ed uno con il simbolo “–“ vicino al lampeggiatore, sempre a sinistra.
Un altro dispositivo dell’APRC è l’AQS (Aprilia Quick Shift) o più banalmente “cambio elettronico”. Grazie all’AQS, infatti è possibile inserire le marce a salire senza tirare la frizione e senza chiudere il gas, avendo così il motore sempre “in tiro” e senza perdere nessun millesimo di secondo di erogazione.
Si prosegue con l’AWC (Aprilia Wheelie Control), ossia il sistema anti-impennata studiato da Aprilia. Può capitare infatti che in uscita di curva si spalanchi ben bene il gas, a questo punto il traction control vi salva la vita evitandovi una perdita del posteriore, ma potreste ritrovarvi con la ruota anteriore che fluttua nell’aria, cosa spettacolare da un lato, ma che fa perdere tempo quando si gira in pista e può risultare pericolosa se non voluta. I sensori a cui fa riferimento l’AWC, quindi, rilevano una disparità di rotazione tra ruota anteriore e posteriore, riconoscono il fenomeno dell’impennata ed agiscono sul motore riportando a terra la ruota anteriore. Va sottolineato che quando vi capitasse di impennare, l’AWC non sbatterebbe a terra la ruota anteriore bruscamente, con il rischio di una perdita d’assetto o quantomeno di un grosso spavento, ma la accompagnerebbe dolcemente, planando, garantendo il massimo controllo e sicurezza.
Infine, chicca per i veri appassionati di pista, troviamo l’ALC (Aprilia Launch Control). Questo dispositivo, studiato per le competizioni, permette di effettuare una partenza perfetta. Il sistema è regolabile in tre livelli di intervento e una volta azionato potrete bruciare chiunque quando il semaforo della pitlane diventa verde. Dovrete infatti stare a gas spalancato, con l’aghetto del contagiri che vibra al imitatore (limitatore che in questa modalità si posiziona intorno ai 10.000 giri, per passare gradatamente intorno agli 8.000 quando si comincia a rilasciare la frizione per riprendere poi la normale ascesa), dopodichè dovrete solo rilasciare la frizione e partire a razzo. Non preoccupatevi, però, perché se rilasciaste troppo velocemente la frizione, non rischiereste un ribaltamento, perché infatti il sistema dispone di un sistema di sicurezza che, in questa evenienza, smorza l’erogazione del motore. (Continua…)
Abbigliamento usato nel test:
Casco: X-Lite X-801RR
Tuta: Dainese Laguna Seca
Giacca: Dainese Santa Monica
Guanti: Dainese Ignition
Stivali: Dainese Torque In
Aprilia Tuono V4R APRC in pista.
Sulla carta tutto ciò che abbiamo detto fino a qui è semplicemente meraviglioso, ma le moto non si giudicano sulla carta, bensì sull’asfalto e, nello specifico, sull’asfalto del circuito della Comunità Valenziana Ricardo Tormo di Valencia, appunto.
Ad ognuno di noi viene affidata una Tuono V4R APRC con meccanico incluso, pronto a modificarne l’assetto ed a soddisfare ogni nostra curiosità, un lusso che non meritiamo e che neanche ci godiamo, troppo presi dalla voglia di scatenare i tanti cavalli della Tuono in pista.
Finito il primo giro in cui prendiamo confidenza con la moto e con la pista, cominciamo a spingere un po’ di più e ad annotare mentalmente il comportamento della moto. Adottiamo la mappa Track e, ovviamente, la prima cosa che ci colpisce è l’accelerazione della Tuono V4R: uniforme, rapida e a dir poco spropositata; la moto parte come un missile e sembra non volersi fermare mai, pare che i cavalli siano infiniti e si è portati a credere che con un rettilineo abbastanza lungo si potrebbe anche tornare indietro nel tempo, una volta superati i 270 km/h di velocità massima.
Ovviamente mentre la moto si lancia velocissima dobbiamo cambiare le marce e ci emoziona il cambio che, non solo è morbidissimo ed estremamente preciso, ma il fatto che funzioni senza chiudere il gas né tirare la frizione ci dà un brivido di piacere che corre lungo la schiena.
La posizione in sella è ben studiata e si riesce spostarsi con grande agilità e trovare la posizione ideale tanto quando si sta accucciati “in carena”, quanto in curva.
In ingresso, percorrenza ed uscita di curva, grazie anche all’ATC (che talvolta neanche ci si accorge che entri in funzione) ci si ritrova su un vero e proprio treno che corre sui binari, se non addirittura meglio, dal momento che non si avverte alcuna minima incertezza dal comparto sospensioni e l’assetto rimane sempre perfetto. Giusto spalancando il gas in uscita di curva si alleggerisce un po’ l’anteriore, ma l’ammortizzatore di sterzo elimina gli sbacchettamenti e non si rischia mai nulla, per quanto si percepisca la piacevole cattiveria della Tuono.
I freni sono potentissimi e consentono staccate al limite da vera Supebike, riducendo la velocità in spazi ristrettissimi e portandovi a spostare il punto di staccata sempre un po’ più in là, man mano che ci si prende confidenza. L’unico “inconveniente” è che per una moto così estrema nelle accelerazioni e frenate c’è bisogno di un fisico allenato e di una muscolatura pronta per sopportare i carichi che il vostro corpo subirà e che tenderanno a scaricarsi su braccia, avambracci e polsi, soprattutto se le vostre dimensioni corporee sono maggiori di quelle di un pilota.
In definitiva, strano a dirsi, come per la RSV4, la pista sembra essere l’habitat naturale della Tuono V4R APRC che non temerà alcun paragone da blasonate storiche moto specilistiche per la pista.
La Tuono V4R APRC in strada.
Dicevamo all’inizio che la Tuono V4R è stata appositamente studiata per portare in strada la potenza della pista e che molti accorgimenti, come ad esempio la riprogettazione del telaio, sono stati sviluppati proprio per renderla una moto “della domenica”. Per vedere se e quanto sia riuscita quest’operazione, una volta cambiato l’abito da lavoro, saliamo nuovamente sulla naked di Noale e ripartiamo, stavolta per un giro di 150 km nei dintorni del circuito valenziano.
Per l’uso stradale, ovviamente, abbandoniamo la mappa Track in favore di quella Sport, consigliata per una guida sempre ai massimi livelli, ma con meno spregiudicatezza della mappa Track.
Il percorso designato inizia con l’attraversamento di alcuni paesi, dove la Tuono V4R fa letteralmente fermare tutti per girarsi a guardarci, per quanto camminiamo ordinatamente e con un passo moderatissimo. L’estetica sembra convincere chi incrociamo, a giudicare dagli sguardi, per quanto l’estetica sia sempre molto soggettiva. Il cupolino che richiama decisamente il retaggio Aprilia si distingue nel mare magnum di moto quasi tutte simili tra loro, mentre il codino, con le maniglie per il passeggero integrate, e la sella bicolore, vediamo che lascia proprio affascinati, così come lo eravamo noi appena l’abbiamo vista. Da un punto di vista di guida, appena la strada abbandona i centri abitati per inerpicarsi sulle alture, la mappa Sport risulta ancora troppo potente e le accelerazioni sono talmente repentine che le marce oltre alla terza rimangono inutilizzate anche quando incontriamo dei rettilinei. Mentre procediamo in colonna, quindi, azionando il comando d’accensione della moto, selezioniamo la mappa Road che ci decurta la cavalleria per offrirci un motore più “tranquillo”, mentre il traction control lo abbassiamo dal livello 7 al 5, per testarne il funzionamento.
Ovviamente le doti di frenata, stabilità e precisione rimangono invariate, ma la minor potenza risulta essere un vantaggio nella guida su percorsi stradali dove ci si diverte tanto anche senza sfruttare le tantissime doti della Tuono.
Affrontiamo anche un tratto di misto stretto, con molti tornanti ed una strada non molto larga, per giunta con un fondo stradale non dei migliori, dove riusciamo ad evidenziare qualche piccola spigolosità della nuda di casa Aprilia. La sella, abbastanza rigida, adattissima alla pista, dopo un po’ di chilometri percorsi ed unita ad un assetto ugualmente molto rigido ed un fondo sconnesso, diventa meno comoda di quanto fosse in precedenza e ci ricordiamo che durante la presentazione ci avevano parlato di una sella in gel, facente parte del vasto catalogo di accessori: ora capiamo che un oggetto apparentemente superficiale come questo, si rivela invece molto utile se si decidesse di usare la Tuono per lunghi percorsi.
Capiamo anche che la nuova Tuono, oltre a non amare particolarmente i fondi sconnessi, non ama neanche tantissimo il misto stretto, dove si trova un po’ in gabbia, incapace di poter sfruttare la sua enorme potenza. Nonostante questo la maneggevolezza è elevata e la moto è sempre molto veloce nei cambi di direzione.
Tornati al circuito e riconsegnate le moto, capiamo quindi che la Tuono, come nelle intenzioni dei suoi progettisti, è sicuramente una moto ambivalente, capace di elargire gran divertimento in strada e di lasciare di stucco blasonate sportive in pista, con una maggiore propensione per quest’ultima.
Il prezzo, se si vedono le dotazioni di serie, la cura delle rifiniture e l’avanzato livello tecnologico, appare abbastanza modesto (si pensi solo che a parità di prezzo nessun’altra moto offre un pacchetto esclusivo e tecnologico come l’APRC).
In definitva, quindi, la Tuono V4R APRC è innanzitutto la naked più potente mai realizzata, una moto adatta all’uso stradale, per quanto forse non tra le più indicate per i lunghi viaggi, con una spiccatissima propensione alla pista; rimane quindi una sola domanda, avendo stabilito che è una moto costruita in modo sapiente, con materiali di prima scelta ed un bagaglio tecnologico senza pari: per quale motivo non dovreste subito correre a provarla e comprarla?
Abbigliamento usato nel test:
Casco: X-Lite X-801RR
Tuta: Dainese Laguna Seca
Giacca: Dainese Santa Monica
Guanti: Dainese Ignition
Stivali: Dainese Torque In